sabato 28 dicembre 2019

Spritz Robin Hood: togliere agli over 65 per dare agli under 35

Lo dice la demografia che nel 2018 e per la prima volta nella storia millenaria della penisola italiana, abbiamo iniziato ad avere più over 60 che under 30 (vedi Numeri utili: Sorpasso della Popolazione "over 60" sulla Popolazione "under 30" (2019).
Com'era e come dovrebbe essere ed invece così com'è...
Piramidi delle età negli anni 1861, 1911, 1961 e 2010. Dati in migliaia (fonte: ISTAT).
Lo dice la statistica economica che negli ultimi anni il tasso di povertà (con i parametri rigorosi dell'ISTAT) è cresciuto SOLO tra le classi d'età più giovani mentre è di fatto rimasto piatto tra le classi più anziane ed in particolare tra gli ultra 60enni. (vedi Numeri Utili: quota di povertà in Italia per fasce d'età (2008-2018)

Elaborazione su dati ISTAT
Le ultime due decadi (2000-2020) avrebbero dovuto essere decadi di transizione e riassestamento affinchè gli italiani facessero uno più uno e guardando semplicemente i dati dei due grafici di cui sopra, si mettessero il cuore in pace ed adottassero, se pur di malavoglia, delle politiche di riequilibrio necessarie per la sostenibilità di lungo termine dell'equilibrio socio-economico nazionale. 

In parole povere: che si togliesse quanto non dovuto alle generazioni over 60, ad esempio riducendo le pensioni ed aumentando i costi della sanità (di cui quella fascia d'età è la principale beneficiaria). "Quanto non dovuto" si riferisce alla stima che si può fare a tavolino con una calcolatrice, di quando un pensionato ha versato nella sua vita lavorativa nei 40 anni (e spesso meno) di lavoro e lo si parametrizza poi alla speranza di vita ISTAT. Si vede quanti euro riceve di pensione e mettendo tutto assieme si calcola quanto sia lecito e dovuto e quanto sia invece un FURTO alle generazioni future che invece si dovranno pagare tutto e dovranno andare in pensione ben oltre i 70 anni col 30% dell'ultimo stipendio. Indipendentemente dal tipo di lavoro, usurante o meno.

A testimonianza del fatto che questo sarà il futuro, arrivano titoli sul giornale di oggi come questo: Pensioni 2020, inizia il regno del contributivo. Così i giovani lavoreranno fino a 71 anni nel quale si legge "[...] pur avendo un’età legale per l’accesso alla pensione di vecchiaia pari a 67 anni, la nostra età effettiva di uscita dal mondo del lavoro si ferma a 63,3 anni per gli uomini e a 61,5 per le donne. Troppo pochi, secondo l’OCSE per garantire la sostenibilità del nostro sistema pensionistico. Sulla base di questi dati, il suggerimento è quello di «aumentare l’età effettiva di pensionamento», limitando le forme di prepensionamento e applicando l’adeguamento alla speranza di vita anche all’anzianità contributiva (meccanismo previsto dalla riforma Fornero e poi bloccato fino al 2026 a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne)."

Invece, quello che sta succedendo è il seguente:
  • A Morsano di Strada i partiti che han sostenuto "quota 100" ovvero una forma di prepensionamento indipendentemente dalla stima di speranza di vita del pensionato, han sfondato con oltre l'80 a tutte le recenti elezioni;  
  • Gli under 35 sono silenti, sia in paese che a livello nazionale. Silenti anche quando son costretti a salire su un aereo e volare a lavorare all'estero con la laurea appena presa.   
  • Gli ultra 60enni sono intoccabili anche nei discorsi al bar: criticare quella classe d'età per le scelte fatte in passato sia a livello di spesa pubblica sia a livello di mancanza di sacrifici per salvaguardare la sostenibilità economica (non certo l'agiatezza) delle generazioni successive, pare avere lo stesso effetto di orrore et abominio del prendere a calci e spingere una vecchietta giù dalle scale del Polifunzionale;
  • Chi osteggia ogni riforma pensionistica in senso più equo, se volete usiamo la parola "Fornero" per semplificare, confonde il dito (gli esodati, ovviamente una stortura della legge creata in un periodo emergenziale) con la luna (il problema della sostenibilità pensionistica). Lo fa scientemente se ha un doppio fine o lo fa da pirla se non sa di che si parla.  
  • Nel 2040 non ci saranno molti dei troppi pensionati "col retributivo" che abbiamo ora, però avremo tanti ultra-settantenni con pensioni misere e probabilmente classi lavoratrici con una scolarizzazione più frammentata visto che le risorse per la scuola non ci sono e non si son trovate per molti anni mentre eran scientemente dirottate verso le pensioni (dei 300 miliardi in pensioni, l'INPS ne mette 200, mentre 100 sono le nostre tasse - che non s'è capito bene perchè dovremmo dirottarle verso pensioni e non verso investimenti per i più giovani). 
  • Gli ultra 60enni sono un bacino elettorale che sovrasta numericamente gli under 35.  
  • La spesa pensionistica in Italia rappresenta il 16% del PIL (la più altra tra i paesi occidentali) ma pure come spesa pensionistica su totale spesa pubblica, le pensioni drenano la quota maggiore (vedi Italia prima tra i Paesi OCSE per quota di spesa pubblica destinata alle pensioni. In percentuale al Pil spende più di noi solamente la Grecia.). 
  • La spesa per le pensioni, secondo le previsioni dell'INPS in 20 anni raddoppierà
Così la platea del bar s'è divisa tra:

