(vedi "Grande Guerra in Friuli: Inizio e Fine a Trivio Paradiso").
Una testimonianza sui fatti di Paradiso da parte di un Bersagliere che vi aveva preso parte apre una luce sulla storia della zona e del Friuli. Si tratta di Dionigio Annovi che nei suoi ricordi, raccolti in "Stralci dal diario di un Bersagliere del 9°" a cura di Walter Amici, dice "[...] il Tenente, pensando che ormai era finita, ci disse di continuare la marcia, attraversando i campi in direzione di un paesetto chiamato “Paradiso” (oltre lo Stella) [...] Così anche quel paese fu liberato dall’oppressore tedesco. La gente del posto ci raccontò poi delle barbarie fatte dai tedeschi: avevano portato via i viveri, bestiame, biancheria, avevano violentato le giovani donne e i genitori che si opponevano venivano uccisi..

In questo clima si sa comunemente di storie di mancanza di cibo e legname sia tra la popolazione che tra le truppe occupanti. Quello che però è da sempre sottaciuto sono le violenze nei confronti delle donne rimaste. Se i giovani uomini erano al fronte e i vecchi e gli adolescenti spesso arrestati ed inviati nei campi di concentramento in Boemia o Austria, chi rimaneva erano le donne e praticamente nessuno a difenderle. L'equazione di guerra d'occupazione è presto chiusa.
Un recentissimo libro di Aldo Cazzullo "La guerra dei nostri nonni" ha il coraggio di mettere in luce il fatto che migliaia di donne nel Friuli e del Veneto al di là del Piave, furono violentate.
Nove mesi dopo Caporetto cominciarono a nascere i primi bambini; e non si sapeva dove metterli. Gli orfanotrofi li rifiutavano, perché non erano orfani. Ma i maschi di casa non volevano tenere «il piccolo tedesco». Si dovette aprire un istituto, a Portogruaro, il "San Filippo Neri" per i figli della guerra. Cinquantanove donne convinsero i mariti a riprendere il piccolo: «Lo alleveremo come se fosse nostro». Molti di più furono i neonati che morirono per mancanza di latte. Centinaia di madri andavano di nascosto dagli uomini all’istituto, per nutrire o rivedere i figli; fino a quando il direttore non scrisse una lettera straziante: «Non venite più, perché i bambini vogliono venire via con le mamme, e noi cosa gli diciamo?».
Da ricordare che ci furono violenze anche da parte di soldati Italiani ma più a carattere episodico (vedi Gli “orfani dei vivi”).
L'Austria poi divenne una nazione amica e lo stesso Mussolini, che plasmerà la narrazione della Grande Guerra sui nostri libri di storia (che neppure oggi è stata cambiata sui testi di scuola) era vicino al governo austriaco. Parlar troppo male dell'ex nemico evidentemente non si poteva e tanto fu messo a tacere.
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Vedi:
- "Grande Guerra, tanti eroi senza fanfare alla prova delle trincee". Il conflitto visto con gli occhi dei soldati nel nuovo libro di Cazzullo edito da Mondadori
- Aldo Cazzullo "La guerra dei nostri nonni" ed. Mondadori
- Gli “orfani dei vivi”. Madri e figli della guerra e della violenza nell’attività dell’Istituto San Filippo Neri (1918-1947) di Andrea Falcomer
[1] Relazioni della Reale commissione d’inchiesta sulle violazioni del diritto delle genti commesse dal nemico, IV, L’occupazione delle provincie invase, Bestetti & Tumminelli, Milano-Roma 1919-1920, p. 149.
[2] D. Ceschin, L’estremo oltraggio: la violenza alle donne in Friuli e in Veneto durante l’occupazione austro-germanica (1917-1918), in B. Bianchi (a cura di) La violenza contro la popolazione civile nella Grande Guerra, cit., p. 167. Si veda inoltre: L. Calò, Le donne friulane e la violenza di Guerra durante l’occupazione austro-tedesca 1917-1918. Alcuni esempi per la Carnia, in Enrico Folisi (a cura di), Carnia invasa 1917-1918. Storia, documenti e fotografie dell’occupazione austro-tedesca del Friuli, Arti grafiche friulane, Udine 2005, pp. 111-131.