lunedì 10 giugno 2013

Spritz Paradox: La meritocrazia è davvero la formula per una societá migliore?

La meritocrazia NON è un concetto naturale e quindi va forzatamente imposto a se stessi e altri altri.

Per capirci, se tuo figlio non è particolarmente intelligente ed è svogliato, comunque alzerai il telefono per chiedere ad amici di aiutarlo ad inserirsi in qualche posto di lavoro, magari ben pagato. Ovviamente per naturalissima mancanza di spirito di misericordia non ti verrá mai voglia di fare lo stesso con un suo compagno di scuola che magari è più dotato e studioso. O no?

La meritocrazia è un concetto socialista istintivamente inviso ai conservatori di stampo aristocratico. Potete raccontare di essere più bravi di Lapo o del principe Harry ma questo non vi basterá per diventare eredi di qualche trono importante.

Sul piano più pratico quando si parla di meritocrazia si anela a una societá in cui ci sia abbastanza merito per un numero abbastanza ampio di suoi membri

“Abbastanza” è un concetto volutamente vago soprattutto nelle societá relazionali e familistiche come quella Italiana. 

Il punto che i sofisti dello spritz morsanico però sollevano è un altro:  se ci fosse meritocrazia pura, siamo sicuri che la societá sarebbe davvero migliore?

Una meritocrazia totale significherebbe che ai posti più ambiti ci arriverebbero davvero i migliori sia per capacitá naturali che per impegno mentre nei posti meno ambiti ci starebbero i naturalmente meno dotati e gli svogliati. Per quanto sia antipatico fare classifiche di cosa sia meglio o peggio, per semplificare utilizziamo due categorie che istintivamente vengono collocate in diverse posizioni della scala sociale: l’avvocato e il tornitore.

Secondo le statistiche i figli degli avvocati hanno immensamente più possibilitá di fare gli avvocati (lavoro pulito, aria condizionata, prestigio sociale, soldi buoni) dei figli dei tornitori (mani sporche, officine rumorose, minore prestigio sociale, paghe tendenti al minimo).

Se ci fosse meritocrazia pura, i figli dei tornitori che fossero meritevoli finirebbero tutti a fare gli avvocati mentre i figli incapaci degli avvocati sarebbero a fare turni in tuta blu.

Tuttavia il paradosso è che l’innovaziona e quindi lo sviluppo di una societá partono dal basso, dalle idee, dalle esperienze, dalle osservazioni di persone intelligenti che fanno anche lavori umili. L’ingegneria ha bisogno di bravi tornitori intelligenti e capaci che sappiano lavorare bene e che sappiano innovare i metodi di lavoro, capiscano dove ci sono problemi di natura procedurale nei processi produttivi, che siano capaci di articolare una comunicazione adeguata ai capi reparto, agli ingegneri e quindi che possano contribuire al miglioramento dei processi di tornitura e quindi di produzione. Se a fare i tornitori ci sono solo degli incapaci svogliati, il processo di tornitura non migliora e l'innovazione si blocca. Tanto più intelligente e volenteroso è il tornitore tanto più la tecnologia della tornitura migliora.

Lo stesso principio si deve applicare ad ogni lavoro apparentemente umile o di poco prestigio (per inciso, il tornitore è un lavoro specializzato che richiede intrinsecamente intelligenza e capacitá). Se mandi solo degli idioti a fare i lavori considerati di serie minore, la tecnologia ed il vivere sociale non si evolvono.

Per paradosso è un bene che i figli intelligenti e capaci dei tornitori si ritrovino poi a fare i tornitori diventando dei bravi tornitori, assetto importante delle imprese. 

Che poi a dirigere ci siano anche degli idioti è lo sfortunato roveschio della medaglia ma, se la nobiltá inetta se ne sta tra le mura di Versailles fa meno danni che avercela tra le balle nei gangli essenziali della societá. 

…e con la solita controversia il dibattito meritocratico continua tra i banconi dei bar paesani 

2 commenti:

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

Buongiorno ai nostri affezioni lettroi:

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PaoloVE ha detto...

Credo che se il buon tornitore e il cattivo avvocato fossero (meritocraticamente) retribuiti come tali (e non semplicemente come tornitore ed avvocato) la cosa si risolverebbe da sola: probabilmente lo status sociale deriverebbe sostanzialmente da quello economico e quindi non ci sarebbe motivo di preferire un posto da cattivo avvocato a quello di buon tornitore ed ogni categoria avrebbe le sue "cime" e le sue "disgrazie"...

Ciao

Paolo

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