In bar ci si è chiesti se questo sia accettabile o meno
per l’Italia.
Per rispondere, s’è partiti dalla considerazione che,
volenti o nolenti, nelle democrazie popolari, i meriti politici quali la
preparazione ideologica, la lealtá al partito e la militanza prevalgono su
quelli tecnico-professionali.
Questo dato di fatto è molto più evidente nelle dittature,
ad esempio il Fascismo aveva le sue organizzazioni giovanili (Littoriali della
Cultura, GUF). Nel dopoguerra il Partito Comunista Italiano istituì una scuolapolitica a Frattocchie, fuori Roma, per poi mandare a Mosca i suoi giovani
migliori per un corso di perfezionamento.
In Francia, dai tempi di De Gaulle, è lo Stato che forma
la propria classe dirigente in particolare attraverso l’ENA, l’ècole Nationaled’Aministration, dalla quale escono i futuri dirigenti delle leviataniche imprese
pubbliche per poi fare il famoso pantouflage cioè essere paracadutati nella
Pubblica Amministrazione e/o nelle più alte cariche politiche ed amministrative
(quasi sempre un politico di alto livello è stato anche sindaco di grandi
cittá).
In Germania l’educazione politica è demandata a
fondazioni politiche ed in particolare la Konrad Adenauer Stiftung per i
cristiano democratici della CDU e la Friedrich Ebert Stiftung per i socialisti
dell’SPD.
In Gran Bretagna le future classi dirigenti della politica si formano immancabilmente nelle universitá prestigiose di Oxford e Cambridge (siano Laburisti, Liberal Democratici o i Conservatori) alle quali accedono spesso dopo aver frequentato le altrettanto prestigiose ed esclusive Public Schools (Eton, Harrow ecc.). Poi i partiti hanno le loro strutture e la preparazione avviene anche grazie a posizioni nel "governo ombra".
In Italia, dagli Anni Novanta in poi, dopo il collasso della DC e dei partiti del dopoguerra, s’è iniziato a pensare che la cosiddetta “societá civile” potesse esprimere le personalitá e competenze di cui la politica aveva bisogno, senza una specifica formazione politica. Così c’è stata la corsa a candidare chi giá portava con se un bagaglio di voti grazie alla mera popolaritá (star dello sport e dello spettacolo) o chi proveniva dal mondo delle libere professioni.
In Italia, dagli Anni Novanta in poi, dopo il collasso della DC e dei partiti del dopoguerra, s’è iniziato a pensare che la cosiddetta “societá civile” potesse esprimere le personalitá e competenze di cui la politica aveva bisogno, senza una specifica formazione politica. Così c’è stata la corsa a candidare chi giá portava con se un bagaglio di voti grazie alla mera popolaritá (star dello sport e dello spettacolo) o chi proveniva dal mondo delle libere professioni.
Alcuni partiti più di altri incarnano questo approccio
alla politica che, a conti fatti, ha espresso alcune sorprese ma per lo piú molte delusioni.
Taluni, una volta assunta la carica politica hanno imparato il mestiere ma per una
buona parte, oltre a non aver imparato a far Politica se ne sono serviti per
fini personali.
Da qui la discussione se sia meglio avere un sistema come
in Francia, Inghilterra o in Germania dove le classi dirigenti nascono seguende determinati
percorsi formativi oppure se sia legittimo lasciare che i buoni amministratori
pubblici siano figli del fato e delle buone intenzioni.
…e il dibattito continua
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Financial Times “Italy Needs to solve thecrisis of its political class”
Financial Times “Italy Needs to solve thecrisis of its political class”
Corriere della Sera – Posizioni di Potere solo per i mediocri
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