venerdì 5 novembre 2010

Grande Guerra in Friuli: Inizio e Fine (a Trivio Paradiso)

Il Friuli Venezia Giulia, più di ogni altra regione è stato martoriato dagli eventi della Grande Guerra. Il conflitto è stato così pregnante in queste zone da esser luogo di eventi simbolici che la triste statistica di guerra annota sui suoi registri.














Il primo colpo di fucile fu esploso in Friuli, a Visinale del Judrio. Fino alla prima guerra mondiale il torrente Judrio, segnava il confine fra Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico, ovvero tra Visinale e Brazzano. Nel luogo oggi sorge una stele (la Stele di Visinale appunto) a ricordo di quelle Guardie di Finanza, il finanziare Pietro Dall’Acqua, assieme al commilitone Costantino Carta, di guardia al ponte di Brazzano, che nella notte tra il 23 e il 24 maggio 1915 fecero fuoco su dei genieri austroungarici intenti a minare il vecchio ponte di legno della dogana.
Quelli furono i primi colpi esplosi sul fronte italo-austriaco nella Prima Guerra Mondiale.

Il primo caduto fu un friulano, l'alpino Riccardo Giusto che cadde a Drenchia, in località Casoni Solarie, lungo una sella del monte Colovrat, il 24 maggio1915. E' lì ricordato con un monumento dove annualmente, la prima domenica di giugno, si svolge una cerimonia commemorativa.

C'è poi il corteo del "Milite Ignoto" che partendo dal cimitero militare di Aquileia, nell'ottobre 1921, in treno percorse simbolicamente l'Italia tra ali di folla, per poi raggiungere l'Altare della Patria a Roma il 4 Novembre dello stesso anno.

Quindi l'episodio che riguarda il nostro comune, ovvero gli ultimi caduti della Grande Guerra, nove militari italiani morti durante un attacco presso quello che oggi é chiamata Localitá  Bivio Paradiso, poco prima delle ore 15.00 del 4 Novembre 1918. Ovvero prima che entrasse in vigore l'armistizio di Villa Giusti firmato dall'Austria-Ungheria il giorno 3. Da ricordare che sempre il giorno prima, il 3 Novembre, una spedizione di bersaglieri arrivata via mare era entrata a Trieste senza colpo ferire.
l monumento di Bivio Paradiso in una cartolina del 1919
Tra questi nove caduti, c'era un diciottenne di Cagliari, il sottotenente Alberto Riva di Vallesanta (M.O. e M.A.V.M.) ufficiale dell'8°Reggimento Bersaglieri. Caso volle che anche suo padre, il maggiore  Giovanni Riva di Vallesanta (decorato di due Medaglie d'Argento al V.M.), comandante di Btg del 151° Rgt della "Brigata Sassari", cadde a Monte Fior sul'Altopiano di Asiago, il 7 giugno 1916. Per questo, in un pietoso ricongiungimento, le loro tombe si trovano vicine lungo il XVII gradone del Sacrario di Redipuglia. Cimeli di Alberto Riva Villasanta sono esposti nel Museo del Risorgimento di Sanluri (OR) e a lui è dedicata una scuola elementare a Cagliari. Si conquistò le medaglie al valor militare per le azioni compiute al comando di un gruppo di Arditi del suo reggimento di Bersaglieri sulle acque del Piave, Livenza e Tagliamento. D'Annunzio gli dedicò un epitaffio.

Anche ieri, 4 Novembre, come sempre, a cura dell'amministrazione del nostro comune si sono commemorati i fatti di Bivio Paradiso in quello che, per gli amanti della statistica storica, fu il primo monumento in Italia ai caduti della Grande Guerra inaugurato dal Duca d'Aosta nell'aprile del 1919.

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Per saperne di più:

20 commenti:

Anonimo ha detto...

A Paradiso i nostri soldati morirono invano.
Già si sapeva che ci sarebbe stato l'armistizio e nonostante questo fu comandato l'attacco.

Nei discorsi pronunciati delle autorità durante le commemorazioni si parla del coraggio dei nostri soldati caduti per la patria, ma mai del fatto che spesso sono morti invano, per la vana gloria dei loro comandanti.


Probabilmente tutti hanno visto "la grande guerra" di Monicelli.
Un film molto commovente che racconta la guerra vista dalla parte di due soldati ignari di quanto realmente accadeva.

Chissà poi in quanti condividevano gli ideali della guerra.
Molti avrebbero senz'altro preferito stare sotto al governo austriaco piuttosto che quello italiano.

C'è comunque da rendere onore a quanti sono morti per l'Italia che ora noi abbiamo.

