Ogni anno 28mila laureati se ne vanno verso l'estero. Nel suo piccolo, Morsano non ha mai avuto laureati in architettura, ora ne ha 3 (tutti under 30) di cui 2 sono a Londra. Il fatto che i laureati debbano emigrare per trovare un lavoro in linea con il corso di studi, di fatto è una delle emergenze dell'Italia contemporanea. A rincarare la dose è il fatto che se i cervelli se ne vanno, altri non ne arrivano visto che laureati stranieri latitano il nostro Paese anche negli istituti universitari dove si dovrebbe fare Ricerca, quella con la R maiuscola. In Italia ci sono solo 500mila laureati stranieri, il 7% sul totale, contro il 10% della Francia, l’11% della Germania, il 17% del Regno Unito, tutti Paesi che hanno molti più laureati di noi.
A rincarare la dose arrivano le statistiche sul differenziale di stipendio tra i laureati e i diplomati che lavorano in Italia: di fatto guadagnano mediamente uno stipendio molto simile (vedi grafico qui sotto). Cosa per altro notata a livello mondiale anche dall'Economist in un recente articolo. Al contempo, Glassdoor, il sito specializzato nella comparazione di stipendi tra aziende, illustra come diverse grandi aziende stiano attivamente cercando professionisti con il solo diploma.
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Quanto vale una laurea in Italia rispetto al diploma? |
Guardando i dati tratti da diversi indicatori, si trae la conclusione che:
- più laureati scappano, meno ne arrivano;
- al contempo se non c'è un sistema che premia il talento, nessuno ha più incentivi a studiare all'università;
- se poi l'università non prepara adeguatamente per le esigenze produttive del Paese nessuno ha più incentivi a studiare all'università;
- se il Paese non si adegua velocemente alle più moderne tecnologie produttive i laureati anche in materie professionalizzanti non servono e nessuno ha più incentivi a studiare all'università;
- se studiare non serve, non ha senso spendere in istruzione.
- si nota poi che al contempo ci sono meno laureati e meno gente si vuole laureare per cui meno gente vuole studiare, meno lo Stato spende per l'istruzione.
E se accade tutto questo, il sistema Italia cone torna a crescere?
Così in osteria ci si è divisi tra:
- chi ritiene che i laureati non servano all'economia paesana e dell'Italia perchè l'università non professionalizza i laureati. Solo l'esperienza in azienda professionalizza. Salvo poi mandare i figli ai licei (di gran lunga la scuola più comune tra i giovani morsanesi) di fatti indirizzando la prole a studi universitari futuri...
- chi ritiene che le università non preparino abbastanza e serva il ritorno alla severità di un tempo per fornire tecnici preparati alle nuove tecnologie nelle aziende più avanzate locali;
- chi ritiene che tutto sommato per la maggiorparte delle mansioni richieste dall'economia locale, a meno che non si studino economia e ingegneria (meglio se meccanica o civile) altro non serve ed è quindi molto meglio un diplomata del tecnico industriale o commerciale,
- chi ritiene che una laurea in materie socio-politico-umanistico-legali sia inutile se non adirittura dannosa perchè alimenta aspettative non realistiche e sia un percorso di studi da seguire se si è benestanti di famiglia o se si ha già un impiego futuro nello studio o azienda di famiglia,
- chi ritiene che oggi come oggi il solo diploma professionalizzante (es Perito meccatronico) basti ed avanzi e che una laurea sia inutile per trovare un lavoro che possa far realizzare una persona nel tessuto economico friulano.
- chi ritiene che in fondo dipenda dall'individuo e dalla sua volontà e propensione all'impegno e ad imparare cose nuove migliorandosi sul lavoro, di fatto ogni scelta scolastica poi sarebbe aperta senza un indirizzo specifico.
- chi ritiene che le aziende, specie quelle grandi, desiderino tecnici diplomati a basso costo e senza lo spirito critico che gli studi universitari potrebbero fornire, così da poterli plasmare e sfruttare a piacimento.
...e tra le mille e variegate posizioni, in una Morsano che da anni non esprime imprenditori under 30 e rispetto al passato sforna più liceali e laureati sottopagati o emigrati, il dibattito continua.
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Vedi anche:
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