- chi sostiene che andare in pensione con 40 anni di contributi sia giusto indipendentemente da altre considerazioni perchè è una misura di giustizia sociale per chi ha lavorato e ha già dato alla società anche attraverso le tasse sul lavoro;
- e chi dice che, quando la coperta è corta, si devono fare i conti con i piedi che restano scoperti e si deve ricalibrare sia l'età pensionabile, sia l'assegno, sia la redistribuzione delle risorse pubbliche per dare alle generazioni più giovani quanto sia necessario per un futuro economicamente sostenibile. Non si può dare alle generazioni più anziane senza tener conto della già menzionata coperta corta.

...e nell'assenza di un qualsivoglia dibattito pubblico sulla questione, nella connivenza delle classi governanti pro-tempore che guardano solo al brevissimo periodo e generalmente al loro tornaconto elettorale e basta, il dibattino pare non esserci proprio... 


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Vedi anche:

- dati INPS https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=52542 e https://www.inps.it/docallegatiNP/mig/Doc/Bilanci/repository/information/RendicontiGenerali2018/Sintesi_Rendiconto_2018.pdf

- dall'Istituto Bruno Leoni - Pensioni: NON sono in equilibrio, è un welfare NON per giovani, famiglie e poveri

lunedì 23 dicembre 2019

Spritz Millennials: La questione dei morsanici nati dopo il 1984 è sulle stesse onde di quella mondiale?


La gratificazione istantanea cui i Millennials di Morsano sono (stati) abituati porta a lungo andare a  mancanza di autostima? 

Questa la questione cui Simon Sinek, un autore americano di libri sulla motivazione e sul comportamento, ha dato un punto di vista che fa riflettere. 

Il video, per chi riesce a seguire l'inglese, offre diversi spunti di riflessione che sono poi stati discussi al bar tra uno spritz e un prosecco.


martedì 17 dicembre 2019

Spritz Expat: i giovani morsanesi più brillanti e capaci emigrano?

Oggi il Messaggero Veneto titola "È fuga dal Friuli Venezia Giulia: siamo al 1º posto per l’emigrazione di giovani cervelli". Nell'articolo si fa riferimento ai dati ISTAT "[...] 816 mila gli italiani trasferitisi all’estero negli ultimi 10 anni, il 73% dei quali venticinquenne o poco più, e tre su 4 con un titolo di studio medio-alto."

"In questa poco piacevole situazione spicca il Friuli Venezia Giulia che, non per valori assoluti ma in rapporto alla popolazione residente, è in vetta tra le regioni italiane per tasso di emigrazione: lasciano il territorio, infatti, 4 friulgiuliani ogni mille residenti."
Al momento abbiamo 6 morsanesi laureati all'estero e son tutti andati via prima di compiere 30 anni.

La sociologia dell'emigrazione ci spiega che chi emigra tende ad avere più spiccate qualità di intraprendenza e curiosità intellettuale.Di solito le fascie più disagiate della popolazione non tendono a migrare, sono bensì le fasce medio-alte a muoversi.

Pensiamo alla migrazione interna di fine '800 dalla Carnia al Friuli Austriaco (Mariano) e poi nel manzanese, migrazione che diede origine alla produzione della sedia impagliata, una specialità tecnica creata proprio dalle mani sapienti di quei carnici abituati a lavorare il legno nei mesi invernali. Verosimilmente, nella lavorazione artigianale del legno, questi carnici emigrati in "Austria" erano artigiani più abili dei loro compaesani in Carnia e comunque più abili degli artigiani locali.

Oggi si potrebbe tracciare un parallelo con i giovani che hanno una solida preparazione universitaria e che lasciano i piccoli paesi della Bassa Friulana.

Così al bancone del bar si son creati i soliti gruppi di discussione tra ...

- chi ritiene che l'emigrazione sia un fenomeno passeggero che interessi una parte troppo piccola della popolazione per preoccuparsene;

- e chi ritiene che di fatto ci stiamo perdendo i migliori giovani ovvero la futura classe dirigente locale (potenziali imprenditori, dirigenti d'impresa, abili professionisti e pure futuri sindaci, assessori, presidenti di associazioni ecc.) e che il fenomeno non possa più essere ignorato neppure a livello locale.

...e il dibattito continua tra chi rimane e chi legge questo post da Berlino, Londra, Boston...


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Vedi anche:

Mondopoli Perché le persone migrano? I fenomeni migratori tra mito e realtà (Aprile 2019)
Università di udine Cantiere Friuli "Nuova emigrazione" di Gian Pietro Zaccomer (ottobre 2019)

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