giovedì 30 maggio 2013

Numeri Utili: I costi del parlamento (2013)

Camera e Senato costano ancora 1,5 miliardi l'anno: dal barbiere al commesso ecco tutte le voci di spesa:

  • Secondo uno studio comparato citato dal Sole 24 ore, il nostro Parlamento costa il doppio rispetto alle assemblee dei nostri partner europei nonostante non ci siano indicatori per sottolineare una maggiore efficenza del nostro Parlamento rispetto a quelli Francese o Inglese 
  • Nel 2012 il Parlamento è costato €1,5 miliardi (0,1% del Pil)
  • Ad ogni elezione oltre a questo i partiti incassano circa €150 milioni 
  • La Camera riceve €992 milioni
  • Il Senato riceve € 505milioni
  • Sono stati tagliati €8.5 milioni di contributi finanziari per cariche interne alla Camera peró questo é nulla se rapportato al costo complessivo (€992 milioni)
  • I tagli (simbolici) della dotazione dello Stato alla Camera da quest'anno sono solo del 5% (si passa da 992 milioni a 943). 
  • La Camera ha 1.500 dipendenti e 630 deputati 
  • Gli stipendi dei dipendenti della Camera ammontano a € 238 milioni cioé uno stipendio medio annuo di 150.000 euro (10.000 euro al mese per 15 mensilitá) a cui si aggiungono i contributi di € 287 milioni
  • Gli ex dipendenti percepiscono pensioni d'oro per un costo di € 216 milioni
  • La camera sborsa per le indennitá di carica e pensioni per gli ex deputati € 300 milioni
  • Il Senato ha circa 800 dipendenti e 315 Senatori
  • Al Senato i costi di personale e emolumenti di senatori ed ex senatori ammontano a € 480 milioni
  • I tagli previsti dovrebbero portare il Senato a ridurre la richiesta di soli 76 milioni rispetto ai costi totali
  • Nel 2001 il Senato costava 450 milioni ed é arrivato al record di 526 nel 2011 
  • Un documentarista neo assunto alla Camera guadagna 1.900 euro netti al mese
  • Un consigliere parlamentare parte da 2.900 euro netti al mese e puó arrivare a guadagnare anche 350.000 lordi a fine carriera 
  • un commesso a fine carriera puó arrivare a 133.000 euro lordi 
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mercoledì 29 maggio 2013

What's up Morsan? Cognoscenti

Alla "Morsano bere" (una variazione alcolica locale della Milano bene) non è sfuggita la parola chiave in un articolo del Financial Times dell'altra settimana dedicato al mondo del Golf. Mondo del Golf che anche qui in zona ribolle di entusiasmo per la partecipazione del mitico Costantino Rocca al Torneo Alpe Adria al Golf Club di Grado nei prossimi giorni.

Si tratta della parola "cognoscenti" che gli anglofoni pronucniano Con-Yo-Centi.

E' di derivazione latina (verbo cognōscere) ma pare però sia una latinizzazione della parola italiana "conoscenti", forse perchè la parola italiana era di più difficile pronuncia.

Essenzialmente è l'equivalente di quello che si usa in Italiano con la parola francese "connoisseurs" ovvero coloro che hanno una conoscenza superiore e sopraffina di una determinata cosa.

Noi usiamo il francesce mentre gli inglesi usano il latino italianizzato per dire la stessa cosa. Probabilmente nella psicologia delle persone chi "conosce più di tutti" per forza di cose è uno straniero tra comuni mortali.

Ad ogni modo, anche oggi il morsanico di mondo ha fatto un passo avanti nella comprensione linguistica internazionale ed è a little cognoscente

lunedì 27 maggio 2013

Spritz Outsourcing: Insourcing e orgoglio manifatturiero, è l'ora del “ritorno in patria”?

Outsourcing (in inglese letteralmente "approvvigionamento esterno") si traduce in italiano con "esternalizzazione", senza entrare nei dettagli e nel significato preciso del termine, nella vulgata comune significa trasferire alcune proprie produzioni (es. semilavorati) o la gestione di servizi interni (es. l'IT) ad altre aziende all'estero. Il ritorno delle fasi del processo produttivo all'interno dell'azienda (inhouse) sono chiamate backsourcing (vedi anche internalizzazione).

Tradizionalmente le imprese esternalizzano verso paesi esteri che offrono costi del lavoro più bassi (es. Cina e paesi emergenti) e/o sgravi fiscali (es. Iralnda).

Il punto della discussione però sono alcuni trend che stanno emergendo. Fino ad oggi, i politici delle nazioni a economia matura, hanno resistito l'outsourcing perchè nella psiche dei cittadini equivaleva a portar via occupazione in favore di paesi emergenti dove, per contro, i costi erano bassi anche perchè le condizioni del lavoro non seguivano gli stessi standard di alta sicurezza, salute e giusta retribuzione raggiunte nei paesi di esconomia avanzati attraverso un secolo di rivendicazioni sindacali e miglioramenti sociali. Tuttavia, questo non ha fermato il business dell'outsourcing/esternalizzazione, anzi, se un pallone da calcio cucito a mano costava 9.99 euro o una maglietta 2.99 euro, gli acquirenti occidentali continuavano ad acquistarli mentre i produttori continuavano a lavorare in condizioni obrobriose. Insomma, occhio non vede, portafoglio non piange. 

Un giorno sarà da riportare in America anche quella
prigione gestita in outsourcing a Cuba
Da un paio d'anni però la musica sta cambiando. A metà 2012, General Motors decide di riportare in azienda buona parte delle funzioni IT in precedenza affidate in outsourcing. Cioè, chiude il contratto con un'azienda indiana e decide di gestirsi da se i propri sistemi informatici. Il che ha scatenato il dibattito tra gli operatori del settore (vedi Outsourcing contro insourcing. L’ora del “ritorno a casa”?).

