Ci informa un articolo dell'FT del 4 dicembre scorso ("Public parks are becoming gardens of private wealth") che al mondo d'oggi i giardini pubblici stanno diventando sempre piú il luogo di svago per professionisti che si sono spostati nelle cittá dove hanno restaurato vecchie abitazioni (i cui prezzi sono saliti alle stelle). In pratica, i parchi son sempre meno dei luoghi pensati per “the most unfortunate and lawless classes” (per i meno fortunati e per delinquenti di basso rango) che l'urbanista ottocentesco Frederick Law Olmsted provó a civilizzare disegnando Central Park a Manhattan e Prospect Park a Brooklyn. Oggi, invece, i parchi sono i giardini "privati" dei professionisti benestanti, sono luoghi di piacere che danno un tocco finale ad un appartamento nelle vicinanze.
Ma non é questo il punto della discussione morsanica. Quello che interessa é che i parchi sono si ottimi per i residenti peró lo sono pure per l'indotto pubblico, sia immateriale (il senso di benessere di chi ci vive attorno) che finanziario. Questa combinazione é interessante e spesso gli amministratori pubblici non la considerano.
Per giustificare i 13 milioni di dollari spesi allora per realizzare central Park, Olmsted fece un'analisi dei prezzi delle proprietá attorno all'area del parco tra il 1856 e il 1873. Ebbene, calcoló che il valore delle proprietá della zona, direttamente legata alla sola presenza del nuovo parco, crebbe di 209 milioni di dollari apportando un aumento di entrate all'erario comunale, nella forma di tasse sulla proprietá, pari a 17 milioni di dollari. Ben 4 milioni di piú del costo del parco stesso...
Sullo stesso tenore l'avventura del museo Guggenheim di Bilbao dove i costi di realizzazione (nel 1997) in soli tre anni furono ampiamente recuperati con la raccolta di oltre 110 milioni di Euro in tasse per il governo regionale che ha beneficiato dell'accresciuta spesa nella zona di oltre 1 milione di turisti all'anno (fonte: The Economist, "the Bilbao Effect").
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Mauro Paviotti - Sabato 14 dicembre 2024
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