Ci sono anche degli effetti che seguono le misure e che hanno riscontri nella storia economica: ad esempio, come indicato dal prof. Alesina (Le tre lezioni (subito) dimenticate) i tagli della spesa pubblica permettono di stabilizzare e ridurre nel tempo il rapporto tra debito e Pil (ora al 120%) e gli effetti recessivi dei tagli alla spesa sono inferiori a quelli dell'aumento delle tasse. In parole povere, tagliare la spesa fa meno male alla crescita che l'aumentare le tasse. Si sa anche che le conseguenze negative delle riduzioni di spesa si possono arginare con azioni di stimolo che diano fiducia sul futuro del bilancio pubblico ai mercati.
A questo punto il dibattito sul bancone é se l'Italia sará capace di capire le lezioni della storia oppure se i soliti fastidi si ripresenteranno all'infinito perggiorando di volta in vola la situazione generale.
Difatti, il sospetto del bar é che si sia di fronte a questo circolo vizioso...
- Il debito pubblico é alto, la spesa pubblica fuori controllo, i BTP hanno spread alle stelle, la crescita é stagnante, l'occupazione bassa.
- Per calmare i mercati la BCE acquista titoli del debito pubblico italiano illudendo l'Italia che sta migliorando perché lo spread sta scendendo.
- Il governo in carica (qualunque esso sia) aumenta le tasse (con o senza "patrimoniale")
- Nulla si fa sulla spesa pubblica che oggi é circa metá del PIL
- Si apre il dichiaratificio della politica con "lotta all'evasione", "contributo di solidarietá", "aumenti dell'IVA", "patrimoniale", "coesione sociale", "equitá"...
- La crescita stagna ovvero, il PIL é fermo o in declino e tutti i rapporti "sul PIL" peggiorano perché il PIL, cioé il denominatore, non cresce
- panico e si torna al punto 1
...e fino a quando il giro continua?
2 commenti:
mi piacciono titolo e contenuti; eppure.....;eppure bisogna fare qualcosa per "tornare a crescere" altrimenti la nostra ricchezza prodotta (individuale e collettiva) si raddoppierà solo fra cinquant'anni e non si ricostruirà il sistema delle entrate che condizionerà ulteriormente gli investimenti in asili, istruzione, salute, imprese e lavoro. Anche i Comuni dovrebbero fare la loro parte mettendo in atto riforme straordinarie come la "crisi sistemica" impone: ad esempio, 1. rivedendo al ribasso i contratti con alcune forniture (gas, luce, acqua, telefono, pulizie, ....), 2. mettendo in gara, al rialzo, il servizio di tesoreria, 3. avviando gestione private di alcuni servizi a partire dalla illuminazione pubblica e dal trasporto scuolabus, e così via. Soprattutto è necessario porsi la domanda: serve ancora il Comune? serve ancora che esista il Municipio di Casdtions di Strada? serve ancora che ogni Comune svolga una decina di funzioni che non hanno alcun riflesso sugli interessi e problemi dei cittadini? Cambiare per non morire. Starìin a viodi, e sprìn ben. Mauri.
rimando al post del 2009:
Elezioni Locali: un comune di meno di 4000 abitanti ha ancora senso?
http://dibattitomorsanese.blogspot.com/2009/03/elezioni-locali-un-comune-di-meno-di.html
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