Il libro sull'esperienza a Londra nella City di un ingegnere friulano |
La domanda che in osteria ci facciamo è se, per lavorare a Morsano di Strada, provincia di Udine, Friuli, nell'anno domini 2018, la laurea sia inutile. Anzi, sia pure dannosa.
La testata giornalistica online, "Linkiesta" nel suo "Per lavorare in Italia una laurea è superflua" sottolinea come solo per il 21% dei lavori in Italia pare servire un’istruzione universitaria. In Finlandia si sfiora il 50%.
La questione è stata dibattuta anche a "I conti della Belva" su Radio24 di 17 febbraio 2018 "Chi investe in Italia - Laureati per le imprese".
Generalmente si tende a concludere che c'è un misto tra:
- tipologia di produzione, in molti, e forse troppi casi, di natura tradizionale e poco innovativa che richiede bassa specializzazione tecnica e scientifica,
- alla dimensione delle imprese, troppo piccole per finanziare ricerca e sviluppo,
- alla mentalità degli imprenditori che per caratteristiche generazionali, età e loro mancanza di un titolo di studio formale, non han mai dato peso all'istruzione accademica.
La questione poi si intreccia con la bassa produttività delle piccole e spesso medie imprese italiane rispetto alle imprese di grandi dimensioni. C'è poi anche un discorso contrattualistico e salariare che ad oggi penalizza sia i giovani che le persone qualificate impiegate in aziende che non han strumenti per gratificare le competenze piuttosto che gratificare l'anzianità di servizio.
Insomma, tra economisti, giuristi, sociologi e pure antropologi, c'è di che discutere su quella che è la morale della favola: 5 morsanesi con tanto di laurea non solo sono andati a vivere e lavorare fuori paese (cosa comunque comune già dagli anni Settanta quando iniziarono a vedersi i primi laureati a Morsano di Strada) ma son finiti all'estero, quindi fuori dal sistema Friuli e sistema Italia.
La domanda che tra uno spriz e una patatina ci si fa è se questo sia un dato di fatto inarrestabile o se sia solo una questione temporanea di questo particolare momento storico. Così la platea s'è divisa tra:
- chi ritiene sia una questione temporanea e alla fine questi laureati torneranno per fare impresa o per lavorare come professionisti in zona Friuli,
- e chi dice che ce li siamo giocati per sempre come ci giochiamo 300mila (sic!) giovani italiani che emigrano all'estero ogni anno senza possibilità che tornino (visto che tra l'altro chiedono la cittadinanza nel paese estero appena possono rispetto agli emigrati anni '50 che han sempre conservato quella italiana e basta. Curioso no?)
...e tra una valigia di cartone e una Samsonite di plastica, il dibattito continua
Generalmente si tende a concludere che c'è un misto tra:
- tipologia di produzione, in molti, e forse troppi casi, di natura tradizionale e poco innovativa che richiede bassa specializzazione tecnica e scientifica,
- alla dimensione delle imprese, troppo piccole per finanziare ricerca e sviluppo,
- alla mentalità degli imprenditori che per caratteristiche generazionali, età e loro mancanza di un titolo di studio formale, non han mai dato peso all'istruzione accademica.
Il secondo libro |
Insomma, tra economisti, giuristi, sociologi e pure antropologi, c'è di che discutere su quella che è la morale della favola: 5 morsanesi con tanto di laurea non solo sono andati a vivere e lavorare fuori paese (cosa comunque comune già dagli anni Settanta quando iniziarono a vedersi i primi laureati a Morsano di Strada) ma son finiti all'estero, quindi fuori dal sistema Friuli e sistema Italia.
La domanda che tra uno spriz e una patatina ci si fa è se questo sia un dato di fatto inarrestabile o se sia solo una questione temporanea di questo particolare momento storico. Così la platea s'è divisa tra:
- chi ritiene sia una questione temporanea e alla fine questi laureati torneranno per fare impresa o per lavorare come professionisti in zona Friuli,
- e chi dice che ce li siamo giocati per sempre come ci giochiamo 300mila (sic!) giovani italiani che emigrano all'estero ogni anno senza possibilità che tornino (visto che tra l'altro chiedono la cittadinanza nel paese estero appena possono rispetto agli emigrati anni '50 che han sempre conservato quella italiana e basta. Curioso no?)
...e tra una valigia di cartone e una Samsonite di plastica, il dibattito continua