Non c'è dubbio: non solo la zona dell'Euro è piombata in profonda recessione (sebbene con molte asimmetrie e tempistiche differenziate) ma addirittura gli USA hanno ammesso pubblicamente, in occasione del lancio del QE3 (il nuovo programma di immissione di liquidità sa parte della FED) che la misura era in caldo da tempo, ma che servivano dati e analisi più approfondite per giustificarne il lancio. Come dire che adesso è certo che anche gli USA accertato l'aumento della disoccupazione, stanno approcciando la nuova, ennesima recessione!
I mercati azionari in questi giorni brindano a Ben Bernanke e al suo QE3, ma a me sembrano passeggeri del Titanic durante l'ultimo ballo prima dell'Iceberg. Ho fatto una domanda ad un amico gestore di patrimoni che stimo molto: ma come è possibile che i corsi azionari crescano in Occidente (addirittura in Europa) se la tanto anelata ripresa non ha luogo? Lui mi ha guardato come io osserverei un marziano per capire se parla la mia lingua e poi rispondendomi ha sorriso: "ma tu non sai che ormai ai mercati interessa solo sapere quanta liquidità c'è in giro?"
Come dire: merry-go-round fin che si può, poi si vedrà.
In effetti mai come in questo momento le indicazioni dell'analisi tecnica differiscono da quelle dell'analisi fondamentale! La prima, attraverso grafici e statistiche, rivela gli stati d'animo degli investitori (o soltanto dei traders), la seconda l'andamento dell'economia reale. È difficile affermare che la seconda ha ragione, mentre la prima si illude! Viviamo un tempo in cui tutta la saggezza economica tradizionale è messa in discussione. I suoi paradigmi, le sue regole auree.
L'analisi tecnica sarà basata sul nulla ma è la legge dei grandi numeri: difficile confutarla con le opinioni. E poi ci indica dove andranno i mercati, non l'economia. La seconda sarà basata sulla disoccupazione, sulla produzione industriale, sull'andamento dei consumi e sulle cose tangibili, ma genera soltanto opinioni, mai certezze su dove andrà il mondo. Anzi: spesso prende cantonate micidiali!
Chi ricorda la scuola di Chicago di Milton Friedman? Chi le teorie di allocazione ottimale dei portafogli di Modigliani-Miller? Chi, più recentemente, ha mai potuto verificare le (stupende) teorie di Amartya Sen? Si dibatte ancora di Hayek, di Keynes, e addirittura di Adam Smith. A volte le teorie economiche sono divenute ideologie. Ma quasi mai hanno indicato dove vanno domattina i mercati.
Intanto però la crisi morde, la liquidità scarseggia, i consumi calano e gli investimenti vengono rimandati. Conseguentemente i posti di lavoro si riducono e la popolazione invecchia. Ho letto recentemente un saggio molto convincente che spiega le grandi ondate di inflazione e deflazione sulla base dei cicli demografici. Se chi l'ha scritto avrà ragione per noi Italiani non c'è scampo: una profonda deflazione ci attende per lunghi anni!
E deflazione è sinonimo di depressione, di disoccupazione e di emigrazione.
Con una differenza rispetto al passato: nei primi anni del '900 esportavamo disoccupati e poveracci in cerca di una nuova dignità, nei primi anni del nuovo Millennio vediamo andare via i giovani, i migliori, i geniacci, gli imprenditori e i loro capitali. Come credete che andrà a finire?
I mercati finanziari rischiano di divenire autoreferenziali se marcano un forte distacco dalla realtà. Il fenomeno dei fondi pensione è ancora marginale ma è destinato a crescere. E insieme a loro, agli assicuratori e ai piccoli risparmiatori c'è sempre più gente che cerca ormai soltanto valori veri, certezze tangibili, iniziative valide nel lungo termine.
In un mondo di Borse che vivono alla giornata e titoli che non rispecchiano l'economia reale non è difficile comprendere dove si andrà a parare.
Già oggi molti investitori iniziano a preferire i bassi rendimenti degli immobili e delle Public Utilities, o quelli nulli dell'oro e delle materie prime, pur di riscoprire certezze e verità, di allontanarsi dalla volatilità che continua a crescere e dall'azzardo dei derivati!
Il mondo sta cercando di ritrovare fiducia e certezza, verità e concretezza, valori e non sogni. Questi ultimi per molti anni hanno determinato iniziativa e prospettive, ma poi, illudendo tutti coloro che li accarezzavano di poter vivere al di sopra dei loro mezzi, hanno generato l'attuale periodo di disillusione e di declino.
