Per capire quello che comunica il Santo Padre ci vuole una preparazione culturale, filosofica, teologica che qua nessuno ha. Pertanto in osteria c'é stato un po' di timore ad affrontare il tema proposto dal pontefice recentemente con le sue dichiarazioni "Cambiare modello di sviluppo: Serve un rilancio dell'agricoltura" anche perché tra i presenti c'erano degli agricoltori locali ovviamente molto sensibili all'argomento.
In soldoni, Benedetto XVI invita ad una riflessione sui modelli di vita "non sostenibili" che la societá del terziario avanzato ha portato con se ed invita i giovani a guardare all'agricoltura, non necessariamente come una professione ma piuttosto come una proposta di vita sostenibile.
Che ci siano tante braccia rubate all'agricoltura in giro si sapeva e anche noi blogger spesso veniamo invitati ad occuparci di fagioli e cocomeri piuttosto che fare questo o quel post; il tema é scottante.
Il bar ha subito messo in campo un po' di numeri: l'Unione Europea consuma piú energie di quante ne abbia a casa sua, ovvero siamo importatori netti di energie naturali (petrolio, gas e materie prime non agricole) e quindi assieme agli stati "occidentali" siamo degli inquinatori globali visto che queste energie le "restituiamo" al Mondo sotto forma di gas di scarico e rifiuti inquinanti.
Questo comportamento da abbuffoni egoisti si vede anche in campo agricolo. Lo schema di noi paesi ricchi é semplice: si sa per certo che i beni agricoli costano meno nei paesi in via di sviluppo (dal frumento ukraino al mais brasiliano ecc.) e quindi se li comprassimo da loro permetteremmo a questi paesi di svilupparsi, incamerare plusvalenze per pagarsi le scuole, gli ospedali, le infrastrutture. Inoltre, per noi consumatori occidentali significherebbe pagare meno i prodotti alimentari.
Invece, l'Unione Europea, il Giappone, gli USA e tutti i paesi ricchi che fanno? Mettono tasse di compensazione ai prodotti agricoli in entrata cosí i prodotti di Brasile, Ukraina, Moldavia, Turchia ecc. finiscono col costare quanto quelli prodotti nelle nazioni piú ricche. Ad esempio, se il frumento ukraino sul mercato costa 6 e quello prodotto nell'UE costa 10, al grano ukraino si applica una tassa d'entrata pari a 4.5 cosí... il grano ukraino finirá col costare 10.5... e non converrá importarlo.
Aggiungete che metá dei 70 miliardi di Euro del budget dell'UE viene speso in contributi all'agricoltura (che ha un peso sull'economia dell'UE pari a solo il 5% del PIL), si arriva al punto che i sussidi all'agricoltura e i mancati risparmi che si avrebbero con l'import di prodotti da paesi in via di sviluppo, comporta una spesa aggiuntiva per beni alimentari di circa 80 euro all'anno per ogni famiglia dell'EU.
Non é facile parlare di "sviluppo sostenibile" quando in campo ci sono dinamiche protezionistiche dei paesi ricchi. Se il Santo padre pensa allo sviluppo sostenibile si dovrebbe parlare anche di come cristianamente considerare le barriere all'inport di prodotti agricoli dai paesi poveri. O no?
Le ragioni dei sussidi all'agricoltura nell'UE (e pure in Giappone e USA) si devono trovare nella valenza strategica del produrre il proprio cibo (la famosa "sicurezza alimentare"). Peró la scarsitá di terreni (in UE e Giappone), la meccanizzazione della produzione agricola e l'incentivo a produrre di piú (per ricevere piú contributi), negli anni hanno generato il paradosso della sovraproduzione (tonnellate di arance al macero, uva lasciata sui filari e via discorrendo), piú l'inquinamento delle falde perché piú fertilizzavi e piú producevi, oltre alle distorsioni delle varie quote latte e affini. Di fatto l'equilibrio dell'ambiente nostrano ne ha risentito, le nostre tasche pure e la nostra salute é tutto da dimostrare che ne abbia giovato. Di certo a pagare le conseguenze del nostro protezionismo sono i paesi in via di sviluppo che da noi, di fatto, non possono vendere i loro prodotti agricoli.
Ci sono anche i paradossi per cui in alcune regioni italiane, la gente si iscrive fittiziamente come "bracciante agricolo" alle liste di collocamento, fa la disoccupata e prende il sussidio e poi spara a zero sugli immigrati che il lavoro nei campi effettivamente lo fanno magari sottopagati e a nero.
Il bar é concorde: la questione dell'agricoltura é complessa e va oltre lo sviluppo sostenibile soprattutto perché ci si chiede cosa significa "sostenibile" e ... "sostenibile" per chi?
...e il Santo dibattito continua.
ANNUNCIO: Inaugurazione delle mostra dedicata alle fotografie del compianto
Mauro Paviotti - Sabato 14 dicembre 2024
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Il titolo della mostra diffusa "*Francamente me stesso*" celebra l'opera e
la vita artistica di Mauro Paviotti, organizzata dai Comuni di Castions di
St...