Il crollo della fabbrica in Bangladesh ha aperto gli occhi a molti sul vero prezzo da pagare per le magliette a prezzi stracciati.

Poi ci si è messa la perdurante crisi economica in Occidente dove la mancanza di lavoro è il problema numero uno e vedere le proprie aziende che spostano fabbriche o servizi all'estero è sempre meno tollerato dall'opinione pubblica. Inoltre, il trasporto della produzione dai paesi emergenti verso i mercati occidentali è progressivamente aumentato come pure sono aumentati i livelli di insoddisfazione dei lavoratori spesso veri e propri schiavi nei tuguri di qualche impresa cinese o del Bangladesh. I suicidi nelle fabbriche cinesi ne sono uno dei segnali (vedi la Fabbrica dei Suicidi). Sebbene le rivendicazioni salariali cinesi hanno portato i salari a triplicare in 5 anni. 

Made in Friuli
Così oltre alla General Electric che ha riportato in Kentucky dalla Cina gli impianti di produzione di lavatrici, frigoriferi e radiatori, ci sono Google realizzerà il nuovo NexusQ in California, a San Jose, nella costosa Silicon Valley e Catepillar che produrrà scavatori in Texas. Di fatto la prolungata disoccupazione ha ammorbidito la forza lavoro occidentale spesso più disposta a prendere lavori che una decade fa avrebbe rifiutato, i processi di produzione richiedono meno manodopera ma più specializzata premiando quindi i talenti e gli studi che qui in occidente abbondano e che oggi son disposti a salari da operaio di linea di anni fa pur avendo maggiori studi alle spalle. Negli USA pure i sindacati sono più disponibili a dialogare ed evitare contrapposizioni purchè si aprano fabbriche. Secondo studi, ben il 37% delle imprese americane sotto il miliardo di dollari sta pensando di far rientrare in patria le produzioni e i servizi IT (vedi Correire della Sera - Addio outsourcing, torna l'orgoglio del made in USA).

A chiudere il cerchio arriva la dichiarazione del presidente di Confindustria, Squinzi, che alla recente assemblea nazionale ha dichiarato che  «Per tornare a produrre più benessere l'Italia deve fare leva sulla sua risorsa più importante: la vocazione industriale in tutte le sue declinazioni. Il manifatturiero è il motore del nostro sistema». Con il primo ministro Letta che gli ha risposto «Dobbiamo avere come obiettivo una nuova leadership europea in campo industriale» e «raggiungere nel 2020 il 20% del pil prodotto dall'industria e dalla manifattura in Italia e in Europa» (vedi "Squinzi lancia l'allarme: Nord sull'orlo del baratro".

Da un lato è un modo per dire che con la crisi il manifatturiero è sceso al 18% del PIL Italiano e va riportato dov'era, cioè al 20%, ma dall'altro, è una svolta epocale perchè è da tre decadi che nel mondo occidentale si predicava la novella per cui la manifattura era finita e noi si doveva vivere di servizi lasciando le fabbriche a quelle zone del mondo in cui i costi dei salari erano stracciati e i lavoratori avevano poche pretese perchè in corsa per lo sviluppo. Le "business schools" ci hanno sguazzato formando un'intera classe dirigente di yuppies che guardano dall'alto in basso il "costruire cose" invece di impacchettare servizi.

In bar, il C.A.F.O.N. discute se la convergenza di avanzate tecniche produttive, alta specializzazione scolastica dei lavoratori occidentali coniugata con ridimensionate aspettative salariali e più bassi costi di trasporto dal produttore al consumatore, abbia di fatto chiuso l'epoca dell'esternalizzazione ed aperto la  re-industrializzazione delle economie mature. 

C'è chi dice che è solo un dietro-front temporaneo e chi invece vede nuovi scenari di crescita qui da noi legati alle manifatture d'eccelenza. 

...e il dibattito continua in-house nel bar

venerdì 24 maggio 2013

Spritz Donations: Miliardari Morsanesi e quando dare denaro a chi ne ha bisogno.

Se finisce la carta igienica
c'è la carta di credito
Il mondo dei miliardari morsanesi è ancora sotto shock dopo che è trapelata la notiziona che il principe saudita Alwaleed bin Talal s'è dichiarato profondamente irritato dall'essere stato indicato solo come 26° nella classifica mondiale dei miliardari dalla rivista "Forbes" - Forbes billionaires list (che di miliardari ne conta 1.426 nel mondo). Rivista accusata di forte pregiudizio nei suoi confronti e nei confronti dei suoi 20 miliardi di dollari di ricchezza personale.

Così anche in osteria a Morsano ci si è chiesti ma perchè uno si appassiona così tanto ad una classifica? In fin dei conti cosa ti frega in che posizione sei se sei pieno di soldi?

La risposta è che a tutti interessa quella classifica, sia a chi c'è dentro che chi ci sta fuori la cui fantasia viene affascinata dai tanti zeri con il segno $ vicino. Ovviamente questa non è la classifica del merito ed è fuorviante determinare il valore delle persone sulla sola base della richezza. Anche perchè tra Bill Gates e un principino saudita la differenza di merito è intuitiva.

Parlando di Bill Gates, assieme all'altro miliardario Warren Buffet, ha fondato il movimento "the Giving Pledge" che essenzialmente chiede ai miliardari del mondo di donare parte della loro ricchezza per opere tangibili di beneficenza. La cosa simpatica è che un signore voleva entrare nel club ma aveva "solo" 800 milioni di assetti liquidi e gli è stata chiusa la porta!

A Morsano sono tutti concordi che la natura competitiva dell'uomo può essere rivolta a vantaggio dei più se l'essere parte di un club esclusivo dei "donatori" spinge sia l'ego che le donazioni. Essere solo attratti dall'esclusività perchè si teme che la propria ricchezza non sia apprezzata, come nel caso del principe saudita, è una distorsione più che un vantaggio.

