martedì 23 novembre 2010

Spritz Debate: Se le donne in Italia non fanno carriera e’ colpa dei loro mariti?

Si dice che la società italiana sia permeata di maschilismo tanto che, parafrasando la giornalista Lucy Kellaway, le donne, nella torta dell’ascesa sociale, arrivano solo al livello del “marzapane” e mai a quello della “glassa”. Figurarsi poi al livello della ciliegina!

Nella classifica delle prime 50 donne del mondo del business, figura solo un’italiana, Emma Marcegaglia mentre abbondano manager cinesi mentre in cima c’è una signora indiana (a capo della Pepsi).

Perché le donne italiane non sono presenti in questa classifica? Eppure siamo la sesta potenza economica al mondo. Se si allarga un po’ il raggio dell’analisi, si finisce coll’osservare che, quanto a donne con incarichi prestigiosi e di rilievo, il nostro paese è carente in praticamente tutti i campi economici e sociali. Una anedotto su tutti è il fatto che in tutta la sua storia, l’Italia ha avuto un'unica donna ad aver raggiunto il rango di ambasciatore di grado!

Si dice che la causa del divario uomo-donna siano gli uomini che dominano le posizioni di rilievo sul lavoro e di fatto discriminano le donne. Tuttavia, sempre la Kellaway (Breaking the glass ceiling at home) osserva come tra le top 50 manager mondiali praticamente tutte hanno dei mariti che si sono adattati alle esigenze di carriera della moglie.

Fare carriere ad alti livelli significa viaggiare, fare le ore piccole, lottare per ogni spazio ed ogni vittoria è sofferta. Nessuno riuscirebbe a sopportare di arrivare a casa dopo tutto questo viaggiare e faticare per continuare la lotta tra le mura domestiche. Per questo, il segreto è un marito che assecondi le aspettative di carriera della moglie. Marito che deve essere un supporto e quindi parimenti intelligente ma che sia disponibile a rinunciare alla sua di carriera, per essere da complemento con i figli e con le faccende della vita familiare di una moglie che non puó sempre esserci.

Qui si presenta il caso dell’uomo alpha ovvero dell’uomo con l’istinto del capo. L’uomo alpha, per sua natura, non accetterà mai di avere una moglie che guadagna di piú e che ha una carriera piú fruttuosa della sua. Di conseguenza, sará la moglie a doversi adattare all’uomo alpha e rinuciare alla carriera. A questo va aggiunto che alle donne alpha di solito piacciono gli uomini alpha, e immancabilmente si cade un circolo vizioso dove l’uomo alpha comunque vince (o si divorzia).

Quello di cui le donne alpha hanno bisogno è un uomo beta; ovvero, del partner che accetta di essere lui a ridimensionare le sue aspettative di carriera per supportare invece quelle della moglie.

Ma voi ce lo vedete l’omo italicus supportare la moglie in carriera?

Che i veri nemici delle pari opportunità siano i mariti e non i colleghi di lavoro?

…e il dibattito continua

14 commenti:

Anonimo ha detto...

...comunque ho una moglie che percepisce uno stipendio maggiore del mio, e non me ne dispiace affatto.

Anonimo ha detto...

sei un uomo beta dunque. Non un uomo di serie B, semplicemente un uomo beta che sa capire làemancipazione delle donne. Ti fa onore.

Makey ha detto...

Avevo detto a mia moglie "lavora tu che sei brava che io sto a casa". Non ha accettato: troppa paura della societa' maschilista che ad un certo punto avrebbe bloccato lei piú di me. Quindi per ora anche la societa' e' un deterrente. Quantomeno psicologico.

Anonimo ha detto...

dopo tante cagate finalmente un post con un po' di profondita'!

Arrivata via mail ha detto...

Assemblea Donne Femministe
Riunione di femministe di tutto il mondo!!!

-Parla la delegata tedesca:
Tempo fa, io detto mio marito: "Franz! Io non più cucinare!"
Primo ciorno visto niente, secondo ciorno nemmeno, ma terzo ciorno Franz preso wurstel, crauti e cucinato per tutti!!!"
Applausi scroscianti nella sala.


-Parla la delegata francese:
Alcuni mesi fa ho detto a mon JeanPaul: " je non farò più il lettó!"
Le premier giornó non visto niente, nemmeno secondo, ma terzo giornó Jean Paul, mon amour, ha rifatto il letto.
Applausi fragorosi.


-La delegata americana:
Io ho detto "Listen Johnny: No prepareró piú la fottuta colazione!"
Il primo giorno no visto niente, nemmeno il secondo, ma il terzo oh yeah! Johnny preso uova, bacon e succo di arancia e preparato la
colazione per tutti!
Ovazione!