Com'era prevedibile. Eppure fermare il declino si può. Anzi, si deve, se non vogliamo buttare alle ortiche le basi stesse della nostra civilizzazione. E vale per le Euro-zone come per il nostro quartiere. Anzi vale in particolar modo per noi italiani, se volessimo comprendere davvero i gangli della nostra crisi! Da dove arriva, da cosa dipende.
È sufficiente dividere tutto (come ci insegna Celentano) tra buono e cattivo, tra positivo e negativo, "Rock" e "Lento",come diceva lui in una recente trasmissione televisiva. Sarà un po' riduttivo, ma se non abbracciamo di slancio un nuovo modo di pensare, non faremo mai il salto della quaglia! Proviamo insieme: - Innovazione (è Rock) - Corruzione (è Lento) - Iniziativa (è Rock) - Sindacato (è Lento) - Solidarietà (è Rock) - Burocrazia (è Lento)...
Si può andare avanti molto a lungo ma la morale è relativamente semplice: bisogna restaurare la fiducia nelle istituzioni, nella democrazia (quella vera, con le Primarie a cui può presentarsi chiunque e con l'elezione diretta delle alte cariche, Magistratura giudicante compresa!), nell'iniziativa individuale, nella cooperazione, nel risparmio, nella moneta, nella Polizia...eccetera Per farlo occorre un'onda lunga di ribellione al declino, di moralizzazione profonda, di iniziative premiate e non ostacolate, di fiducia e solidarietà, di certezze e di semplificazione e di rispetto per poche, fondamentali regole! Per farlo occorre creare ottimismo, premiare l'iniziativa, svincolarci dalla burocrazia, dalla prevalenza della forma sulla sostanza!
Per farlo occorre iniziare dal basso, dalle cose quotidiane, dalla gente, che deve riscoprire la politica (e non il contrario).
Proviamo da oggi a dire no a tutti quelli che ci impongono regole non necessarie non sane, non semplici. Proviamo a rifiutare tutte le limitazioni che ci vengono dai nostri "caporali" (come Mastrocinque faceva chiamare i furbi daTotò) e proviamo a vivere in modo "nuovo"! Rifuggiamo dai soliti imbrogli, dai piccoli compromessi, dalla speranza che la manna ci scenda dal cielo. Proviamo a fare invece che dire, torniamo a leggere invece che guardare (la tv e i suoi persuasori), ad anticipare le cose invece che rimandarle! A cercare altrove invece di disperare. A dare fiducia ai più forti e ai più puri invece che ai più furbi e ai più maliziosi: è fin troppo facile sapere chi sarà la loro prossima vittima!
Il declino lo si ferma svincolandosi dall'ovvio, dal brutto, dall'oppressione e dal passato, dalle futilità consumistiche e dalla diffidenza. Il declino si evita gettandosi (magari senza avventatezza) nell'iniziativa, nella novità, nella solidarietà e nel sorriso. Tornando a provare il piacere di costruire qualcosa e ad eccellere in quello che si fa. Riscoprendo i principi e il piacere di darsi da fare, fino a scrollarsi di dosso i furbi e i mafiosi, i padrini e i "caporali". Avere il piacere di intraprendere, ma soltanto se si riesce ad evitarne le trappole e ad avere a che fare solo con quelle persone integre che meritano la nostra fiducia e ci consentono di fare due passi avanti. Gli altri lasciamoli al loro destino. Pian piano non troveranno più nessuno da truffare!
A livello collettivo il declino lo si ferma con l'affermazione della libertà, delle certezze, dell'onestà e della capacità di fare andare avanti i migliori. Di vantarsene invece che di invidiarli e scacciarli via. Di dargli fiducia, invece che sperare che non ci mettano in ombra. Il declino lo si ferma lavorando insieme per eccellere, invece che restare solitari e mediocri, riscoprendo i valori veri invece che accettare quelli che sono una truffa dichiarata, pretendendo che il vigile faccia il suo mestiere, che il giudice si meriti il nostro applauso, che il medico sia preparato, che la banca riscuota la nostra fiducia, che il politico sia il migliore tra quelli come noi, non il più corrotto!
Dobbiamo arrivare alla fame e all'anarchia per riscoprirlo? O ci è sufficiente dire basta adesso, prima che sia troppo tardi (e comportarci di conseguenza)?