Ogni anno a
Paradiso, presso il bivio, si celebra la ricorrenza dell'ultimo fatto di sangue per l'Italia nella Grande Guerra di cui questo blog ha parlato a suo tempo
(vedi "
Grande Guerra in Friuli: Inizio e Fine a Trivio Paradiso").
Una testimonianza sui fatti di Paradiso da parte di un Bersagliere che vi aveva preso parte apre una luce sulla storia della zona e del Friuli. Si tratta di Dionigio Annovi che nei suoi ricordi, raccolti in "Stralci dal diario di un Bersagliere del 9°" a cura di Walter Amici, dice "[...] il Tenente, pensando che ormai era finita, ci disse di continuare la marcia, attraversando i campi in direzione di un paesetto chiamato “Paradiso” (oltre lo Stella) [...] Così anche quel paese fu liberato dall’oppressore tedesco.
La gente del posto ci raccontò poi delle barbarie fatte dai tedeschi: avevano portato via i viveri, bestiame, biancheria, avevano
violentato le giovani donne e i genitori che si opponevano venivano uccisi..
Tra l'ottobre 1917, subito dopo Caporetto e il 4 Novembre 1918, con la vittoria, il Friuli e parte del veneto furono occupate da truppe austroungariche ostili. Secondo quanto scritto su "La Guerra Bianca" di Mark Thompson, in questo periodo rimasero nei territori occupati circa 800 mila abitanti (secondo altre fonti 1 milione) con un numero almeno pari di truppe austroungariche e tedesche di occupazione.
In questo clima si sa comunemente di storie di mancanza di cibo e legname sia tra la popolazione che tra le truppe occupanti. Quello che però è da sempre sottaciuto sono le violenze nei confronti delle donne rimaste. Se i giovani uomini erano al fronte e i vecchi e gli adolescenti spesso arrestati ed inviati nei campi di concentramento in Boemia o Austria, chi rimaneva erano le donne e praticamente nessuno a difenderle. L'equazione di guerra d'occupazione è presto chiusa.
Un recentissimo libro di Aldo Cazzullo "
La guerra dei nostri nonni" ha il coraggio di mettere in luce il fatto che
migliaia di donne nel Friuli e del Veneto al di là del Piave, furono violentate.
Nove mesi dopo Caporetto cominciarono a nascere i primi bambini; e non si sapeva dove metterli. Gli orfanotrofi li rifiutavano, perché non erano orfani. Ma i maschi di casa non volevano tenere «il piccolo tedesco».
Si dovette aprire un istituto, a Portogruaro, il "San Filippo Neri" per i figli della guerra. Cinquantanove donne convinsero i mariti a riprendere il piccolo: «Lo alleveremo come se fosse nostro». Molti di più furono i neonati che morirono per mancanza di latte. Centinaia di madri andavano di nascosto dagli uomini all’istituto, per nutrire o rivedere i figli; fino a quando il direttore non scrisse una lettera straziante: «Non venite più, perché i bambini vogliono venire via con le mamme, e noi cosa gli diciamo?».
Da ricordare che ci furono violenze anche da parte di soldati Italiani ma più a carattere episodico (vedi
Gli “orfani dei vivi”).
Nella Relazione d’inchiesta le violenze sulle donne furono qualificate come “delitti contro l’onore femminile”
[1], così che gli stupri persero il loro aspetto traumatico e le sofferenze delle vittime passarono in secondo piano. Si consideri inoltre che l’estrema delicatezza dell’argomento consigliava di non stilare un elenco completo delle violenze, ma di limitarsi ad una raccolta delle testimonianze divise per categorie: stupri accompagnati da ferimento od omicidio, o sotto la minaccia delle armi, e quelli compiuti nei confronti di donne anziane o bambine
[2].
L'Austria poi divenne una nazione amica e lo stesso Mussolini, che plasmerà la narrazione della Grande Guerra sui nostri libri di storia (che neppure oggi è stata cambiata sui testi di scuola) era vicino al governo austriaco. Parlar troppo male dell'ex nemico evidentemente non si poteva e tanto fu messo a tacere.
================
Vedi:
-
Aldo Cazzullo "
La guerra dei nostri nonni" ed. Mondadori
Relazioni della Reale commissione d’inchiesta sulle violazioni del diritto delle genti commesse dal nemico, IV, L’occupazione delle provincie invase, Bestetti & Tumminelli, Milano-Roma 1919-1920, p. 149.
D. Ceschin, L’estremo oltraggio: la violenza alle donne in Friuli e in Veneto durante l’occupazione austro-germanica (1917-1918), in B. Bianchi (a cura di) La violenza contro la popolazione civile nella Grande Guerra, cit., p. 167. Si veda inoltre: L. Calò, Le donne friulane e la violenza di Guerra durante l’occupazione austro-tedesca 1917-1918. Alcuni esempi per la Carnia, in Enrico Folisi (a cura di), Carnia invasa 1917-1918. Storia, documenti e fotografie dell’occupazione austro-tedesca del Friuli, Arti grafiche friulane, Udine 2005, pp. 111-131.