Circa un mese fa, il 30 gennaio 2018, l'annuncio all'assemblea paesana che il governo centrale tramite la prefettura, aveva fatto sapere, apparentemente solo pochi giorni prima, che nella casa in piazza sarebbero stati alloggiati cinque pakistani con lo status di "richiedente asilo" in attesa di conferma o meno di tale status. Il periodo per avere questa conferma pare sia di oltre un anno. Anno in cui il richiedente asilo non può lavorare e quindi può solo seguire dei corsi più o meno validi, (chi controlla?) di lingua italiana e di avviamento professionale. Visto da fuori è facile cadere nel riassunto "
gente nullafacente che bighellona a spese del contribuente".
L'edificio
in questione è da anni disabitato ed era all'asta.
Questo stabile è stato quindi acquistato da un friulano residente in Lombardia ed affittato ad una cooperativa sociale, che si occupa della gestione profughi, pagata per questo compito con fondi pubblici.
Oltre un centinaio di paesani aveva presenziato all'assemblea con il risultato che un articolo del
Messaggero Veneto (non è chiaro se il giornalista fosse presente o se abbia scritto su fatti ed opinioni riportategli), aveva titolato
"Morsano Boccia l'Accoglienza per i Cinque Migranti" facendo passare davanti al mondo il nostro paese come un covo di persone senza cuore o
finanche razzisti.
Diversi lettori ci han segnalato il disappunto e si son fatti delle domande a 360 gradi dopo l'articolo:
- Può un paese di mille abitanti essere rappresentato da un centinaio (forse) di partecipanti ad un'assemblea? Se si titola "Morsano boccia..." su quali basi si ritiene che tutto il paese la pensi così?
- In seconda istanza s'è osservata la posizione netta di due dei gruppi consiliari comunali, che, a detta dell'articolo, han dichiarato in maniera inequivocabile da che parte stavano sulla questione migranti: un gruppo è contrario mentre l'altro gruppo è favorevole purché entro certe regole. Si può essere favorevoli o meno alle loro posizioni ma almeno le han esplicitate. Si nota il silenzio di alcune compagini e partiti.
- A seguito dell'articolo che faceva trasparire un rifiuto della popolazione dell'opzione "accoglienza" così come pensata dalla narrazione mediatica, non ci son state proteste da parte della popolazione. Al che concludiamo che effettivamente la popolazione non vuole quei migranti (quindi il tono dell'articolo sarebbe corretto). Però potrebbe anche voler dire che la popolazione è fatta di sotans che stan zitti e si fan mettere i piedi in testa da chiunque scriva o dica quello che vuole. Su questo punto il dibattito è aperto.
Al di là dell'articolo, la questione che si è dibattuta nell'ultimo mese nei bar è semplice e le
elites nazionali fan finta di non vederla:
Il Pakistan non è in guerra. O quantomeno non lo è nella forma che riconosciamo in Siria o nella Berlino del 1945.
Il Pakistan è una democrazia dell'Asia centrale, democrazia che
fornisce truppe ai caschi blu dell'ONU, che
ha la bomba atomica, che gioca alla guerra con l'India dalla
Partition in poi (vedi tensioni in
Kashmir), ha un sistema scolastico mediocre e i giovani non son preparati ad una moderna economia. Tuttavia, è vero che in
Val Brembana, in Lombardia, la comunità Pakistana è fiorente e partecipa alla vita economica con mansioni pesanti all'interno delle acciaierie. Va comunque detto, senza vergogna e senza remore, che se di Pakistani si tratta, c'è una buona possibilità che si tratti di immigrati economici e non di profughi.
Il che va bene, purché ci sia lavoro per loro e che non si sprechino soldi pubblici in finta accoglienza per "non-profughi" ma "immigrati economici" ai quali non si è tenuti a dare vitto ed alloggio (salvo donazioni benefiche private, ovviamente). Soprattutto, se son immigrati economici senza obiettive prospettive di trovare un lavoro perchè non al passo con le competenze richieste dalla nostra economia del Nordest.
Al che, Morsano ha la memoria lunga e sa che negli anni Sessanta quando anche noi andavano in Svizzera a lavorare, prima di metterci piede, si doveva avere già un contratto di lavoro in tasca, sorvoliamo sulla quarantena a Chiasso e le visite mediche, e sottolineiamo che nessuno ti dava accoglienza o casa e vitto se non si lavorava fin da subito.
Inoltre c'è l'aspetto odioso per chi fa l'operaio o lavori umili e pesanti a Morsano e in tutta Italia:, i reduci post-legge Fornero mentre sono sui tetti a cambiar grondaie o metter giù coppi sotto il sole cocente d'estate o al freddo d'inverno, gli tocca vedere giovani in giro con cuffiette e e iPhone alloggiati gratis e con pasti a spese dell'erario. In queste circostanze, il
grado di incazzatura sale alle stelle e il voto populista ed estremista si alimenta facilmente. Ovviamente questo è un tipo di incazzatura che chi fa il professore universitario o lavora per una partecipata pubblica non può vedere (o non vuol vedere).
C'è poi il sospetto che ci sia una schiatta di "
imprenditori" con amici nelle sfere giuste, che stiano facendosi un buon business
nell'emergenza dell'immigrazione.
Il risultato è che il modello di "
presenza temporanea di stranieri in attesa di certificazione del loro status giuridico" (tanto per non usare termini come "ragazzi in cerca di felicità" caro alle Parrocchie ed ai Centri Sociali o "clandestini" caro alle Destre) solleva sospetti. Sospetti non sul colore della pelle di chi arriva ma sulla faccia di palta degli italianissimi che han orchestrato questo modo di gestire l' "
emergenza".
Lunga storia per dire che
Morsano è sicuramente un paese accogliente con chi ha bisogno e si impegna. Accogliente con chi lavora e lo dimostrano gli stranieri che da decenni lavorano qui nelle aziende metalmeccaniche della zona o edili o dell'ortofrutta (bosniaci, serbi, croati, sloveni, ungheresi, marocchini etc).
Allo stesso tempo è un paese infastidito dagli Italiani che approfittano di chi ha bisogno. Come disse
mataran, "nel mondo ci sono almeno 5 miliardi di persone che se vivessero a Morsano potrebbero dire di vivere meglio rispetto al loro paese di provenienza". Guerre, carestie, povertà, soprusi esistono dalla notte dei tempi ma
non può essere un modello quello che premia chi supera le prove darwiniane di un'attraversata del Mediterraneo o un viaggio in un cassone di camion dalla Serbia fino al casello di Redipuglia. O stiamo dicendo che chi arriva con un barcone è più degno di sostegno rispetto a chi è intrappolato nei campi profughi della Turchia o del Libano o del Niger?
Sappiamo leggendo i rapporti dell'UNHCR che
mediamente chi emigra sono le classi più agiate (in termini relativi). Non emigrano mai i poveri assoluti (perché non hanno i mezzi o la mentalità per farlo). Per questo, il fatto che chi è arrivato a Morsano sia una famiglia Afghana, e non dei Pakistani, verosimilmente arrivata attraverso la rotta balcanica e
verosimilmente appartenente ad un ceto più operoso della società Afghana, è la soluzione più auspicabile per un piccolo centro come Morsano. Un nucleo familiare con bambini, piuttosto che un gruppo di giovanotti, stimolerà il sentimento di solidarietà genuino dei paesani e potrà essere un laboratorio sociale per chi vuole capire come fare integrazione nella società divisa e rancorosa dell'Italia del 2018.
Noi continuiamo a raccogliere le vostre impressioni, riflessioni ed idee e a prendere appunti.