Chiaro se molti hanno fatto i soldi grazie alla vicinanza a sistemi politici opachi, insomma i soldi non danno rispettabilità. Rispettabilità che di certo c'è in chi fa a gara a chi devolve di più per opere di interesse collettivo e per chi ha più bisogno. Tradizionalmente in paese il passaggio è fatto con donazioni di tempo ad opere di volontariato piuttosto che donazioni di denaro.
Comunque il tema interessa e se ne discute cn miliardi di angolature diverse...

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Vedi anche Bloomberg Billionaires ranking e  "The club of billionaire is becoming less exclusive"

giovedì 23 maggio 2013

Articoli Utili: La Chiesa come Azienda

Voli della madonna 
The Economist – Pope, CEO Management tips for the Catholic church

Cosa possono imparare i papi dagli amministratori delegati (i Chief Executive Officer - CEO) e viceversa?

Anche in bar a Morsano si discute spesso di come i beni della Chiesa vengano gestiti e di come la Curia di come prenda decisioni più o meno sensate da un punto di vista economico e di crescita dei suoi... followers.

Seguendo la linea dell'Economist, la Chiesa Cattolica come organizzazione è la multinazionale più vecchia al mondo ed è pure quella di maggior successo visti i numeri:

  • 1.2 miliardi di "clienti", 
  •  1 milione di "dipendenti" 
  • decine di migliaia di volontari
  • una rete di "distribuzione" globale
  • un logo conosciuto a livello mondiale
  • una impareggiabile autorevolezza nelle sedi importanti delle decisioni internazionali
  • una promettente crescita nei mercati emergenti: il numero di Cattolici nell'Africa Sub Sahariana è cresciuto da 1 milione nel 1970 ai 171 milioni del 2012 (dall'1% del totale al 16%), In Asia-Pacifico da 14 milioni del 1910 ai 131 milioni del 2012 (dal 5% al 12%). Per contro in Europa i Cattolici sono scesi dall'essere il 65% del totale dei cattolici nel mondo nel 1910 ad un mero 24% oggi  
Insomma, una serie di punti che richiedono l'attenzione di un amministratore di classe mondiale (oltre che guida spirituale, ovviamente). La gestione del personale e della reputazione si può imparare dal settore privato dove gli scandali (es. sessuali, finanziari) causati da dipendenti che si macchiano di cattiva condotta vengono immediatamente circoscritti e le conseguenze per i rei rese pubbliche (pena conseguenze gravissime per l'immagine e affini se le malefatte si scopre che erano state coperte). 

Poi i meeting tra i top managers aziendali si devono tenere su base regolare per rivedere la gestione globale e non una volta ogni... dimissione di papa.

C'è poi da focalizzarsi sul "core business" (come dicono a Roma, "al core de mamma"). La "core competence" della Chiesa è offrire un bene spirituale. Per fare questo ci può stare che si trovi a gestire beni "terreni" strumentali alla sua missione come scuole e ospedali. Ma cosa centri la gestione di una banca (con Bancomat vaticani con istruzioni in Latino!!!) o di un larghissimo portafoglio di proprietà immobiliari sfugge ai più.

Le grandi multinazionali come Ford o IBM si sono distanziate da attività non-core business ed hanno avuto più risultati. Secondo l'Economist la Chiesa dovrebbe fare lo stesso.

C'è poi la dimensione regionale: come detto in Europa i Cattolici sono scesi dall'essere il 65% del totale dei cattolici nel mondo nel 1910 ad un mero 24% oggi. Il fatto che per una serie successiva di 456 anni i papi siano stati tutti Italiani o comunque mittel-europei e che ben 140 cardinali vivano a Roma non depone a favore di chi deve gestire una multinazionale.  

Cisco ha creato una seconda sede parallela a Bangalore, in India, per meglio cogliere le esigenze dei mercati emergenti dell'Asia. Mentre Castel Gandolfo, la residenza estiva del Papa, è a soli 20 km da Roma, avrebbe senso spostarla in America Latina.

Inoltre, molte aziende creano dei centri d'eccellenza in giro per il globo per attrarre talento dei paesi emergenti. Il Vaticano potrebbe spostare alcuni dipartimenti in questi paesi. Ad esempio quelli che sovraintendono alle missioni. Se non altro sgonfierebbe molte diatribe puramente romane ed interne alla Curia.  

Sedersi sugli allori rischia di aprire la strada alle start-up concorrenti come i "pentecostali" che in America Latina hanno fatto scendere la percentuale di Cattolici sul totale degli abitanti dal 90% del 1910 al 72% di oggi. Vero è che la Chiesa sudamericana ha copiato alcune tecniche dei Pentacostali tipo organizzare le messe della liberazione negli stadi del calcio e permettendo ai preti di parlare nelle lingue locali. Tuttavia papa Benedetto XVI si rifiutò di incontrare nel suo viaggio in Brasile, padre Marcelo Rossi, un prete carismatico che ha venduto oltre 12 milioni di CD. Come disse il capo di General Electric: "le imprese hanno bisogno di cambiare con nuove idee provenienti dal mondo emergente se non vogliono essere cambiate da rivali dei paesi emergenti"

Sempre più il papa non è solo il vescovo di Roma.


Vedi anche:

mercoledì 22 maggio 2013

Numeri utili: Spese Militari (2012)


Prendendo spunto da The Economist - “Europe defence Industry: A hard Pounding, this 

Falling defence budgets and excess capacity have put Europe’s military equipment makers in a bind. Consolidation is needed.

