Oggi il Messaggero Veneto titola "È fuga dal Friuli Venezia Giulia: siamo al 1º posto per l’emigrazione di giovani cervelli". Nell'articolo si fa riferimento ai dati ISTAT "[...] 816 mila gli italiani trasferitisi all’estero negli ultimi 10 anni, il 73% dei quali venticinquenne o poco più, e tre su 4 con un titolo di studio medio-alto."
"In questa poco piacevole situazione spicca il Friuli Venezia Giulia che, non per valori assoluti ma in rapporto alla popolazione residente, è in vetta tra le regioni italiane per tasso di emigrazione: lasciano il territorio, infatti, 4 friulgiuliani ogni mille residenti."
Al momento abbiamo 6 morsanesi laureati all'estero e son tutti andati via prima di compiere 30 anni.
La sociologia dell'emigrazione ci spiega che chi emigra tende ad avere più spiccate qualità di intraprendenza e curiosità intellettuale.Di solito le fascie più disagiate della popolazione non tendono a migrare, sono bensì le fasce medio-alte a muoversi.
Pensiamo alla migrazione interna di fine '800 dalla Carnia al Friuli Austriaco (Mariano) e poi nel manzanese, migrazione che diede origine alla produzione della sedia impagliata, una specialità tecnica creata proprio dalle mani sapienti di quei carnici abituati a lavorare il legno nei mesi invernali. Verosimilmente, nella lavorazione artigianale del legno, questi carnici emigrati in "Austria" erano artigiani più abili dei loro compaesani in Carnia e comunque più abili degli artigiani locali.
Oggi si potrebbe tracciare un parallelo con i giovani che hanno una solida preparazione universitaria e che lasciano i piccoli paesi della Bassa Friulana.
Così al bancone del bar si son creati i soliti gruppi di discussione tra ...
- chi ritiene che l'emigrazione sia un fenomeno passeggero che interessi una parte troppo piccola della popolazione per preoccuparsene;
- e chi ritiene che di fatto ci stiamo perdendo i migliori giovani ovvero la futura classe dirigente locale (potenziali imprenditori, dirigenti d'impresa, abili professionisti e pure futuri sindaci, assessori, presidenti di associazioni ecc.) e che il fenomeno non possa più essere ignorato neppure a livello locale.
...e il dibattito continua tra chi rimane e chi legge questo post da Berlino, Londra, Boston...
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Vedi anche:
Mondopoli Perché le persone migrano? I fenomeni migratori tra mito e realtà (Aprile 2019)
Università di udine Cantiere Friuli "Nuova emigrazione" di Gian Pietro Zaccomer (ottobre 2019)
ANNUNCIO: Inaugurazione delle mostra dedicata alle fotografie del compianto
Mauro Paviotti - Sabato 14 dicembre 2024
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Il titolo della mostra diffusa "*Francamente me stesso*" celebra l'opera e
la vita artistica di Mauro Paviotti, organizzata dai Comuni di Castions di
St...
1 settimana fa
1 commento:
Gentili Notizie Morsaniche, casualmente leggendo il vostro articolo mi è venuta voglia di rubarvi un po' di spazio per divagare sul tema.
Fa riflettere il continuo flusso migratorio dentro e fuori i confini nazionali. Ma non potrebbe essere che così; non è un fenomeno nuovo, risale dalla nascita delle nazioni se non addirittura da prima. L'uomo è diventato stanziale un po' alla volta con lo sviluppo dell'etnie; dell'economia; della cultura; non è una fase conclusa e forse non lo sarà mai. Parlando dei cervelli in fuga (in effetti non sappiamo se sono i migliori come tendenzialmente si dice), in tutte le nazioni esiste un travaso di menti in cerca della loro identità, o del benessere, o di un sogno. E tutti vanno verso gli stati considerati più progrediti, più aperti, più attrattivi. Ricordiamoci che da secoli i nomi italiani si trovano in giro per il mondo; a volte onorandoci, a volte rappresentando il lato peggiore di noi.
E' indubbio che l'Italia non rappresenta in questo momento una nazione di richiamo per i giovani laureati. Siamo diventati un paese vecchio, arretrato su molti settori della vita economica e intellettuale; da anni abbiamo rallentato il passo lasciandoci superare da altre popolazioni una volta considerate inferiori a noi. E' il frutto di malgoverno che ci rappresenta, purtroppo noi siamo fatti così, lo dimostra la volatilità con cui affidiamo il consenso a questo o quel politico ogni volta che ci promette di risolvere in maniera superficiale i problemi del paese, anche se siamo certi che sono complessi e a volte irrealizzabili.
Bisognerebbe aprire un altro capitolo di discussione; ma torniamo ai nostri emigranti. E' un bene che facciano la loro esperienza dove meglio credono di realizzarsi. E' un arricchimento per loro e per noi. Per loro: perché si confrontano con altri sistemi, continuano la maturazione. Per noi: perché ci fanno riflettere e ci trasmettono quel nuovo intrapreso oltre confine, in più significa rendere il confine meno marcato. Il mondo, secondo me, ha bisogno di mescolanza di: razze, usi, costumi, idee e tutto il resto; e forse nella mescolanza saremmo più prossimi.
Mi fermo qui ma ci sarebbe tanto da discutere sull'argomento dell'emigrazione: si potrebbe ad esempio confrontare quella in uscita con quella in entrata; quella regolare con quella irregolare; quella intellettuale con quella di pura manovalanza; e tanto ancora.
Scusate se sono stato poco chiaro e prolisso, purtroppo la mia mente è sovraccarica di pensieri e non riesce a stenderli in maniera ordinata. Grazie per avermi ospitato sul vostro bellissimo spazio. Siete veramente bravi. Mandi, mandi
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