La prima festa del ringraziamento (thanksgiving) in America |
Da un lato c'é l'ammirazione segreta per chi ha deciso di continuare il mestiere dei nostri Padri visto che tutti gli Italiani - che non si chiamino Antivari o Savorgnan Di Brazzá - hanno i bisnonni e nonni che furono contadini (braccianti, mezzadri, piccoli proprietari). A questo si rifá anche l'immagine arcadica del contadino di paese che mantiene la tradizione, che é attaccato ai valori fondanti della civiltá del lavoro, del sacrificio, del sudore e della religiositá d'un tempo. Produce quello che mangiamo, mantiene come un giardino la campagna che ci circonda, é uno dei pochi lavori che sono ancora a contatto con la natura. Ed infine c'é la persistente immagine che il contadino vive quasi di stenti sottoposto alle incertezze delle avversitá del tempo metereologico e alle angherie del male supremo che un tempo era il latifondista ed oggi sono il mercato e le multinazionali delle sementi, dei concimi, dei mangimi e via dicendo.
Dall'altro lato c'é chi ritiene che la classe agricola é composta da pochissimi, le statistiche parlano del 3-5% della popolazione, generalmente piú che benestanti e che sono diventati tali a suon di contributi pubblici. Il 50% del budget dell'Unione Europea é distribuito agli agricoltori dell'UE. Praticamente tutti gli agricoltori della zona vivono in ville hollywoodiane mentre ostentano miseria. I loro conti in banca sono i piú nutriti (anche se ufficialmente questa informazione noi non la sappiamo...). Le associazioni paesane cui partecipano attivamente sono generalmente solo associazioni di categoria e settoriali e quindi danno l'impressione di impegnarsi pubblicamente solo quando c'é un proprio tornaconto da curare. Quasi mai hanno dipendenti nelle loro imprese dando quindi l'impressione di dare lavoro solo a se stessi ed alle loro famiglie e non alla societá locale. Se da un lato beneficiano di contributi, dall'altro praticamente non pagano tasse perché l'ordinamento fiscale italiano tassa le rendite catastali dei terreni agricoli, molto minime, piuttosto che il reddito effettivo generato dai terreni. Piantano quello che gli suggeriscono i contributi di Bruxelles piuttosto che impegnarsi in colture che richiedono impegno e visione di lungo termine (ad es. meleti anziché mais). Poi c'é il discorso inquinamento delle falde dovuto a sovra consimazione, i fossi che misteriosamente scompaiono ed i gelsi che si inclinano come torri di Pisa. Insomma, a molti paesani la classe agricola sta sull'anima.
La festa del ringraziamento é la giornata degli agricoltori e del loro abbraccio con la comunitá paesana. Per anni é stata la giornata del confronto fallico che da "invidia penis" diventava "invidia tractoris". C'era il confronto tra chi aveva la trebbia piú potente, il trattore con piú cavalli e piú accessori. Questa competizione, tra mezzi parcheggiati in piazza, ovviamente mai dichiarata ufficialmente, agli osservatori esterni suonava come la gara non tra trattori piú potenti ma semplicemente come la gara ...a chi aveva ricevuto piú contributi. Una sorta di "il mio contributo é piú grosso del tuo".
Questo finiva per essere motivo di disagio per chi partecipava da spettatore alla giornata di benedizione. Se davvero é la giornata del ringraziamento, sarebbe un'idea azzeccata presentare in piazza il mezzo che ha piú significato per l'azienda, non necessariamente il piú grande e potente. Se non proprio per l'umiltá che dovrebbe andare a braccetto con il messaggio della Chiesa, almeno per sollecitare quei valori positivi che ancora la popolazione vede nella classe agraria. Magari il primo trattore comprato in azienda nel 1950 che significó l'affrancamento da un'economia di sussistenza ad un'impresa moderna, o un mezzo per ogni generazione che lavora in azienda.
Presentarsi semplicemente con i mezzi piú grandi e agressivi, oltre ad essere un banale cliché, rischia di stimolare contenuti in una nota rubrica di Dagospia e di alienare ancora piú una popolazione che, a quanto pare, sta perdendo l'attaccamento per i suoi agricoltori. Con buona pace dei nonni.
8 commenti:
Forse c'è un cambiamento di comportamenti. Negli anni 70-80 chi aveva un titolo di studio legato all'agricoltura se ne andava via dalla campgna e andava a lavorare per gli uffici di regione e provincia che avevano a che fare con l'agricoltura. Poi, a partire dagli anni novanta si vede più gente con lauree impegnarsi in azienda. credo questo sia positivo per il futuro delle imprese agricole.
...COME INSEGNANTE SEGNALO CHE MOLTI RAGAZZI, anche non figli di agricoltori, SCELGONO SCUOLE AD INDIRIZZO AGRICOLO il che vuol dire che i giovani cercano un rapporto diverso con la terra e una futura professione sempre attuale
perché c'é poca simpatia istintiva nei confronti degli agricoltori?
Non si tratta di fare la guerra ai contadini o difenderli per partito preso. Si tratta di riflettere su quello che sta succedendo all'agricoltura e che futuro avrá. Si sa che l'80% dei contributi europei vanno ad aziende grandi (lo dicono i dati UE) e quindi non direttamente ai "piccoli" peró non ci si siende mai attorno ad un tavolo a discutere del futuro dell'agricoltura locale, di consorzi, di tutele di marchi specifici, di sviluppo ecosostenibile. Fa piacere che ci sia stato ampio dibattito in paese dopo il nostro post che a sua volta era nato dal dibattito che c'é in paese.
Incazzarsi fa bene, stimola la circolazione di sangue e idee.
L'agricoltura in friuli e' legata a voti e nessun politico tocchera' questo tema a cuor leggero.
Nelle compravendite di terreni agricoli agli agricoltori viene applicata una tassa del 1% e a chi non e' agricoltore il 20%. La cosa é giusta secondo me perché volta a mantenere i terreni agricoli nella disponibilita' di chi ci vive con i terreni. Pero' é un dato interessante.
oh che bel post! finalmante qualcuno dice quello che molti pensano ma nessuno dice!
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