lunedì 12 novembre 2012

Spritz Work: A noi occidentali é passata la voglia di lavorare?


Il cimitero di Morsano fino a  inizio anni Ottanta aveva, come tutti i cimiteri paesani d'Italia, un'intera sezione dedicata ai bambini e nelle sue lapidi l'etá media dei defunti era vicina ai Sessanta. Oggi, per fortuna, la sezione dedicata ai piccoli non esiste piú e l'etá media di chi ci lascia é molto piú vicina agli Ottant'anni.
Lo sviluppo delle condizioni economiche, le innovazioni tecnologiche e scientifiche hanno dapprima migliorato la sanitá e poi cambiato gli stili di vita riducendo l'usura del fisico e quindi favorendo una lunga e sana esistenza. Fin qui si dice l'ovvio.

Quello che é anche cambiato é il tipo di lavoro che noi paesani facciamo: siamo passati da "tutti nei campi dall'alba al tramonto, incluse le donne" a "tutti in ufficio, meglio se in un Ente statale dalle 9.00 alle 14.00".

Siamo passati dagli anni Sessanta "dell'operaio-proletario che puó permettersi solo un'utilitaria e una casetta mentre il laureato era classe dirigente con machinone e villona" agli anni Duemiladieci dove "l'ex-operaio diventato picolo imprenditore di successo ha la fuoriserie e una villona mentre il laureato é il neo-proletario  precario che puó permettersi solo l'autobus e vive con i genitori".

Tra i molti cambiamenti di cui si discute in bar c'é quello del tipo di lavoro che si fa ma soprattutto dell'atteggiamento che noi, popolo salt onest e lavorador, abbiamo maturato nei confronti del lavoro. Quel noi non é neppure riferito ai friulani bensí al mondo occidentale.

Chi in paese ha svolto il suo dottorato di ricerca (PhD) nei dipartimenti di ingegneria americani ci ha riferito di come gli studenti delle materie scientifico-ingegneristiche (quelle piú difficili per capirci) siano quasi interamente stranieri e per lo piú cinesi o indiani. Gli americani e gli europei sono tutti stipati nei corsi di laurea in "international relations", "marketing" e "comunicazione" (quelle piú facili per capirci). 

In paese le opinioni sono abbastanza concordi nel giudicare la societá occidentale sempre piú in mano a generazioni di scansafatiche (il muratore non lo vuole fare piú nessuno) o di pessimi pianificatori (chi si laurea in archeologia e poi si meraviglia di non trovare lavoro) e di ladri (i mediocri raccomandati che stazionano nell'illicenziabilitá di un impiego pubblico o con nomina politica siedono in consigli d'amministrazione farlocchi). 

Per contro ci sono i paesi emergenti che offrono esempi di come era l'Italia degli anni Cinquanta e Sessanta. E qui fioccano gli aneddoti raccontati al bancone: i muratori polacchi a Londra arrivano in cantiere alle 7.00, non fanno pause e a mezzogiorno mangiano un panino in 15 minuti poi subito a preparare le gabbie e gettate per le platee fino alle 18.00. Per contro, le maestranze inglesi arrivano alle 9.00, alle 10.00 pausa thé, alle 11.00 pausa thé, alle 12.00 pausa pranzo di un'ora e qualcosa vicino e alle 16.55 non si vedono piú in cantiere. La ciliegina é che molti dei muratori polacchi sono pure laureati (spesso in economia) e si adattano (scomettiamo che tra qualche anno saranno titolari di aziende che costruiranno i grattacieli londinesi? Un po' come i fratelli Collavino a New York). 

Se vai a Torviscosa, a mungere le mucche sono tutti addetti del Bangladesh e alle 5.00 del mattino sono giá lí. Se vai a cercare un tornitore non lo trovi perché i giovani periti e aggiustatori meccanici preferiscono l'aria condizionata d'estate e il pulito tepore d'inverno degli uffici di progettazione a costo di essere sottopagati; se poi escono da scuola con formazione claudicante rispetto ai loro padri periti di trent'anni prima, questo non importa.  

Gli spazi liberati dagli occidentali sono quelli dove si suda di piú: i campi della scienza, della tecnica. Non é una sorpresa che se vai nelle multinazionali a orientamento ingegneristico, i posti chiave sono occupati dagli indiani o dai cinesi seguiti a ruota da professionisti provenienti da parti emergenti del mondo. La logica é evidentemente semplice: sono nato nella povertá e voglio arrivare non solo dove da anni sono arrivati gli "occidentali" ma voglio pure fare un punto di superare i loro livelli e sai che c'é, i miei figli voglio che a scuola siano i migliori (cosa che per alcuni gruppi etnici si avvera puntualmente). 

Tra gli spritzettari si discute dell'intervista che la Bignardi ha fatto ad un imprenditore cinese che ha un'impresa in Italia (Le invasioni barbariche : DISOCCUPAZIONE 9,2%) il quale, con molta tranquillitá ha espresso il concetto che "gli Italiani fanno pause pranzo anche di 3 ore e non vogliono fare i lavori pesanti". Tanto per riassumere in maniera efficace la questione.

Cosí il bancone s'é diviso tra chi vede le odierne generazioni d'italiani appoggiate su uno piano in declino per colpa nostra che ci siamo auto-venduti delle illusioni (il che scatena reazioni tipo: se ti iscrivi a scienze del piffero e non sei un fenomeno come Umberto Eco e per di piú non ti laurei velocemente a 22 anni, non é che sei "Choosy", sei "Coglion") e chi invece crede che il declino sia causato da fattori esterni e che prima o poi ci sará lavoro per tutti non appena avremo-il-default-e-l'aiuto-di-stato-il-diritto-al-lavoro-e-le-commesse-pubbliche-keynesiane-fosse-pure-il-ponte-sullo-stretto-anche-se-i-muratori-e-gli-ingegneri-che-costruiranno-saranno-tutti-...stranieri.

Sempre declino é. 

...e il dibattito continua con l'irritazione in corpo

1 commento:

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

12.11.12 13:09:25 Politecnico di Torino Italia xxx.xxx.xxx.xxx Explorer 9 Windows 7
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