C'è la crisi, il 41.2% dei giovani (dai 15 ai 24 anni) sono ufficialmente disoccupati.
Allargando la base d'età: 1 milione 68 mila disoccupati nella classe di età 18-29 anni con un tasso di disoccupazione che si attesta al 28% (+5,2 punti riapetto al 2012).
Non solo son disoccupati ma va considerato che l'Italia ha un alto numero di NEET ("Not (engaged) in Education, Employment or Training") cioè chi nè studia, nè è apprendista, nè sta lavorando.
In media in Italia 1 giovane su 5 è un NEET (nel 2009 circa 2 milioni di giovani tra 15 e 29 anni ovvero il 21,2% della popolazione della stessa età) ed è escluso dal circuito educativo, formativo o lavorativo.
La quota di giovani Neet italiani è la più alta fra i paesi europei e vede una netta prevalenza delle donne (57% rispetto al 43% degli uomini) e dei residenti nel Mezzogiorno (58% rispetto al 42% del Centro-Nord).
Se si fanno due calcoli, pure il loro futuro pensionistico è compromesso e si apre ad una vecchiaia di povertà e probabilmente pure povertà estrema, visto che con il sistema contributivo le pensioni saranno basate su quanto si sarà versato lungo la vita lavorativa e con criteri di calcolo molto più penalizzanti rispetto all'attuale generazione di pensionati (andati in pensione col sistema retributivo).
Insomma, ad essere giovani in Italia c'è molto di che essere incazzati come delle bestie.
La domanda che quindi ha scatenato il dibattito è: dove sono le piazze piene di questi giovani arrabbiati?
Non vorranno mica che sia la generazione dei pesnionati e dei Sessantottini ad andare in piazza per loro? Qui a Morsano c'era chi andava in piazza con le bandiere rosse e chi con le bandiere della DC. Non son neppure mancati i celerini che in piazza scendevano con tanto di manganello e FIAT Campagnola.
Così le posizioni si sono divise tra:
- chi ritiene che i giovani oggi siano delle mammolette, dei bamboccioni appoggiati sul divano, comodamente cullati dalla mamma e che si lascino vivere perchè gli va bene così, nonostante tutto,
- e chi ritiene che ci sia rassegnazione ma stiano emergendo forme di protesta che vanno dalla partecipazione politica con movimenti nuovi, come ad esempio il Movimento 5 Stelle a diverse forme di aggregazione collettiva via social network. Resta che comunque ci sia il problema che un'intera classe intellettuale di giovani (ed ex giovani) sia emigrata all'estero e quindi l'esercito di incazzati sia senza leadership
...e il dibattito continua
1 commento:
I partiti hanno truffato gli italiani. Gli hanno estorto 2,3 miliardi di euro di finanziamenti pubblici nonostante il voto contrario di un referendum.
Il MoVimento 5 Stelle rinuncia ai contributi pubblici, previsti dalle leggi in vigore, per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici e non richiederà né i rimborsi per le spese elettorali, né i contributi per l'attività politica. Si tratta di 42.782.512,50 di euro che appartengono ai cittadini, anche in virtù di un referendum.
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