Qui si racconta come la spesa per la difesa nell’Unione Europea dal 2008 al 2012 sia scesa da €200 miliardi a €170 miliardi e come sia necessaria sempre più collaborazione tra i vari campioni nazionali del settore (BAE, Dassault, Finmeccanica, ThyessenKrupp ecc.)


martedì 21 maggio 2013

Spritz Nuts: il Decreto ingiuntivo contro la Blogger aiuta o danneggia?

Arte Moderna - Installazione con la nota crema
di nocciole ma a me sembra una cagata pazzesca
In bara Morsano non ci sono ragazze lasciate dal fidanzato. Ci sono piuttosto muratori e operai friulani che la mattina fanno colazione con caffé corretto sniape e con pane e salame. Tuttavia il tema della giornata appassiona perché ha a che vedere con un blog e con un prodotto alimentare di tendenza.

Ora, che tutti i blog prima o poi vengano fatti chiudere é un dato di fatto e per il nostro blog é solo questione di tempo, peró che un'azienda spedisca un'ingiungione di chiusura ad un blog dedicato con passione ad un proprio prodotto ha scatenato il dibattito aziendalistico. Robe da far andare la grappa di traverso.

I fatti sono raccontati qui: DECRETO INGIUNTIVO Nutella, la Ferrero ordina alla blogger di cancellare la Giornata mondiale. Sara Rosso 6 anni fa ha inventato il World Nutella Day (5 febbraio). Ora si dice obbligata a chiudere.

Al che la domanda che é sorta in bar é: far chiudere un blog di fan entusiasti del tuo prodotto é un bene perché riporti il controllo del marketing sotto le ali dell'azienda oppure é un boomerang clamoroso che non ti mette in sintonia con le nuove tendenze di marketing studiate nelle Business Schools e che mettono in evidenza la crescente importanza della "Voice of the Customer"?

... e il dibattito continua a spalmarsi


Vandalismo: Pure Lignano s'Incazza


"Stop Maiali Pentecoste a Lignano Sabbiadoro" é apparso da poco su Facebook ed e' subito esploso il caso. Si tratta del gruppo contro i vandali che nel weekend di pentecoste (casualmente il periodo di vacanza per molte scuole austriache e tedesche), vandalizzano la spiagghia del noto litorale friulano. 

Fatto salvo che i vandali possono beniussimo essere nostrani come il salame, bene hanno fatto a commentare anche in tedesco perché chi ha orecchien per intenderen intenda

Altro che clandestini! 

lunedì 20 maggio 2013

A proposito di Giocco d'Azzardo e dei suoi costi sociali a Morsano (e non solo)


Quando si vedono dei compaesani con gli occhi spenti affacciarsi dalla saletta del video poker o si osservano delle fintamente allegre signore allegerirsi di carte da 10 euro fresche di ritiro della pensione di fronte al banchetto del "gratta e vinci", sorge l'irrisolta questione del Gioco d'Azzardo diffuso: opportunitá o costo per la Societá?

L'equazione negli ultimi anni sembra essere stata: 
Giá s'era occupato di gioco d'azzardo Teodoro Buontempo, da poco scomparso, il quale, in una trasmissione riferí che anni prima aveva anche ricevuto minacce da organizzazioni criminali sudamericane che s'erano infiltrate nella gestione del gioco alle machinette. Chiude il cerchio il servizio delle Iene... "Parlamentari pagati da lobby e multinazionali anche nel settore dei video giochi e delle slot machine". 

Per il resto tutto tace, forse va bene cosí. O forse no. 

domenica 19 maggio 2013

Lettera di un Lettore: La contesa sulla strada Palmanova Manzano

Palmanova, lì 15.04.2013

Con cortese richiesta di pubblicazione se ritenuto di interesse generale.

La contesa sulla strada Palmanova Manzano rappresenta in modo esemplare la crescente difficoltà di rapporti tra cittadini e rappresentanti eletti; crisi peraltro testimoniata in modo incontrovertibile dal crollo dell'affluenza al voto. La nostra classe politica non appare in grado di cogliere e governare questo malessere, quasi avesse smarrito gli strumenti per interpretare la realtà, arroccandosi in comportamenti che sembrano spesso incomprensibili e irrazionali.

Questa infrastruttura viaria era stata pensata in altri tempi, quando forse avrebbe potuto avere una qualche giustificazione; dopo venticinque anni, corre il rischio di risultare anacronistica, certamente costosa. Eppure i politici di quasi tutti gli schieramenti recitano, assieme e come un mantra, che si tratta di una realizzazione importante, necessaria, indispensabile. Quasi che ripetendo mille volte lo stesso concetto, questo possa diventare più vero e più credibile. Da dove derivi questa granitica

certezza è un mistero. Tanto più, se si osserva che ogni amministratore pubblico coglie sfumature diverse e contrastanti: alcuni ritengono questa strada importante per il distretto della sedia, altri per il vino e l'agricoltura, altri per riscattare il cividalese da una secolare emarginazione, altri ancora per rilanciare il turismo. Alcuni dicono che è utile oggi, altri invece affermano che sarà utile in futuro. Il cittadino ascolta queste dichiarazioni estemporanee e ne trae la spiacevole convinzione di avere una classe politica autoreferenziale, incapace di rispondere razionalmente alle osservazioni e alle critiche che vengono dal territorio. Un mondo a parte, dove ci si elogia e ci si sostiene a vicenda, facendo ostinato quadrato contro chi non condivide il pensiero dominante.