Orizzonti di Gloria ha detto...

se ho letto bene da qualche parte, ci furono circa 4.000 "italiani" arruolati nell'esercito austro-ungarico. Ma li spedivano tutti a combattere nei Carpazi... per paura che disertassero o si risiutassero di combattere se messi sul fronte italiano. Stessa cosa per Cechi, Ungheresi che finivano a combattere sul fronte italiano. L'inettitudine dei generali era cosa comune anche per altre nazioni. Non furono da meno quelli che comandavano i massacri inutili sul fronte occidentale fossero inglesi o francesi o tedeschi. Se citi un film te ne suggerisco uno io: Orizzonti di gloria (Paths of Glory) è un film del 1957 diretto da Stanley Kubrick e tratto dal romanzo omonimo di Humphrey Cobb, con Kirck Douglas. Lì si capisce come anche i francesi avessero generali inetti e come fosse praticata anche la decimanzione.

RIVA VILLASANTA ALBERTO ha detto...

RIVA VILLASANTA ALBERTO.
M.O. e M.A.V.M.

Nato nel 1900 a Cagliari,sottoten.8°Regg.Bersaglieri.

" Adolescente ancora,trasse volontario alla guerra assumendone
i rischi maggiori.Comandante gli arditi di un reggimento bersaglieri,
fu valoroso fra i valorosi.Delle più rischiose imprese,primo a chiedere
l'onore,spesso prevenne l'ordine con l'esecuzione,ed al suo reparto,
provato ad ogni cimento,fu ognora esempio di sublime eroismo.
Con fede ardente nella vittoria,nei giorni che precedettero l'offensiva
della riscossa riuscì a trasfondere nei suoi uomini quella forza ed energia
combattiva che fu consacrata sul campo da una magnifica gara di eroici
ardimenti.Nel passaggio del Piave e della Livenza ,respinti con infrenabile
ardore,violenti contrattacchi,sempre primo fra i primi,bello di sublime furore,
seppe con audace fermezza trascinare le sue truppe in vari travolgenti assalti,
sbaragliando ovunque il nemico.
Pochi istanti prima della cessazione delle ostilità,infrante in un supremo attacco
le disperate difese avversarie,cadde gloriosamente sul campo,esempio magna-
nimo di sacrificio per la grandezza della Patria."
Piave-Livenza-Tagliamento,27 Ottobre-4 Novembre 1918.

(Della M.A.non ho purtroppo per adesso la motivazione.La posterò se
dovessi trovarla)

Figlio del magg.Giovanni eroicamente caduto nel 1916 nel Trentino,
nipote del ten.degli Alp.Antonio Riva,caduto ad Adua il 1°Marzo 1896
e cugino dei tre fratelli Costa-Azara morti tutti per la Patria nella
grande guerra ultima,fuggì di casa non ancora diciassettenne per arruo-
larsi volontario nel 90°Regg.Fant.(Brigata Salerno).Poco dopo è alla fronte
combattente sul Grappa ed al Piave.Dopo aver frequentato un corso all.uff.
presso il Comando della III^Armata,ne uscì classificato primo ottenendo
l'assegnazione nel Corpo dei Bersaglieri da lui prescelto.
Dapprima asp.uff. e poi sotten.di complemento nell'8°Regg.Bersaglieri,
vi comandò le "fiamme cremisi"reggimentali.
Cadde al bivio di Paradiso pochi minuti prima della cessazioni delle ostilità
mentre alla testa dei suoi valorosi bersaglieri con magnifico entusiasmo
incalzava sempre più da presso il nemico in ritirata.
Innanzi alla salma del giovanissimo eroe,ultimo caduto della grande guerra,
sfilarono subito rendendogli gli estremi onori bersaglieri e cavalleggeri con
alla testa il comandante della Divisione,ten.gen.M.O.Gustavo Fara.
La sua gloriosa morte fu esaltata e rievocata da Gabriele d'Annunzio il
5 Maggio 1919 all'Augusteo di Roma.

Tratto da " Le Medaglie d'Oro al Valore Militare" a cura del "Gruppo M.O.al V.M."
Comitato di Torino.
1^edizione:dicembre 1925

Alberto Riva di Villa Santa - M.O. ha detto...

Medaglia d'Oro :

Riva Alberto,da Cagliari,sottotenente complemento 8 reggimento bersaglieri.

"Nelle operazioni per la conquista dell'Isola Caserta,sul Piave,alla testa di un
plotone di arditi dava prova di grande arditezza e di alte virtù militari,disimpe-
gnando un delicato compito affidato al suo reparto e cooperando a respingere
furiosi contrattacchi dell'avversario"
Piave,14-15 agosto 1918

R.D.14 settembre 1919
B.U.19 settembre 1919.

