venerdì 25 ottobre 2019

Giovani e Mercato del Lavoro nel Friuli del 2019


Giovani e mercato del lavoro nel Friuli del 2019
(Fonte: Istat)
Spunti raccolti da un recruiter
Il salario lordo d’ingresso di un laureato è 25.000 euro (circa 1.300 euro netti al mese). Poi si cresce nei primi tre anni.
Millennials e Generazione Z

E’ importante dimostrare una progressione di carriera nei primi tre anni di lavoro altrimenti il Millennial (nato tra il 1981 e il 1996 ovvero 23-38 anni) e la Generazione Z (1990 e 2000 ovvero 19-29 anni) se ne va.

- Se non raggiungono velocemente un 6°-7° livello se ne vanno.

- Spesso le aziende ignorano questa esigenza di inizio carriera e così si perdono i talenti più promettenti

I valore in cui si crede

Oggi i Millennial hanno bisogno di sentire i valori: lavorare non è solo business ma serve un “sense of purpose”, un significato valoriale ovvero un “valore sociale” che l’azienda possa esprimere.

- Sono più disposti a cambiare azienda.
- Hanno esperienze più frammentate e generalmente cambiano azienda tra i 20 e i 30 anni. Questo significa che i migliori devi farli crescere in fretta con formazione, scatti salariali etc.

Piccole Imprese
Le piccole imprese hanno dei limiti culturali. Non sono per lo più laureati e vige una generale non-cultura

Cosa ricercano le aziende?
- Ingegneri energetici, termomeccanici, tecnologie rinnovabili
- Laureati in lingue (serve più di una lingua)
Non c’è posto in edilizia e architettura

Le generazioni precedenti
Il problema grosso sono i 40enni che hanno spese familiari più alte e costi più alti ma i salari sono grossomodo gli stessi dei 30enni.
A 40 anni è molto più difficile trovare opportunità di crescita ulteriore

Spunti raccolti chiacchierando con un imprenditore metalmeccanico laureato in ingegneria meccanica
In Friuli ci sono gli stessi stipendi del resto d’Italia.
Le aziende possono essere innovative o tradizionali in settori tradizionali. Le prime sono quelle che i giovani dovrebbero avere come loro obiettivo, mentre le seconde (ad esempio aziende di produzioni basilari in serie come alcuni casi del manzanese) sono destinate a scomparire sotto il peso dell’innovazione tecnologica.
I giovani che arrivano al colloquio o che sono nel loro periodo di prova generalmente non hanno competenze per poter essere produttivi fin da subito. Spesso hanno una totale mancanza di preparazione e la scuola sia superiore che l’università friulana non prepara al mondo del lavoro. Troppa teoria e niente pratica.
Al Politecnico di Torino gli studenti di ingegneria fanno attivamente laboratorio “sporcandosi” le mani. A udine i laboratori non ci sono e le ore di laboratorio sono di fatto troppo poche.
In generale comunque (detto da uno che lavorava sulle macchine a controllo numerico dell’azienda di famiglia già a 16 anni mentre frequentava il Malignani e poi anche mentre frequentava i primi due anni di Ingegneria all'università di Udine) i ragazzi che arrivano al colloquio hanno aspettative sbagliate: non hanno esperienza pratica e pretendono di andare in ufficio a fare i disegnatori. L’officina è vista come un luogo pericoloso o sporco. Tuttavia è il posto dove un giovane perito e un giovane ingegnere devono passare del tempo prima di dedicarsi all’attività d’ufficio.
Non si può capire il disegno meccanico o la progettazione meccanica se non si è fatta esperienza nella costruzione delle macchine in officina.
Oggi c’è ritrosia a sporcarsi le mani ma un bravo tecnico deve prima sporcarsi le mani e poi può fare attività d’ufficio.
Resta che gli stipendi dell’officina sono più alti degli stipendi dei tecnici in ufficio.
La scuola dovrebbe preparare di più mentre ora l’università alleggerita ed i diplomi alleggeriti non preparano all'ingresso nel mondo del lavoro. Mancano le basi assolute.
Saper fare un disegno tecnico non vuol dire saper progettare. Per progettare o per fare il “CAMista” devi dedicare 3-5 anni della tua carriera iniziale ad imparare e a “fare”.

