Cogliamo l'occasione per ricordare alcuni aspetti locali della guerra che sono stati pubblicamente documentati ma che forse non molti conoscono.
- La lista dei caduti civili e militari di Morsano di Strada e di Castions di Strada
- La storia del rastrellamento nazi-fascista a Morsano del 5 marzo 1945 e della strage di civili mancata per un soffio
- Il monumento ai giovani partigiani fucilati a Morsano il 12 febbraio 1945
Il caso "Mancin"
La riflessione che facciamo è che, nonstante tutto, 70 anni sembrano non essere un periodo lungo abbastanza perchè i conti con la storia siano chiusi.
Pochi (forse nessuno?) avranno notato come anche a livello locale la storia di quel periodo sia stata trattata in modo diverso anche in due pubblicazioni paesane, per ironia della sorte, andate in stampa nello stesso anno.
Si tratta del libro sulla storia degli alpini di Morsano "Un Paese e i suoi Alpini - Cento anni di tradizione alpina a Morsano di Strada" e "Ritais" pubblicati nel 2001.
In entrambi i libri si raccolgono le testimonianze di Tite Cecon (Giobatta Cecconi) già alpino sul fronte greco e vittima del rastrellamento di Morsano della primavera del '45. Ebbene, Tite racconta agli autori delle due pubblicazioni le scorrerie paesane di tale "Mancin" noto nelle nostre zone in tempo di guerra. Il resonconto avrebbe dovuto essere lo stesso direte voi.
Invece c'è una differenza sostanziale. Nella prima pubblicazione il "Mancin" è semplicemente definito un "partigiano della zona", nella seconda è definito come "un poco di buono che, aihmè, si mascherava dietro le insegne partigiane".
Partigiano o delinquente comune? La giuria equa della storia evidentemente deve ancora pronunciarsi.
22 commenti:
Un post il 1 settembre su un tema opportunamente lontano dal 25 aprile vedo
io a dispetto del commento precedente considero sempre attuali ed interessanti queste tematiche, precisando pero' che la storia la scrive chi vince, e che fin che sono ancora in vita alcuni superstiti di quelle tremende vicende, difficilmente se ne può parlare in maniera obiettiva e con il giusto approccio emotivo.so per certo che i partigiani regolarmente inquadrati nel comitato nazionale di liberazione rilasciavano ad ogni requisizione un buono timbrato dallo stesso Cnl da spendere a conflitto concluso.a mio sapere, tale condizione non si è mai verificata qui a morsano, pertanto lasciò a voi il giudizio su requisizioni di persone che mai risultarono appartenenti a nessuna organizzazione successivamente riconosciuta dalla neonata repubblica italiana.per quanto riguarda la figura del comandante dei diavoli rossi al quale vengono attribuite le gesta del febbraio 45 dove liberò alcune decine di persone dalle carceri di via spalato e che subito dopo la guerra rifugiò in istria sotto la protezione degli amici titini c'è ancora molto dibattito. Mi è comunque dato sapere che l' uomo che tuttora è sepolto a pisino in istria ed il suo compagno di scorribande detto fanfulla usarono violenza gratuita su diversi morsanesi.gesti inconsulti dettati dalla paura o vile opportunista?
PNF significa mica Parchetti in Noce Finissimo?
Ad ogni modo, mi dicono che il Mancin fu tale Gelindo Citossi di Zellina.
Arcano risolto. Dopo una veloce ricerca, sul sito dell'ANPI abbiamo trovato l'encomio ufficiale al "Mancino"...
http://www.anpi.it/uomini/citossi_gelindo.htm
Fu quindi partigiano e non un delinquente comune come qualcuno lo ricorda? C'est la guerre? O è un abbaglio storico?
partigiano evidentemente. Cosa gli viene imputato di così grave? Tite cosa diceva?
OK, dunque qui si mette in dubbio anche l'ANPI?
La situazione è come segue: Tite Cecon (abbiamo le audio cassette con le registrazioni) riportò diversi spiacevoli episodi sul Mancin - es. pistole puntate alla tempia e minacce di morte non meglio giustificate. L'autrice del libro "Ritais" ritenne che sulla base dei racconti di Tite (e anche di altri anziani del paese) il Mancin si potesse definire un delinquente comune piuttosto che un partigiano. Ora, se l'ANPI lo identifica come comandante dei *mitici* "diavoli rossi" ne deduciamo che "Ritais" ha tratto delle conclusioni sbagliate su questa figura storica. O che Tite ce l'avesse con lui. O che l'ANPI stia fuorviando i lettori. O che altro?
a riprova della loro obiettività gli amministratori del blog citano come fonte il sito dell' anpi. Sarebbe come chiedere ad un goloso se gli piacciono i dolci. . .
Apriamo le ricerce, gli archivi e le testimonianze su questo Mancin! Qui qualcosa non quadra. L'ANPI lo santifica, "Ritais" ne è imabarazzato, "Alpini" sembra ignorare le crudeltà contro la popolazione civile e lo sdogana come comunque un "partigiano", Tite e altri vecchi del paese lo consideravano un poco di buono.