Come può “tecnicamente” qualche chilometro di strada rilanciare l'economia del Manzanese, se il mercato è oramai globale, e i nostri prodotti dovrebbero essere venduti ovunque, su piazze che distano migliaia di chilometri dal Friuli? E' possibile, invece, fare qualche ragionamento serio su quali prodotti offrire al mercato mondiale, sulla loro reale competitività, sulla capacità di intercettare la domanda proponendo articoli innovativi e di qualità? Credo nessuno possa infatti pensare di colmare il deficit di proposta commerciale semplicemente arrivando al casello autostradale qualche minuto prima. Le strade su cui si muovono i prodotti, e si incrocia domanda e offerta, al giorno d'oggi, sono le strade virtuali di internet, che possono raggiungere in pochi secondi ogni angolo del mondo. In assenza di pianificazione e strategia, la nuova strada potrebbe paradossalmente diventare utile al trasloco delle ultime aziende verso lidi più profittevoli, verso Stati meno vessatori nei confronti della libera impresa.

Infine, un considerazione. Molti politici sostengono che il denaro pubblico stanziato và comunque speso, altrimenti si corre il rischio che venga indirizzato ad altre esigenze. La tesi sarebbe condivisibile se questo denaro fosse a nostra disposizione per grazia ricevuta, magari caduto da un pero, e non fosse invece prelevato dalle tasche dei cittadini. Gli stessi cittadini che, ingrati, non colgono la straordinaria occasione di spenderlo, e, pretendono invece una seria analisi costi/benefici. In tempi di pesantissima leva fiscale, spendere del denaro solo perchè disponibile risulta incomprensibile a chi faticosamente paga le tasse. Tanto per chiarire, si tratta di una spesa di 1,5 euro per ciascun cittadino italiano, contando tutti gli abitanti d'Italia, dalle Alpi a Pantelleria; oppure, per limitarci a un contesto più domestico, di 72,0 euro per ciascun abitante della nostra Regione. Risparmiare può significare ridurre il carico fiscale; l'idea, di per sé, non appare così disdicevole. Se denaro pubblico và impiegato, questo va indirizzato a migliorare il nostro sistema produttivo, a renderlo competitivo nel mondo, alla formazione di una cultura industriale solida e non estemporanea, alla definizione di prodotti nuovi e d'avanguardia, ad alto valore aggiunto. Solo con questa logica, forse, potremmo salvarci da un declino industriale che sembra inarrestabile.

RoDiMa

sabato 18 maggio 2013

What’s up Morsan? Boondockophobia

You don't get this in the boondock

I giovani fighetti appena laureati vogliono guadagnare bene, lavorare come matti 12-13 ore al giorno pure durante i fine settimana ma allo stesso tempo fare festa. 

Questo tipo di vita è possibile se si fa i consulenti in compagnie di serie A della consulenza aziendale di livello mondiale che immancabilmente hanno uffici nelle grandi cittá globali (Londra, Morsano di Strada, New York, Shanghai ecc.).

Il segreto è attrarre i talenti nei posti dove i talenti vogliono vivere (le grandi cittá) e mandarli in prestito alle aziende-clienti con sedi nei posti sfigati del mondo (cioè fuori dalle cool-metropoli di cui sopra).

Il giovine consulente è ben contento di prendere l’aereo e andare a farsi un’esperienza risolvendo problemi (o creandone di nuovi) alle aziende localizzate nella periferia del mondo, conscio che poi nel weekend se ne tornerá nellá Civiltá per far festa. Per contro le aziende della periferia son ben felici di godere dei servigi di cervelli che altrimenti non potrebbero permettersi. Insomma la tipica situazione "win-win" dove tutti son contenti.

Questa ritrosia dei cervelli brillanti a vivere nei Castions di questo mondo si chiama Boondockophobia, termine liberamente mutuato dall’Economist “PowerPoint Rangers – The life of a young consultant” (vedi anche “Management Consulting: To the brainy, the spoils”). Deriva da "Boondock" cioé zona remota, periferica e "phobia" cioé fobia. 

Visto che il fenomeno si osserva anche a livello paesano, è stato subito felicemente ripreso qua.

martedì 14 maggio 2013

Morsano Tic-Toc: A quando la prima stampante 3D industriale in paese?

Nella manifattura tradizionale un pezzo viene progettato poi in altoforno producono dei semilavorati fusi in pezzo unico. Poi si porta il pezzo in un'officina che con le macchine utensili (torni, fresatrici, piallatrici, ecc.) dá forma al pezzo per poi assemblarso ad altri pezzi per realizzare un prodotto finito.

Questo é quanto ci hanno insegnato al Malignani. 

Gonars 3.0? Ciabatte fatte con la stampante 3D
Peró esiste una nuova tecnologia che rivoluziona questo processo, tanto che si realizzano anche intere ali di aereo (per ora in forma sperimentale) usando delle giganteste stampanti 3D. In pratica, da un progetto su computer, si elabora la realizzazione di un oggetto finito composto da materiale metallico e con caratteristiche simili a quelle di un equivalente metallo ottenuto con la fusione in altoforno, attraverso il deposito di un leggero strato di polvere composita che, riscaldata da un micro raggio (eg. laser) ad alta temperatura, solidifica lo strato sopra il quale vengono successivamente depositati e solidificati migliaia di microstrati fino alla creazione di un oggetto finito con precisioni dimensionali micrometriche. Per saperne di piú vedi Stampa 3D su wikipedia

Di stampa 3D ne avevamo parlato nel post "Oggetti con la stampante 3d" e pure avevamo sottolineato alcuni aspetti particolari del fenomeno "stampa 3D" in Spritz 3D: Se la pistola me la costruisco a casa

Ovviamente le discussioni sono iniziate da anni sulle riviste scientifiche internazionali per poi tracimare sulle riviste di diffusione economico-finanziaria, sempre internazionali, attente a capire quali solo le prossime opportunitá d'investimento (es. The Economist "The printed world", Financial times "3D printing 'bigger than internet'" ecc.)
Tecnico Ortodontico 3.0? Ti stampo i denti

Ora si inizia a leggere di stampa 3D nei quotidiani nazionali italiani (vedi Oggetti con la stampante 3d) e i primi pionieri industriali si fanno sentire (vedi "I pezzi per i bolidi da FormulaUno stampati in 3D da trenta operai" - Così una piccola impresa aumenta la competitività dei grandi marchi. «Dal progetto all'auto ora passano solo 18 mesi»)

C'é da aspettarsi qualche notizia in merito anche sui giornali regionali prima o poi.