4 giorni fa
23 commenti:
Il Brasile sfida gli Usa: togliete i dazi all’agricoltura
Se si tolgono le misure protezionistiche cosa faranno i nostri agricoltori? l'agricoltura europea é anticompetitiva. Senza sussidi non conviene coltivare nulla. Se si importa e basta entro pochi anni le conoscenze degli agricoltori saranno perse.
Si coltivino prodotti biologici e di qualitá. Basta mais e frumento che si possono importare. Diciamola tutta, i nostri agricoltori sono solo delle machinette al soldo della burocrazia europea. Se a bruselles dicono di piantare mais, piantano mais, se dicono di piantare soia, piantano soia. Possibile che debbano venire gli altotesini a insegnarci che si possono anche piantare mele? Trovo avvilente che uno di Bolazano venga a casa mia e faccia le cose meglio di me. Le mele richiedono piú lavoro, piú dedizione che mettere blaaaaaveeee. Perché i nostri bravi agricoltori sostenibili non hanno messo loro mele???
Mors tua vita mea. In culo ai paesi in via di sviluppo! W il nostro mais! Facciamoci le fabbriche nei paesi in via di sviluppo. Contadini cinesi nelle fabbriche!
E il papa che dice dei dazi? Sono moralmente accettabili?
In una prospettiva solidaristica a favore dello sviluppo del terzo Mondo il papa e le gerarchie ecclesiastiche dovrebbero a rigor di logica fare lobby con le organizzazione internazionali per alleviare se non proprio eliminare i dazi europei ed americani che di fatto impediscono lo sviluppo dell'export agricolo dei paesi del sud del mondo. Tutto il resto sono pugnette.
Non credo proprio, i dazi sono sempre un bel salvavita della nostra agricoltura. Gli agricoltori sono i giardinieri del nostro paesaggio. Senza di loro avremmo solo rovi ed abbandono delle campagne.
e dio, viste le emergenze attrazina, l'inquinamento delle falde e la copertura dei fossi é evidente che siamo in buone mani.
L'agricoltura nel nostro territorio non ha grossi margini. L'unico sollievo arriva dai contributi e dalla tassazione pressoché nulla al settore agricolo. In realta' chi fa i soldi sono i grandi gruppi che fanno lobby a Bruxelles e incamerano la maggiorparte dei contributi. L'80 percento dei contributi europei va ai grandi gruppi. Per inciso, sono i grandi gruppi che vogliono introdurre l'OGM anche da noi. Non certo i piccoli produttori agricoli di paese.
non conoscevo questo aspetto dei dazi e dell'agricoltura europea. Addirittura il 50% dei fondi europei vanno in agricoltura... impressionante. La Chiesa opera con le missioni e va bene peró se quello che si dice qui é vero, vale proprio la pena di capire che posizione ha la Chiesa sul discorso dei blocchi dell'import di prodotti agricoli dal terzo mondo. E' una vergogna buttare al macero prodotti da noi ed impedire l'importazione di prodotti agricoli dal Terzo Mondo. Ho cercato su internet ma di questo aspetto non ho trovato nulla che riguardi la posizione della chiesa.
Forse perché gli agricoltori nostrani l'8 per mille lo pagano mentre il contadino del Madagascar no?
importiamo frumento dall'afganistan cosi gli creiamo un'economia oltre all'oppio. Se questi possono solo esportare l'oppio e non il frumento...che futuro gli si da? Siamo ipocriti come delle merde.
tutti i settori produttivi sono protetti. Gli statali sono protetti al di la di ogni produttivita' e poi i contributi all'agricoltura sono anche di beneficio per l'indotto. I macchinari sono una produzione industriale che poi va a beneficio del commerciante di macchinari e di fertilizzanti e prodotti per servire l'agricoltura. Credo che quel 50% (che poi sara' di sicuro meno) del bilancio europeo includa indirettamente benefici per anche altre imprese.
l'italia insieme a circa altri 153 (stato più stato meno) paesi fa parte del WTO che è un organizzazione mondiale con lo scopo di ridurre le barriere doganali. L'italia non ha dazi doganali sulle merci a carattere alimentare. La maggiorazione del prezzo è dovuta essenzialmete ai costi di trasporto(il mais nostro ad es. vale borsa di Budapest+trasporto, per questo treviso ha sempre un prezzo più alto di quello di udine perche piu lontano da budapest).
Lo scorso anno al porto di Trieste sono sbarcate 94000 tonnelate di patate provenienti dall'Egitto con destinazione nord europa. La tariffa applicata è il solo quella del controllo fitosanitario. Molto spesso con l'importazione da paesi terzi ci portiamo dietro parassiti aloctoni che se trovano ambiente favorevole si diffondono sul territorio (questi sono quelli già presenti: diabrotica del mais, colpo di fuoco batterico, cinipide del castagno, cerambicide asiatico, marciume delle solanacee,cancro colorato del platano,infantria americana...)
Se si pensa che importando dall'estero si aiutano gli agricoltori del terzo mondo non è proprio cosi, pochi proprietari latifondisti detengono l'oligopolio del mercato e per essere concorrenziali affamano gli agricoltori che sono costretti oltremodo ad utilizzare prodotti fitosanitari da noi vietati da decenni.
