Toiri-no-jutsu o Toni no utu? |
Per promuovere l'uguaglianza tra generi, il governo nipponico si é prefissato che nel settore privato si raggiunga almeno il 10% di manager divisionali donne e nel settore pubblico che almeno il 5% dei dirigenti siano donne entro il 2015 (FT - Japan: culture change required).
La mancanza di totale utilizzazione del potenziale intelletuale, in Giappone é un problema in quanto si calcola che se tutte le donne laureate fossero attive nel mondo del lavoro, secondo uno studio di Goldman Sachs, il Giappone guadagnerebbe un buon 15% in produttivitá.
La realtá é che le donne devono confrontarsi con lunghe ore sul posto di lavoro e il pericolo di essere giudicate incapaci a bilanciare lavoro e famiglia. Questo, nella cultura giapponese, é un fattore demotivante che tiene le donne lontane da un'occupazione qualora avessero anche famiglia.
Uno studio recente dimostra che, sebbene il 77% delle giapponesi vorrebbe rientrare nel mondo del lavoro dopo aver avuto figli, solo il 43% riesce a ritornarvi e ben il 49% lascia il lavoro perché le possibilitá di carriera sono palesemente bloccate per le donne.
C'e' poi il problema degli asili nido che a Tokio sono pieni, con lunghe liste d'attesa e con orari di apertura e chiusura molto rigidi. Inoltre, le norme per la concessione di licenze per gli asili nido sono strettissime e questo limita il numero di asili privati. Babysitter o la cura dei bambini a casa da parte di terzi non sono la norma in Giappone.
Cosí il governo nipponico si trova a dover affrontare due problemi cruciali: lunghe ore al lavoro per di piú non necessariamente produttive e uno tra i tassi di fertilitá tra i piú bassi al mondo.
Chi legge questo post puó fare i paralleli con il Friuli e trarre le sue conclusioni sulla distanza che esiste tra Tokio e Morsano: 10.000 km pare... o forse no...
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