Da notare che "l'Isola Caserta" non era altro che un riaffioramento del letto
del fiume al centro del Piave al quale fu dato quel nome a memoria di quella
Brigata.Vi erano altri riaffioramenti ai quali furono dati nomi diversi per lo stesso
motivo.Erano comunque destinati a scomparire per le turbolenze ed i cambiamenti
del corso del fiume stesso.

Si può così capire che il combattimento si svolse nel centro del fiume.

Una proposta ha detto...

La famiglia del ten. Riva di Villa Santa è molto attaccata alle vicende di questo illustre antenato. Chissà se un giorno saranno invitati alla cerimonia del 4 Novembre sul cippo di Bivio Paradiso i discendenti dell'ultimo caduto della Grande Guerra.

Sarebbe un interessante abbraccio storico considerando che un Sardo che combatteva in Friuli è la quintessenza dell'Unità d'Italia. Magari per nel 2011, per il 150°...

Anonimo ha detto...

Ma se la tomba del giovane tenente è a Redipuglia, sotto il monumento di Bivio Paradiso chi è sepolto? Nessuno? E' solo un monumento commemorativo? Pensavo fosse anche una tomba.

Bivio ha detto...

E un monumento commemorativo. Probabilmente anche gli altri otto caduti sono stati tumulati a Redipuglia.

Anonimo ha detto...

Ma è un Bivio o un Trivio?

Anonimo ha detto...

E' D'Annunzio che lo chiama "Trivio" quando descrive lo scontro di Paradiso.

La battaglia di Paradiso: 4 novembre 1918 ha detto...

Nella colluttazione, morirono nove soldati italiani: tre delle nove salme furono tumulate presso il cimitero di Paradiso. Le stesse fonti documentano di quattordici vittime tra gli Austriaci, tutti inumati nel cimitero e nella stradine limitrofe. Pochi mesi dopo, fu eretto un monumento ai soldati italiani, nelle vicinanze del terreno bagnato dal loro sangue: presente alla cerimonia anche il duca d’Aosta Emanuele Filiberto di Savoia. Fu quello il primo monumento eretto in onore dei soldati italiani morti nella guerra 1915-18.

D'Annunzio ha detto...

Scrive Gabriele D’Annunzio…

“Questi fanti d’Italia, questi cavalieri d’Italia sapevano che stava per scoccare l’ora dell’armistizio. Lo sapevano. Avevano l’ardore in bocca, il vigore nel petto, il cuore palpitante. Erano giovani. Vivevano. Il diritto alla vita stava per essere ricollocato sul dovere del sacrificio. Essi potevano preservare il loro sangue, essi potevano ritenere nel loro pugno la loro sorte. L’ora stava per scoccare. Essi erano inebriati dall’ansia di spingere la vittoria quanto più lontana fosse data al loro soffio, sul suolo riconquistato, prima che quell’ora scoccasse e segnasse il termine raggiunto. Potevano vivere ed incoronarsi. Vollero incornarsi e morire. Al trivio di Paradiso era l’ultima resistenza, quivi era l’ultima gloria dei combattenti, quivi era lo sguardo della Patria, quello sguardo che l’eroe sente sul suo cuore segreto, e il cuore gli balza. Il nemico era protetto da fitte siepi di mitragliatrici e spazzavano la strada. In un attimo fu deliberato l’assalto, fu deliberata la carica. La gente a piedi e quella a cavallo mossero in un solo impeto: lo squadrone dell’avanguardia nella strada; ai lati gli altri due. Il fante cercava di superare il cavaliere, il cavaliere portava in rotta la potenza del fante; mai tanta fraternità d’armi fu più gloriosa. Cedette all’urto fulmineo l’ultimo ostacolo che ci separava dalle terre profanate. L’ora scoccò. Il vinto alzò bandiera bianca. I nostri morti coprivano la polvere, coprivano l’erbe. I nostri feriti sanguinavano mordendo i pugni nel rammarico della corsa interrotta…”

Il 5 maggio, nell’orazione commemorativa, lo stesso D’Annunzio pronunziò: “Per manifestare quel che oggi i sepolcri domandano e comandano al popolo italiano, mi basta di evocare gli Eroi di Paradiso…”

Anonimo ha detto...

Il Trivio Paradiso. Suona aulico, piace.

Cavallegeri ha detto...

Credo che Alberto Riva caddè prima di arrivare a Paradiso. A Paradiso credo i cavalleggeri si scagliarono lungo la strada che da Paradiso va verso il bivio in una carica incontrando la scarica delle mitragliatrici di un reparto ungherese.

