A Morsano si osserva come per avere una crescita sostenibile dell'economia europea nei prossimi cinque anni si dovrà fare conto della capacità produttiva solo tra le 9.00 e le 17.00 togliendo le lunghe pause pranzo (tra mezzogiorno e le 14.00), santificate in nazioni come Francia, Italia e Spagna e naturalmente escludendo i weekend.
I confini di stato sono spariti ma ogni popolazione si culla sulla propia "eccezionalità" e differenza rispetto a tutti gli altri. Basta attraversare un confine e scoprire che dall'altra parte, nella nazione confinanante, in pochi parleranno la lingua dell'altra nazione (ad es. in Spagna oltre i Pirenei nessuno ammette di parlare francese, o in Friuli lo sloveno o il tedesco sono conosciuti da pochi nonostante la prossimità). Spesso pure i cartelli stradali di una nazione non indicano il nome dei paesi limitrofi dall'altra parte del confine.
Tocca ammetterlo: dopo mezzo secolo di esistenza, l'UE resta un mix di nazioni frammentate e gli interessi locali continuano a farla da sovrani rispetto all'interesse comune. I burocrati di Bruxelles possono sognare maggiore integrazione ma lo stato dell'arte ci consegna un club di stati che collaborano solo quando fa a comodo ai loro interessi nazionali. L'assenza di un'effettiva integrazione la si vede ovunque: ci son voluti anni per le autorità del volo nazionali per accettare il concetto di un un "unico spazio aereo Europeo" e in 18 stati, le autorità continuano a prendersi la diretta responsabilità dello spazio aereo nazionale, fregandosene dei vantaggi di una condivisione europea.
Allo stesso tempo Austria e Polonia continuano a rifiutarsi di applicare la Direttiva sull'Energia degli Edifici.
La Commissione Europea ha avuto un'infinità di incontri con il governo finlandese per persuaderlo ad applicare la Direttiva sulle Pari Opportunità (passata in europa ben 14 anni fa...) e ovviamente il governo del paese nordico continua ad ignorare le richieste di adeguamento.
A luglio 2014 la Commissione Europea ha preso ben 419 risoluzioni in relazione alle infrazioni degli stati aggiungendo pure 14 richieste specifiche alla Corte Europea di Giustizia. Questo è davvero troppo per poter dire che la Comunità Europea stia funzionando come dovrebbe e che ci sia un'efficace integrazione. Come detto, i governi dei 28 paesi son sempre pronti a impuntarsi quando ci sono dei problemini che riguardano solo le istanze di brevissimo termine delle pance degli elettorati nazionali.
Mentre qui ci si arrovella sul dove e come trovare argomenti per non integrarsi ulteriormente o su come armonizzare le regole, la Cina (l'economia che più sta crescendo nel mondo) che è un'economia integrata, sta godendo nel vedere l'Europa divisa, super regolamentata e con persistenti barriere linguistiche, sta assumento sempre più una posizione dominante sulla scena economica mondiale. Entro il 2019 diventerà l'economia mondiale più importante in termini dimensionali e le imprese cinesi cresceranno fino a formare nuove multinazionali che detteranno legge anche sul fronte europeo.
Di certo, la strenua resistenza contro l'inglese come "lingua franca" dell'Europa e la frammentazione su tutto il resto, non giocano a favore della causa Europa. Il mondo sta per conoscere un grande cambiamento nell'orientamento della politica, della cultura e nell'economia mentre i governi, pure piccolissimi, dell'Europa, si rifiutano di riconoscere questo cambiamento del Grande Schema delle Cose e le popolazioni europee continuano nelle battagliette provinciali...
Così il dibattito s'è diviso tra...
- Chi ritiene che il sogno europeo non funziona perchè i governi individuali dell'Unione Europea non sono determinati a far funzionare l'integrazione e le popolazioni si sono arroccate su visioni partigiane e campanilistiche. Pertanto i rivali economici dell'Unione Europea non hanno bisogno di "divide et impera" perchè gli stati europei son già fermamente divisi
- e chi ritiene che l'Europa è grande e potente abbastanza da fregarsene e continuare l'andazzo tanto la Cina si sgonfierà
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