Manzano 3.0? Mi stampo la sedia,
arredare la casa con la stampante 3D
Il punto peró é capire quando gli industriali morsanesi inizieranno ad adottare delle stampanti 3D per produrre pezzi finiti e quando questa nuova tecnologia inizierá a rivoluzionare il modo di produrre anche qui su base localissima. Si potrá fare il progetto in un ufficio (o pure nella scrivania di casa) a Morsano e poi mandare il file in Cina, in India, negli USA o pure a Talmassons dove una stampante 3D totalmente automatizzata realizzerá il prodotto. Oppure il progetto verrá fatto a New Delhi o a Pechino o al MIT di Boston e quindi "stampato" col 3D in un'officina di Morsano.



Ricapitolando:

- Anni Ottanta-Novanta: discussioni scientifiche internazionali sulla stampa 3D e primi prototipi
- Anni Duemila: la stampa internazionale inizia a parlarne e la produzione in alcuni ambiti internazionali funziona
- Anni '10 iniziano le produzioni in alcune fabbriche nazionali
- 20?? le stampanti 3D diventano parte della realtá industriale morsanese

Capire quando sará quella "??" per Morsano é il nocciolo dell'analisi tecnologico-temporale con l'orologio che ticchetá da qui fino all'installazione delle mitologiche stampanti...

Tic-Toc...

lunedì 13 maggio 2013

Crisi (epocale): Se non si vede la luce in fondo al tunnel

Questa mattina negli uffici di un ente territoriale della zona la discussione s'é centrata sulla crisi. Non é una crisi di pochi mesi, ha sottolineato l'impiegato, bensí una crisi epocale. Anche qui in friuli non si vede la luce alla fine del tunnel. Peggio, non si vede una qualsiasi luce, cioé non c'é una direzione da seguire o una speranza precisa da avere per tener duro e stringere i denti. Si stringe ma dove stiamo andando? Che futuro?

E intanto a Telefriuli questa sera si discute del caso di un centro commerciale regionale che cercando 60 dipendenti si é ritrovato con 3000 domande da parte di giovani di cui 300 laureati. In trasmissione verrá anche mostrta una brevissima intervista a un morsanese che la risposta alla sua domanda di lavoro l'ha trovata all'estero. 

Se una luce si vede in fondo al tunnel, sembra tanto essere un treno...


domenica 12 maggio 2013

Spritz Globalization: Se le carte da briscola "trevisane" sono "made in China"

Sulle prime sembravano uguali ma a ben vedere i motti nei disegni degli assi non c'erano. Il "per un punto Martin perse la cappa" é troppo caratteristio per non esserci. Poi al tatto ci si accorge che non hanno la consistenza cui siamo abituati. Gira e rigira ti incuriosisci e vai a vedere nella scatola... carte da briscola ...Made in China.
A Morsano é scattata la rivoluzione! Ma come!?! Pure le carte da gioco! vada per le macchine fotografiche, i tablet, le lampadine, i pannelli fotovoiltaici, le scarpe, le giacche, le camice... ma le carte no!

venerdì 10 maggio 2013

Spritz Training: Se i Corsi per il Reinserimento nel Mondo del Lavoro servono solo ai Politici? Atto Secondo

In risposta al nostro post "Spritz Training: Se i Corsi per il Reinserimento nel Mondo del Lavoro servono solo ai Politici?" qualcuno ha scovato un'inchiesta de "Il Friuli" proprio sul tema dei corsi sponsorizzati con soldi pubblici per favorire il reinserimento nel mondo del lavoro.

Si tratta dell'inchiesta "Formazione a perdere" con un anelito degli artigiani a "rimettere in pista l'apprendistato" ma fatto come dio comanda. Il sottotitolo: "Con i soldi pubblici si finanziano migliaia di corsi professionali, molti dei quali con pochissimi allievi e di dubbia utilità per il fabbisogno di manodopera delle aziende". 


giovedì 9 maggio 2013

Spritz Training: Se i Corsi per il Reinserimento nel Mondo del Lavoro servono solo ai Politici?


Fuori dal bar, appoggiati in piazza San Pellegrino ieri sera è scattata la polemica sui corsi che diversi enti ed organi regionali, provinviali, statali, para statali e compagnia cantando, organizzano ufficialmente per aiutare il reinserimento dei disoccupati (di vecchia data o nuovi disoccupati che hanno perso il lavoro) nel mondo del Lavoro.

L'oggetto del contendere è stata la frase di un imprenditore locale: "La Politica regionale sul lavoro con i suoi programmi sull'apprendistato non serve a niente. Inoltre le politiche di reinserimento dei disoccupati fatte come sono fatte oggi servono per spendere soldi s messe in atto senza alcuna verifica degli effettivi risultati.

S'è scatenato il dibattito.

L'anglosassone di turno ha subito gettato benzina sul fuoco sostenendo che con apprendistato e corsi dovrebbe essere automatico avere i seguenti dati: 

  • tipo di corso frequentato, 
  • numero di corsisti, 
  • tempo per trovare un nuovo lavoro dalla fine del corso, 
  • stipendio medio del nuovo lavoro e differenza stipendio tra nuovo lavoro e ultimo impiego prima del corso. 
Insomma quattro statistiche in croce. Se questi numeri non ci sono o ha ragione l'imprenditore di cui sopra e i corsi sono organizzati male in malafede dalla politica che li fa tanto per fare e dire di averli fatti o sono organizzati male con benevola incompetenza...