Spunti raccolti chiacchierando con un commerciale di azienda del legno
L’edilizia è stagnante per cui non servono architetti e gli ingegneri han difficoltà più dei geometri.
Un geometra nel paesaggio del lavoro del FVG trova più facilmente di un architetto perché si può occupare di scartoffie (successioni, permessi etc.).
Un architetto per forza di cose deve emigrare.
Un ingegnere deve invece occuparsi di ambiti molto innovativi, seppur di nicchia, che possono dare soddisfazioni (es sviluppare una particolare nuova tecnologia per l’edilizia, nuovi materiali etc. e poi commercializzarla).
I giovani diplomati e laureati che arrivano in cantiere non han mai visto il lavoro prima e quindi la scuola è distante anni luce.
Che serva training da parte dell’azienda ci sta ma qui siamo in situazioni tali che i neo laureati o neo diplomati non son mai entrati in cantiere e gli mancano le basi della vita pratica. Senza quelle non puoi neppure partire.

Conclusioni
Tutti gli esperti dicono che oggi il mercato del lavoro è fluido è cambia molto velocemente in termini di professioni richieste e “competenze” richieste (software skills incluse). Tuttavia, non sono convinto che la scuola oggi prepari neppure per le soft skills. Si impara a pappardella quello che c’è scritto nel libro del professore e non si sviluppano né lo spirito critico né lo spirito d’iniziativa. Entrambi sono elementi che in azienda possono aiutare a crescere. Nessuno ti chiede mai “alla luce di tanta teoria, TU cosa ne pensi”?
I giovani friulani già si stanno orientando verso materie universitarie professionalizzanti: ingegneria ed economia sono le facoltà più popolari tra le matricole. Tuttavia poi si scontrano con le difficoltà di essere visti dalle imprese come impreparati in partenza e poco attrezzati a crescere.
La differenza la fa la motivazione personale che deve esserci per poter stimolare un datore di lavoro a credere in te.
 Anche a quel punto però, non è detto che il datore di lavoro sia così maturo e preparato dal saper valorizzarti (entro i primi tre anni ad esempio).
I settori che trainano sono abbastanza ben definiti: metalmeccanica ed informatica (a sostegno per lo più della metalmeccanica).

Stipendi
L’altro problema sono i salari: un tecnico/perito, se è mediamente bravo, può ambire ad arrivare a 30 anni con 2000 euro netti in busta paga. Un coetaneo ingegnere si assesta sui 2500 euro. Il problema è che questi stipendi resteranno poi immutati lungo tutta la restante carriera lavorativa. Andare oltre i 3000 euro netti al mese è una rarità: lo si può fare da operaio iper-specializzato (eg operatore su fresatrici CNC che lavora a turno e fa straordinari, “CAMista” di livello, trasfertista in certe aziende, saldatore in situazioni tecnologiche particolari) o da dirigente ergo ingegnere o laureato in economia con mansioni specifiche in aziende oltre i 200 dipendenti.
Altrimenti, si deve fare gli imprenditori ed avere successo.    

La morale è che la forbice salariale tra un perito/tecnico e un laureato, anche in ingegneria è bassa e questo può indurre i giovani a non valutare meritevole un percorso universitario come quello ingegneristico. Alla lunga, questo può portare ad un impoverimento del patrimonio culturale del tessuto industriale friulano.

Chi trova lavoro in Friuli
A conti fatti per i giovani vedo questi canali paralleli:


Nota: STEM = Science, technology, engineering, and mathematics

I canali tendenziali dell’occupazione friulana:

Canale 1: chi va all’estero
  •         Laureati che ambiscono a carriere altisonanti (e che si aspettano stipendi e carriere di livello)
  •         Laureati che in Friuli non trovano lavoro (e si aspettano semplicemente un lavoro consono)

Canale 2: chi resta e fa un lavoro consono
  •          Ingegneri meccanici
  •          Informatici e elettronici
  •          Economia/Finanza
  •          I raccomandati di ogni ordine e grado
  •          I rampolli dei “parons”

Canale 3: chi resta ed ha esperienze frammentate
  •          Laureati in materie non immediatamente professionalizzanti




martedì 22 ottobre 2019

Numeri Utili: quota di povertà in Italia per fasce d'età (2008-2018)

 Questo è il dato del decennio, quello che spiega l'Italia in un solo grafico. Negli ultimi dieci anni gli over 65 hanno fatto pagare la crisi ai loro figli e nipoti.

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