La nostra agricoltura non deve avere come obbiettivo la sola produzione bensì la preservazione e gestione del territorio, gli aiuti dell'unione europea sono orientati in questa direzione.
Stocco Marco
il settore agricolo si prende buona parte del bilancio comunitario per fare cosa?
preservazione del territorio? ma va la!
il settore agricolo produce circa il 5% del pil con pari percentuale di manodopeta impiegata, non innova, non investe ed inquina.
Basti pensare a com'è il nostro territorio ora e com'era 30 anni fa.
Tutta la bassa era un grande parco naturale! tra gli altri c'era anche la lontra!
E ora? arato via tutto... chiuse tutte le risorgive riempiendole di massi, alberi o chissà cos'altro in nome di un Friuli coltivato a mais!
Ma se l'acquistassimo dall'Ungheria o dall'Ukraina non sarebbe stato uguale x la nostra economia?
E magari le risorse potrebbero venir utilizzate x recuperare competitività tecnologica nei confronti degli altri paesi.
In questi blog c'è chi difende le colture a mais senza pensare che hanno inquinato più di molte industrie! Ricordatevi che è inquinamento anche l'assassinio ecologico perpetrato nelle nostre zone!
il problema del controllo fitosanitario che solleva Marco ha senso. Non eà una questione di facile soluzione. Il discorso peroà del latifondismo andrebbe analizzato perche' varia da nazione a nazione e dunque se la chiesa volesse fare opera buona e giusta, si impegnasse perche' le terre vadano ai contadini o consorzi di contadini nei paesi in via di sviluppo e si garantisca poi un mercato qua da noi. Sui dazi, le informazioni che ho sono diverse. I prodotti agricoli sono soggetti a "tassa di compensazione". Se non li vogliamo chiamare dazi va bene ma il concetto é lo stesso. Sui contadini 2giardinieri" d'europa mi va bene come concetto peró potrebbero fare un lavoro migliore. Ricordiamoci che il mais é la bestia nera dell'energia: consuma acqua a iosa e consuma energia elettrica per i pozzi. A conti fatti conviene per l'ambiente?
A me va bene che agli agircoltori si diano i contributi, mi va pure bene che non paghino tasse (pagano sulle rendite catastali dei terreni agricoli non sui raccolti effettivi). Mica semplice fare agricoltura questi tempi, le ore non si contano nei campi. Non e' vita facile. Non per niente non la vuole fare nessuno.
Se non rende che cambino mestiere.
Comunque i contadini del paese hanno mega ville, significa che rende!!
E se rende che paghino le tasse!
l'intervento di Benedetto XVI è coerente con la (sua) Lettera Enciclica "Caritas in veritate", dove afferma che "il tema dello sviluppo è fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale. (…) Il suo uso rappresenta una responsabilità verso i poveri, le generazioni future e l'umanità intera. (…) Ridurre completamente la natura ad un insieme di semplici dati di fatto finisce per essere fonte di violenza nei confronti dell'ambiente.(…) L'uomo interpreta e modella l'ambiente naturale mediante la cultura, la quale a sua volta viene orientata mediante la libertà responsabile, attenta ai dettami della legge morale". Sono rilfessioni morali che valgono per tutti, destra e sinistra. La responsabilità che deriva è la ricerca della coerenza politica e amministrativo, a Roma come a Castions (e Morsano). Qui sta la fatica e il coraggio.
Mauri.
e poi i campi li lavori tu? Comunque ci sono tantissimo che non fanno gli agricoltori e prendono i contributi. Forse si potrebbe iniziare col tagliare i contributi a chi non fa il quel mestiere.
OK, visto che stizzi diciamola tutta: se i contadini vivono di stenti e guidano una trabant di certo la pietá comune si esprime con solidarietá e perfino buonismo nei loro confronti. Se invece abitano nelle case piú belle del paese, sono in 15 su 1000 abitanti e guidano mezzi che costano come un appartamento e sopra a questo si prendono mezzo budget europeo di contributi, non hanno dipendenti (per cui l'economia gira solo nelle loro tasche e non in quella del popolo), tasse non ne pagano perché si tassano le rendite, hanno piantagioni altamente impattanti dal punto di vista energetico (es. mais), coprono i fossi e i drenaggi etc. etc. beh, allora si aspettino di stare sulle palle alla maggiorparte di chi li circonda e non fa l'agricoltore. Non sara' bello da dire, peró gli agricoltori nostrani non sono esattamente i primi in classifica quanto a simpatia paesana.....
all'anonimo di qui sopra: ti sei dimentitcato di dire che gli agricoltori di casa nostra anche a livello associativo sono latitanti. le uniche associazioni cui fanno parte sono le associazioni di categoria che aiutano a fare meglio gli affari loro. Legittimo ma poi che non vengano a darci lezioni di sani valori comunitari perché é decenni che si sono persi in ambito rurale.
bon, bon, basta litigare per nulla. Ognuno fa la sua parte ed il discorso sulla PAC ed il sostegno all'agricoltura é lungo e complesso. Facciamolo in altre sedi.
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