Il che, tra l'altro, chiama in causa i politici che siedono all'opposizione e che non sembrano aver posto le questioni succitate (verosimilmente perchè una volta al governo si macchierebbero dello stesso pressapochismo) e i giornalisti che domande sui punti di verifica dell'utilità dei corsi non sembrano mai sollevarne (o per servilismo al politico di turno o per inadeguatezza professionale).

Una voce opposta alla tesi madre della discussione è quella di un corsista che invece ritiene che le aziende chiedano la frequenza di corsi specifici. Tuttavia quando ci si sente rifiutare un lavoro "perchè non hai fatto il corso" è difficle discernere se si tratti si una scusa come un'altra per escludere il candidato.

Il rischio è di illudere i corsisti che il pezzo di carta di fine corso faccia realmente la differenza quando invece le aziende sono scettiche sulla valenza di quel corso e nessuno sembra interessato alla verifica dell'utilità dei corsi (sulla base di statistiche e dati).

...tra corsi e ricorsi la discussione continua

mercoledì 8 maggio 2013

Neologismi Morsanici: Emittenza Grigia (della politica regionale)

Emittenza Grigia 
Le stanze dei bottoni, che si trovano nei palazzi del podere, non sempre hanno riflessi mediatici legati al leader ufficiale. C'è sempre una figura nominalmente secondaria ma che splende di luce propria e che spesso offusca la stella cometa del leader. Una sorta di mix tra Italo Balbo e il consigliere politico di Richelieu.

Italo Balbo divenne così popolare rispetto al suo capo, Benito Mussolini, da essere casualmente abbattuto dalla contraerea Italiana sui cieli della Libia (vedi wikipedia), mentre l'eminenza grigia, l'éminence grise, si riferisce dal ruolo del consigliere personale del cardinale Richelieu, il frate (che indossava il saio grigio) François-Joseph Le Clerc du Tremblay, che da dietro le quinte era una delle "menti" del governo di Richelieu, malgrado non rivestisse una carica ufficiale e conducesse una vita ritirata (chei ca comandin veramentri no tu iu viodis mai...)
Già dato

Dunque si può essere come Italo Balbo, visibilissimi quindi molto mediatici ma pure riuscire a dare forza all'indirizzo politico in modo parallelo al capo ufficiale. Dall'unione dei due concetti, "leader mediatico" e "leader politico parallelo" nasce il concetto politologico di "emittenza grigia".

Questo concetto, pensato questa mattina in bar, in regione si è espresso ad esempio, con l'assessore con delega al turismo Bertossi della giunta Illy (2003-2008). In quella legislatura in FVG non si parlava d'altro che di turismo, mete turistiche regionali, portali turistici, investimenti nel turismo, arrivò pure un super consulente Josep Ejarque che a suo tempo aveva gestito niente-po-po-di-meno-che il rilancio turistico di Barcelona. Si scriveva Friuli VG ma si leggeva Bertossi-Turismo.
Già dato

Altra giunta altra corsa. Nel 2008 e fino all'Aprile 2013 il presidente regionale diventa Tondo ed arriva un assessore esterno, Riccardi che è un esperto di viabilità e strade. Il turismo svanisce dalle attenzioni mediatiche e salgono alla ribalta le rotonde, le strade, gli asfalti, la viabilità, i lavori viari, gli svincoli, le terze corsie. Si scriveva Friuli VG ma si leggeva Riccardi-Strade. 

Nell'Aprile 2013 arriva la Serrachiani. In bar tutti sanno che anche questa volta ci sarà un'emittenza grigia nella sua giunta. Non sarà turismo, non saranno asfalti. Resta molta curiosità di capire chi sarà l'assessore più mediatico (l'emittenza) e più influente politicamente (grigia). In molti in osteria sperano sia un primario di ginecologia. Così si scriverà Friuli VG ma si leggerà... 

martedì 7 maggio 2013

Fenomeni Morsanesi: Patè di Orso (dalla Finlandia)

Ce lo segnala un lettore che dopo aver visitato Helsiki se ne è tornato a Morsano con delle prelibatezze finlandesi. Tra queste il patè di orso...


domenica 5 maggio 2013

Articolo da segnalare: I RISCHI DELLA GLOBALIZZAZIONE MA ESISTONO ANCHE I VANTAGGI

I RISCHI DELLA GLOBALIZZAZIONE MA ESISTONO ANCHE I VANTAGGI di Sergio Romano sul Corriere della Sera di sabato 22 dicembre 2012.

La domanda di fondo che Sergio Romano si fa è "Siamo davvero certi che l'aumento della disoccupazione sia dovuto esclusivamente alla concorrenza dei Paesi emergenti e alla delocalizzazione delle imprese occidentali?
Se le cose stessero in questi termini faremmo fatica a comprendere perché negli Stati dell'Unione europea siano giunti, durante gli ultimi decenni, parecchi milioni d'immigrati provenienti dall'Africa, dall'Asia, dall'America Latina, e perché la grande maggioranza abbia trovato un'occupazione che agli indigeni, evidentemente, appariva poco desiderabile. 
Il fenomeno è particolarmente visibile in Italia dove, a differenza di quanto accade in Germania, l'istruzione tecnica, per colpa di una certa demagogia progressista ed egualitaria, è stata trascurata. 
Ancora oggi, in tempi di crisi, accade di constatare che in certe industrie e nell'artigianato è difficile trovare giovani italiani disposti ad accettare occupazioni che ai loro padri e nonni sarebbero parse invece desiderabili."

