Detto questo, parlando in bar si constata come ci sia una generale disinformazione sul mondo della finanza spicciola, quella del dove depositare un piccolo gruzzoletto o i risparmi di una vita da gente comune.
Ci sono diversi fattori che contribuiscono al panico ed alla disinformazione totale. L'offerta di certo non aiuta: servizi finanziari evoluti non ce ne sono o comunque sono a disposizione di pochi individui piuttosto che delle persone comuni. La fanno da padrone le banche che tendono ad avere tutte servizi molto simili e costi molto simili. Il modello generalmente é il seguente:
- l'impiegato di banca offre quello che gli viene ordinato di offrire dai suoi superiori e non necessariamente quello di cui il cliente ha bisogno (che la banca potrebbe non avere)
- ogni mese c'e' un prodotto finanziario particolare che va venduto indipendentemente dalle esigenze specifiche del cliente e quindi viene consigliato a tutti
- s'e' piú volte verificato che se si chiede all'impiegato in banca un prodotto diverso, cade dalle nuvole e ti guarda come un alieno (é meglio fare certe operazioni sul conto Lussemburghese)
- ci sono commissioni palesi e commissioni nascoste
- La differenza tra tenere i soldi sotto il materasso o metterli in uno dei prodotti "del mese" é troppo spesso nulla in una prospettiva di medio termine visti i costi bancari palesi e non.
- il controllo sul sistema bancario e finanziario italiano é quello che é (e per amor di pace non diciamo nulla di piú di quello che una commissione parlamentare guitata da Pierferdinando Casini possa appurare).
- Le banche, anche dopo fusioni e acquisizioni, piuttosto che licenziare, come sarebbe necessario per evitare doppioni e sovrapposizioni di ruoli e contenere i costi, tengono tutti i dipendenti e scaricano i costi ai propri clienti
- Le spese bancarie italiane sono tra le piú alte d'Europa (sia in termini di tasse, inesistenti in tanti altri paesi, che in termini di spese esplicite e nascoste - come i giorni di valuta)
Il lato offerta io e te non lo cambiamo, al massimo possiamo evitarlo senza criticarlo troppo perché non si sa mai di chi puoi aver bisogno nei piccoli paesi.
Quello sul quale si puó agire é il lato domanda, ovvero di chi chiede i servizi finanziari alle banche.
Il ragionamento, piú raffinato di quanto si potrebbe fare qui, lo fa NoiseFromAmerika nel post di L'AVVELENATA: "Sui buoni consigli per gestire il risparmio" del 3 novembre 2017 a cura di Massimo Famularo.
Considerato che se il risparmiatore si fa gabbare, oltre a perderci soldi lui (e son cazzi suoi), rischia di perderli la collettivitá (e son cazzi nostri) se governi piú o meno avveduti decidono di spendere 20 miliardi per salvare banche in crisi (come ha fatto il governo Gentioli). Urge dunque pensare ad una diffusa educazione finanziaria. Quantomeno di base.
Conclusioni: sulla base dei discorsi in bar e la relativa ignoranza finanziaria appurata, si ritiene sia giunto il momoento di introdurre nelle scuole (della zona, per cominciare) alcune lezioni ad hoc per diffondere nozioni elementari in merito alla diversificazione del rischio come parte del set di base di compenenze di cui ogni individuo adulto ha bisogno per comprendere il mondo che lo circonda.
Niente discussioni accademiche, solo rudimenti di matematica, statistica, economia e un bel pò di esempi pratici. Al limite, anche circoli culturali e associazioni paesane dovrebbero pensarci su.
Qualcuno raccoglierá l'idea?
1 commento:
Lo psicologo entra in banca per aiutare gli addetti in crisi
Crac aziendali e pressing di clienti e istituti, il sindacato attiva una consulenza. Le riorganizzazioni previste provocheranno in regione 300 esuberi nel settore
Posta un commento