Sul Corriere della Sera di Sabato 16 febbraio 2019 è uscita una lunga intervista al noto critico d'arte Vittorio Sgarbi. Tra i tanti aneddoti che ci racconta sulla sua vita, ce n'è uno che ha catturato l'occhio del morsanico friulanista. Ad un certo punto, quando Sgarbi parla della sua infanzia, menziona che iniziò le elementari in un paesino di provincia (della provincia di Ferrara) dove tutti i ragazzini parlavano dialetto e lui con rammarico dice "Mia madre [...] non aveva capito che cultura e agricoltura sono legate. Purtroppo [i miei genitori] mi impedirono di imparare il dialetto".
"Purtroppo" capite!!!
Qui in paese il rapporto con il "friulano" come parlata ha subito le variazioni del tempo e l'evoluzione sociale. Partiamo dalla considerazione che le "elites" ambiranno sempre a differenziarsi dalla massa mentre la massa, per tutta risposta, ambirà sempre a diventare elite e nel provarci imita le elites. In base a questo principio, in Friuli le elites storiche risiedevano nei grossi centri (o nelle ville padronali dei piccoli centri) ed erano famiglie di parlata veneta come la "madrepatria" Serenissima. Così Palmanova, Udine, Cervignano finirono col sviluppare una parlata locale di sapore veneto. Il famoso veneto udinese, per capirci.
Al contempo, il popolo contadino parlava friulano. Con l'avvento del miracolo economico e l'allontanamento dalle campagne, i morsanesi han scoperto l'Italiano di Mike Bongiorno e per affrancarsi da una condizione di "massa" ed aspirare alla condizione di "élite" han iniziato a scimmiottare le "élites" tradizionali che parlavano veneto/italiano. Di fatto, dagli anni Settanta in poi, il friulano ha iniziato a diventare una parlata del "popolo" in senso spregiativo. Non è una sorpresa che le famiglie friulane più in vista, le famiglie patrizie industriali e professionali dell'alta borghesia, han rampolli cinquanta-quarantenni che non spiccicano una parola di friulano. Spesso neppure lo capiscono.
Negli anni Ottanta e Novanta, era normale udire una mamma premurosa ma poco scolarizzata che con tutti parlava friulano ma con i pargoli si scioglieva in un più o meno improbabile italiano. Risultato: figli che non parlano friulano (e che non per questo han fatto una particolare carriera di studio).
L'idea, evidentemente, era che parlare friulano fosse un retaggio dell'ignoranza caprina della orribile civiltà contadina.
Come cambiano le cose! Anni 2010 e parlare friulano è un vezzo elitario! Una Giannola Nonino che non fa gli onori di casa durante l'omonimo premio con un saluto in Marilenghe non sarebbe concepibile. Così come intrattenersi tra manager friulani nella City o a Shanghai senza un Mandi è impensabile.
La cosa straordinaria è che il friulano scritto non s'è di fatto mai usato solo che ora, tra "studiats" è d'obbligo scriversi messaggi whatsapp o via Skype in friulano. L'Italiano negli scambi colloquiali è roba da popolo ignorante. Poi su Linkedin è un vezzo altresì elitario, elencare tra le lingue parlate, oltre all'Inglese ed al Tedesco pure il Venetian o il Friulian o il Sardinian.
Da notare che comunque l'Italiano parlato a Morsano e in Friuli risente delle espressioni derivanti dall'Italiano (ad esempio "per le cinque e mezza si combina" denota un uso del vero "combinare" diverso da quello previsto dal vocabolario Zingarelli).
E il popolo? Rincorre, come sempre e parla solo Italiano.
1 commento:
a versione audio dell'Economist parla di un progetto di successo per insegnare e continuare a parlare l'Hawaiano https://www.economist.com/podcasts/2019/02/21/vatican-child-abuse-meeting-the-largest-building-and-a-hawaiian-resurgence
Se funziona per l'hawaiano vuoi che non funzioni per il friulano!
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