Dalla testimonianza di Tite: Alcuni partigiani me li ricordo: il “Mancin” che era di Zellina, “Fanfulla” di Carlino, il “Blanc” di Gonars e “Ape”. Questi erano i nomi di battaglia con i quali erano conosciuti; il Mancin aveva il braccio destro amputato, e credo che fosse il partigiano più ricercato della zona. I tedeschi cercavano lui ed altri “pesci grossi”, a Morsano c’erano dei partigiani ma erano
essenzialmente collaboratori non capi.
Tra il 6 e 7 febbraio 1945 c'è sia l'assalto al carcere di Udine diretto dal Mancino che l'eccidio di Porzus portato a termine dai Gappisti con i quali il gruppo del Mancino aveva passato la notte a Spessa la sera prima.
la storia del Mancino è stata scritta da Pierluigi Visintin (era mica il professore delle medie di Castions?). Il titolo: "Romano il Mancino e i Diavoli Rossi", KappaVu, 2002
La storia scritta da chi è di parte dimentica molte cose che fanno spiacere. Il Mancino si incontrò con Toffanin la sera prima dell'eccidio di Porzus. Belle frequentazioni! Che dire poi della storia che gira in paese della fuga in Istria per evitare un processo per un omicidio avvenuto nel 1946 a guerra finita. Sono verità o solo illazioni? C'è bisogno di chiarezza sulla figura di Romano il Mancino indipendentemente da cosa dicono gli studi della sinistra.
Un grazie all'amico Vanni per aver portato un pettine per questi nodi.
puuuuuuuuuffff, quando qualcosa non quandra la colpa è sempre degli amministratori! Bon. Ma il sospetto che qui la gente scriva quello che gli pare non viene a nessuno? Gli amministratori hanno già abbastanza lavoro ad approvare tutto. Se si mettono anche a fare i censori vien notte. Sbrigatevela tra di voi. ......grunt!
con chi ce l'ha oggi?
con chi ci tritura i maroni via email sulla storia della strumentalizzazione delle argomentazioni storiche per fini politici. Il caso del Mancino (in friulano "Mancin") è alla portata di tutti: basta reperire i due libri in questione. Leggete cosa dicono del Mancin e poi commentate.
Intrigante la voce secondo la quale il Mancin si rifugiò nella Jugoslavia di Tito (a Pisino per la precisione) per sfuggire all'accusa di omicidio a guerra conclusa. Un fatto vero o un'accusa calunniosa per infangarne la memoria?
ma al bar voi ordinate uno spritz nero o uno spritz rosso?
C'è l'episodio di un pilota dell'aviazione, siciliano, di stanza a Trieste arrivato a Morsano in cerca di una baby sitter perchè aveva la moglie partoriente. Pare venisse da Trieste. Siamo nel 1945. Non era in azione di guerra. Indossava solo la divisa (dell'aviazione dell'RSI?). Fermato dalla banda del Mancino fu fucilato nella zona del cimitero di Morsano senza spiegazioni. Qualche ragione per la quale il Mancino ha finito i suoi giorni in Jugoslavia ci sarà pure...
Le prime esperienze di tipo politico risalgono all’età di 16 anni. Era il 1943. Il maestro è stato un mio zio, Antonio Burello, ferraiolo, membro del Comitato di Liberazione Nazionale di Castions, che lo gestiva assieme ad altre persone di varia estrazione politica. La sede del CNL si trovava in piazza, all’interno del porticato dell’attuale panificio “Candotto”. Ho avuto modo di apprendere proprio da lui i primi rudimenti di una concezione politica contro il fascismo, per la democrazia e l’uguaglianza...
Inizia così il racconto che ci arriva da un lettore di Castions, Maurizio Ionico, sulle vicende di lotta partigiana di suo papà Licinio ovvero il partigiano "Sauro".
Speriamo questa testimonianza sia presto pubblicata così anche i lettori del nostro blog potranno essere partecipi delle emozioni del racconto di chi ha vissuto in prima persona gli anni tragici della guerra in casa nostra.
Grazie al sig. Maurizio per aver condiviso lo scritto con noi.
Come facciamo a vedere l'intera testimonianza di Licinio?
Gelindo entra nei reparti combattenti e in breve diventa il capo del leggendario gruppo dei “Diavoli Rossi”.... leggendario!?!
Sul casellario giudiziario di Gelindo Citossi c'è scritto "NULLA", mi dicono i vecchi che a San Giorgio veniva regolarmente a trovare i parenti ogni 3 mesi e quindi non era in esilio.
Siamo alle solite invece di ringraziare chi ha combattuto come tanti per darci la libertà di cui ora godiamo, si continua a infangare la memoria del Mancino.
Complimenti!
I casellari giudiziari sono di carta e la carta si lascia scrivere. Le testimonianze dei vecchi di Morsano sono ancora disponibili dal vivo (fin che dura) e gli episodi contestati si possono discutere di persona in paese. L'azione delle carceri di Udine va bene. Altri episodi molto meno. A fine guerra il Migliore fece un'amnistia per fascisti e partigiani che si fossero macchiati di crimini di guerra. Nel calderone si fini per non fare chiarezza su tante cose. Il velo pietoso della storia e' stato steso anche su alcune ombre del mancino il quale per chi e' di sinistra e' un eroe, per chi non e' di sinistra fu un personaggio con chiari e scuri. Verifichiamo l'episodio dell'ufficiale siciliano ucciso a Morsano e parliamone... senno' si continua ad andare avanti a " pancia" e a tessera di partito piuttosto che guardare ai fatti in maniera asettica.
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