Nel post "Spritz Legislation: Del Diritto all'Oblio e di Internet" s'era discusso del diritto all'oblio (nel linguaggio della Commissione Europea "right to be forgotten") ovvero una nuova forma giuridica che prima o poi potrebbe entrare nel nostro ordinamento a sostegno del principio che ognuno ha diritto ad essere dimenticato. Il principio nascerebbe per tutelare la reputazione on-line o quantomeno per tutelare la privacy su internet.
Se sia una battaglia persa o meno questo lo lasciamo decidere a chi sollecita Aperol e vino bianco con stecchetto e oliva, però una nota viene aggiunta dagli esperti al bancone.
Oggi come oggi, nell'informatica e nelle telecomunicazioni, i soldi non si fanno vendendo software e men che meno vendendo pezzi di plastica con un chip dentro ma si fanno vendendo dati. Più dati ci sono e più i dati sono raffinati e più ci si può guadagnare.
Facebook ha i dati di 800 milioni di abitanti del nostro pianeta. Per capire la potenza dei dati, basta cambiare lo status da "sposato" a "single" su Facebook e oltre ad arrivarvi un'immediata ingiunzione di divorzio da parte della vostra legittima sposa, noterete che le pubblicità che appaiono sullo schermo sono diverse rispetto a prima. Esempio banale ma la dice lunga sulla strabiliante valutazione di mercato di Facebook: mica i mercati applaudono il software che c'è dietro... applaudono il potenziale che c'è dietro i dati di milioni di consumatori.
Google, dopo che l'utente dà il permesso con un "tick", mantiene i dati degli utenti per sempre, vita-natural-durante, oltre che aggregare dati da tutti i suoi servizi da Picasa a YouTube, da Earth a Chrome ecc. Secondo il Financial Times ("Google must remenber our right to be forgotten") le cose si aggrovigliano se si considerano le applicazioni come ad esempio i sistemi di riconoscimento facciale delle foto postate su Picasa. In pratica tu metti una foto di un gruppo di amici e il software riconosce le facce che ha già memorizzato in precedenza. Teoricamente ogni persona può così essere identificata su ogni foto pubblicata in giro per il mondo.
Così le informazioni si accumulano con dettagli su dove la foto è stata fatta e quando. Potenzialmente si possono tracciare gli spostamenti di una persona lungo un determinato periodo di tempo. Se poi ci metti vicino la geolocalizzazione con i cellulari che hanno fatto le foto... siamo del gatto.
"Big Data" è la tecnologia che aiuta ad analizzare grandi volumi di dati, anche diversi tra loro e sempre più diventa una realtà alla portata di molte organizzazioni. Il problema della privacy a quel punto diventa non solo un discorso di "diritto all'oblio" ma anche di diritto a sapere che i dati e i "metadata" (cioè le informazioni su come e quando i dati sono stati creati) sono stati cancellati.
Se venisse applicato il "diritto all'oblio", le aziende "vecchie", che vendono pezzi di plastica con chip e programmi, ci guadagnerebbero mentre le aziende "nuove", che vivono di dati e informazioni, ne soffrirebbero. Chi farà più lobby vincerà.
Così si discute su come andrà a finire con uno spaccato tra i "privatisti" che difenderebbero la privacy ad ogni costo e chi invece vede i benefici della condivisione dei dati e se ne fa una ragione delle conseguenze.
...e il dibattito continua
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