La Fornero parlò di giovani "choosy" e ci fu la rivolta dei lavoratori dei call center, delle baby sitter part-time, dei pony-express e dei magazzinieri precari. Qui siamo pronti a scommettere che gli offesi dalla battuta della Fornero hanno fior fiore di lauree umanistiche e sociali. A monte avrebbero dovuto prendersi lauree scientifiche e tecniche (materie serie e difficili) in matematica, fisica, ingegneria. Aree decisamente più impiegabili nel mondo del lavoro. Sennò si emigra perchè vi possiamo testimoniare che a Google assumono anche laureati in francese medievale (laurea presa a Cambridge però). 

Al netto dei figli di papà che da sempre ti fregano e vanno a fare i farmacisti nella farmacia di famiglia, o nello studio legale di papà o nello studio di architettura di mamma, chi causa il suo mal pianga se stesso. Vuoi studiare poco e quasi gratis? Studia in facoltà inutili nell'università sotto casa. Poi però sappi che vai a far la fila in un call center. Sennò c'è sempre l'opzione raccolta pomodori in Calabria dove la disoccupazione è rampante ma non si sa come a raccogliere pomodori ci sono gli immigrati. Misteri forestali. 

sabato 4 maggio 2013

Numeri Utili: Architetti in Italia (2012)

Da qualche anno si assiste al crollo delle matricole alla facoltà di architettura (vedi Pochi progetti, Pochi guadagni e I ragazzi abbandonano l'architettura). Già negli anni Ottanta dicevano i Frizzi Comini Tonazzi... "Architettura che vita dura, cinque anni in laguna per poi stare ad abbaiare alla luna".

Ma come siamo messi ad architetti? Ebbene, la crisi economica e la spending review hanno esacerbato le difficoltà ad aprire cantieri pubblici nonchè e a costruire nuove abitazioni private. La conseguenza è che gli architetti, soprattutto i giovani, non hanno molto lavoro.

La cosa interessante però è che l'Italia ha in assoluto il più alto numero di architetti tra i paesi del circondario. Siamo a oltre 150 mila professionisti del progetto, addirittura più della Germania.


Se poi si analizzano i dati relativi alla popolazione totale, in Italia c'è il record di presenze su popolazione con un architetto ogni 400 abitanti. 
Ribaltando la frittata, ci sono 2.5 architetti ogni mille abitanti. Per logica a Morsano che siamo in mille dovremmo avere tra i 2 e i 3 architetti. Di fatti ne abbiamo 3, tutti recentemente laureati. Se poi il mercato del lavoro sia buono o meno ce lo diranno loro. 


venerdì 3 maggio 2013

Numero di brevetti nel mondo: la Cina sorpassa gli USA (2012)

Il numero di brevetti nel 2011 toccò i 2.1 milioni a livello mondiale. A livello di nazioni nel 2011 era il seguente:

  1. USA - 490.226
  2. Cina - 391.177
  3. Giappone - 344.598
Nel 2012 la situazione era la seguente:
  1. Cina - 526.412
  2. USA - 503.582
  3. Giappone - 342.610
A spanne, una buona parte di questo cambio di classifica con il dominio cinese è dovuto anche al fatto che le università più prestigiose e con i corsi più difficili, pullulano di studenti cinesi che poi tornano in patria con conoscenze di prim'ordine. E si tratta di studenti di materie scientifiche e tecniche. I Morsanesi che sono stati negli USA a farsi un PhD in ingegneria meccanica testimoniano come nei centri di eccellenza tecnica (quelli che poi lavorano per il potentissimo settore militare, per la NASA e affini) non ci fossero studenti americani bensì cinesi e asiatici in genere.

Non è poi un mistero che gli indiani siano in tutti i posti chiave nell'industria dell'IT. 

Noi occidentali a studiare "relazioni internazionali", "marketing", "sociologia" ecc. mentre gli asiatici a farsi il mazzo con "ingegneria", "fisica", "matematica", "biologia"... 

Poi i risultati si vedono. 




giovedì 2 maggio 2013

What's up Morsan? Champagne Socialist

In Italia si parla di "radical chic" usando un'espressione mista anglo-francese pero', i morsanici che sono notariamente persone piú raffinate della media, usano con maggiore frequenza l'espressione dell'inglese britannico: "champagne socialist".

In pratica l'espressione descrive chi si autoidentifica come "socialista" mentre contemporaneamente ha uno stile di vita da ceto borghese benestante (sorseggia champagne) che intrinsecamente é incompatibile con le idee politiche ufficialmente professate.

Si usa nei banconi del bar di Morsano di Strada per indicare quei politicanti che si mettono in ridicolo con atteggiamenti ipocriti.

mercoledì 1 maggio 2013

La Tegola Immobiliare del Golf. Se la crisi economica cambia le carte in campo




Per la prima volta in decenni il golf in Italia registra una flessione di iscritti. Sul tema ci giunge una segnalazione tratta dal Corriere della Sera che qui giriamo:

TEMPO LIBERO GLI ISCRITTI NON CRESCONO PIÙ, CALANO LE ENTRATE
Il campo con l'erba alta e la passioneinterrotta dei circoli italiani del golf
L'iscrizione Per attirare anche i giocatori meno assidui i nuovi club riducono il costo della quota. Il club di Bogogno rischia il fallimento

Nell'articolo colpisce il passaggio dove si spiega le difficoltá dell'impianto di Bogogno. "I guai iniziano [...] con la decisione della società propietaria della struttura di puntare di più sull'attività immobiliare: via al progetto di un albergo di lusso con 36 stanze e 3 suite, più la ristrutturazione di una cascina da cui tirar fuori 38 mini-alloggi di pregio. Idea sbagliata nel periodo sbagliato. Non sono mai stati finiti, gli appartamenti sono ancora invenduti. «Solo la foresteria è costata 10 milioni. È ancora in costruzione e sembra già vecchia» indica il presidente dei soci-giocatori è il primo a sentirsi danneggiato dalle scelte azzardate della società immobiliare. 

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