Anonimo ha detto...

Riva caddè a Torsa mezz'ora prima dell'armistizio. I cavallegeri poi montarono la carica verso il bivio.

Anonimo ha detto...

Il primo monumento eretto in Italia alla fine della Grande Guerra, dedicato ai bersaglieri e ai cavalieri che si immolarono in quel glorioso e tragico fatto di sangue e che rende loro omaggio sui quattro lati della costruzione a piramide. Vi sono impressi su un lato i nomi di: Ten. Balsamo di Loreto Achille, Ten. Piersanti Augusto, soldati Marchesini Giulio, Quintavalli Giovanni, Schiavon Girolamo e Sulla Carlo dei Cavalleggeri dell’Aquila; sull’altro lato, caporal maggiore Pezzarossa Giuseppe dei Lancieri di Mantova, Sottotenente Riva Alberto Villa Santa e soldato Architu Giovanni, dell’8° Bersaglieri.
Sugli ultimi due lati la dedica fatta apporre dalla Sezione provinciale di Udine del sodalizio nazionale “Ragazzi del ‘99”: “Gli Eroi di Paradiso - ultimi gloriosi Caduti - della Patria - nella vittoriosa guerra - 1915/1918 - veterani di cento battaglie - adolescenti di frementi speranze - i più santi e i più belli - scagliarono l’anima - oltre la morte - Ore 15/4 novembre 1918. Sull’ultimo lato la dedica del XXVIII Corpo d’Armata’: “Qui - nell’ultimo bagliore della lotta - i Bersaglieri della 23a Divisione - i Lancieri di Mantova - ed i Cavalleggeri di Aquila - caricando il nemico - con la radiosa visione della vittoria - donarono alla Patria - la loro fiorente giovinezza - Ore 15 del 4 novembre MCMXVIII.

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

Qui la relazione di Don De Anna sugli ultimi atti della Grande Guerra nel suo libro "Morsano cenni storici".

Il 4 novembre verso le ore 15.15 nel pomeriggio appaiono in paese i primi soldati italiani; sono soldati del X lancieri. Essi però devono subito ritirarsi perché al centro del paese c'è un nido di mitragliatrici nemiche. Mentre i soldati italiani eseguono una manovra di accerchiamento, gli austriaci si ritirano ed i soldati italiani possono entrare, accolti con vero sollievo da tutta la popolazione. Sul campanile sventola già la bandiera issatavi coraggiosamente in precedenza da Vidotto Adolfo. Circa sessanta soldati austriaci presenti in paese vengono fatti prigionieri.

Anonimo ha detto...

Io ho trovato interessante questo pezzo della testimonainza da voi segnalata di un bersagliere reduce della battaglia di Paradiso. Quando dice "Così anche quel paese fu liberato dall’oppressore tedesco. La gente del posto ci raccontò poi delle barbarie fatte dai tedeschi: avevano portato via i viveri, bestiame, biancheria, avevano violentato le giovani donne e i genitori che si opponevano venivano uccisi."

Quando qua dicono che sotto l'Austria si stava bene, mi chiedo come mai dalla memoria collettiva le violenze, gli internamenti ed i sopprusi degli occupanti austro-ungarici siano stati rimossi dalla memoria collettiva.

Di certo i nostri nonni, nati nel 1900-1910 queste storie di sopprusi devono averle sentite raccontare in famiglia.

Altro che o Zico o Austria!

X Lancieri "Vittorio Emanuele II" ha detto...

Il Lancieri del X reggimento "vittorio Emanuele II" effettivamente operarono nella zona di Palmanova in quel periodo per cui e' plausibile che siano stati loro ad essere i primi ad arrivare a Morsano dopo l'armistizio.

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

Ad essere precisi, all'epoca si chiamava Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II" (10º).

Aveva le mostrine gialle.

ANB ha detto...

Secondo me, da quello che leggo, il S.ten. Alberto Riva di Villa Santa cadde a Torsa prima di arrivare a Paradiso. In effetti fu tra gli ultimi 9 caduti italiani della Grande Guerra (nello stesso episodio morirono 14 austroungarici a quanto si legge) peró gli ultimi devono essere stati i cavalleggeri che montarono una carica contro il nido di mitragliatrici che si trovava in corrispondenza del Trivio di Paradiso e tenuto da un manipolo di mitraglieri ungheresi. Ricordo che l'Associazione nazionale Bersaglieri a metá anni Novanta ha inaugurato un monumento ai bersaglieri proprio a Paradiso.

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