Questa mattina in bar si discuteva del fatto che non sta cambiando nulla: l'Italia è cresciuta meno di quasi tutti i paesi europei per due decadi ormai.
Il futuro non sembra offrire nulla di nuovo.
Così la platea dei cappucinisti e dei caffecorrettisti ha dibattuto sul fatto che non sembra più essere una questione di governo0 di destra o di sinistra ma, conti alla mano, di scala di priorità e valori applicati alla visione economica. Evidentemente tutti fallimentari fino ad oggi o quantomeno l'applicazione delle ricette economiche è stata deviata da un sistema sociale ed amministrativo inefficente.
Anche su scala mondiale l'Italia cresce meno di tutti e quindi è un problema solo nostro, oltre alla questione dell'invecchiamento della popolazione e della denatalità (siamo secondi solo al Giappone).
Così la platea s'è divisa tra:
- chi dice che la pessima performance della crescita sia dovuta a fattori esterni (Europa, Euro, multinazionali, Soros etc), insomma, la colpa è sempre e comunque di altri;
- e chi ritiene che siano gli italiani a non voler cambiare, fortemente ancorati alle posizione di rendita, alle pensioni immeritate, all'eterno "contributo pubblico", al lavorare poco e ad essere mantenuti il più possibile (es. non si trovano tornitori ma ci son migliaia a fare i concorsi pubblici anche per mansioni infime).
...e nel declino conclamato ed ignorato, il dibattito continua
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