-É il turno della delegata italiana:
Io ci dissi a mio marito... "Cammelo, vedi che io non lavo e non stiro piú!"
Il primo giorno niente vidi, o secondo nemmeno.
'o terzo ricominciai a vedere un po' dall'occhio destro.

Anonimo ha detto...

il fatto che l'abbiano spedita dimostra quanto indietro siamo. Se la mandavi nei paesi scandinavi ti denunciavano. Puare italie.

Pamela ha detto...

Dietro a ogni donna che si realizza c'è un uomo speciale che le vuole tanto bene!E' molto bello vedere un uomo che fa un po il casalingo e magari prepara da mangiare alla compagna che torna da lavoro. A me da un senso di profonda tenerezza, molto meglio dei maschi che preferiscono fare carriera tutti in tiro!

Anonimo ha detto...

Pamela, se consideri che le donne oggi non sanno cucinare, meglio che cucini làuomo se vuole mangiare!

Pamela ha detto...

Ciò non toglie che gli uomini casalinghi e soprattutto gli uomini che curano i pargoli siano la cosa più tenera e dolce da vedere!!

Anonimo ha detto...

leggo tante cazzate di parte!!! qui il discorso non è la donna in carriera o l'uomo che la blocca... ma il rapporto che esiste tra i due. Se esiste un rapporto SANO di rispetto reciproco e di AMORE!!!! tutto fila liscio, non c'entrano ne i soldi (anzi ben vengano) ne la carriera (ben venga anche quella). Entrambi possono fare carriera nella stessa coppia senza problemi. Non è, come dice qualche sconsiderato, una questione di intelligenza maschile (o mancanza di essa)... quante donne hanno lasciato il marito in carriera perchè non c'era mai???? una VALANGA!! tutte cretine??? non credo, quindi cari miei prima di dire scemenze accendete il cervello e pensate!!! I rapporti finiscono quando uno/a non rispetta le esigenze dell'altro/a ed egoisticamente pensa e si concentra solo sulla carriera!! uno/a può fare anche tardi, viaggiare, lavorare come un mulo/a, ma deve anche dimostrare di esserci per l'altro/a nel momento del bisogno altrimenti bye bye e sposati la carriera!!!! per quanto riguarda le faccende domestiche, i figli e tutto il resto... le cose VANNO divise equamente!!! altrimenti una donna o un uomo non si sente che il servo dell'altro/a!!! tutti abbiamo pari diritti e pari opportunità, maschi e femmine.
Care donne che vi sentite frenate dal vostro uomo, fatevi un bel esame di coscienza. Vi state comportando bene con lui? lo accudite, lo fate sentire importante? sieste sempre presenti quando lui ha bisogno di voi? o lo mettete da parte, dopo colleghi/e e carriera? senza dargli attenzione quando parla o addirittura lo fate sentire fuori luogo.. o peggio ancora quando ha bisogno di voi gli rispondete: "non so perchè lavoro... lo sai che non posso prendere ferie o giorni liberi!!!!" neanche quando lui sta male ed è solo come un cane!!!! RIFLETTETECI, un uomo INTELLIGENTE non si fa trattare come uno zerbino (e la cosa giustamente è reciproca, anche una donna non DEVE essere trattata come uno zerbino) perchè voi vi sentite elevate al soffitto !!! su un piedistallo creato apposta per voi. Attente a non finire però a pulire i soffitti su quel piedistallo!

Il canguro

Michele ha detto...

Primo post:

Non credo assolutamente che i mariti giochino un ruolo negativo di primissimo piano sulla carriera delle donne. Nonostante l'ormai necessaria equiparazione del gentil sesso, che si sta concretizzando tramite vari movimenti politici e non sulle pari opportunità, tanto ancora deve essere fatto a livello istituzionale, aziendale e chiaramente sociale... e questo vale sia in ambito continentale che oltreoceano. Ad un certo punto, in questo dibattito viene detto che o la donna si adegua all'uomo o si separa. La verità però non è proprio questa. E' evidente che per una donna le variabili famiglia e carriera non riescono a convivere, sono mutuamente esclusive, e questo principalmente a causa dell'eccessivo impegno lavorativo che viene loro richiesto (ovviamente equiparato a quello richiesto ad un uomo) e dall'impegno che una donna, più di un uomo, deve riversare sulla famiglia. Quest'ultimo punto lo stabiliscono le donne stesse. La questione dell'importanza della famiglia per le donne italiane, è da sempre al centro delle analisi sociologiche e statistiche.
Sono soprattutto il calo dei matrimoni e il calo delle nascite, a far emergere una realtà sociale perfettamente allineata a quelle dell'Europa più progredita, e soprattutto a quella americana.
Ma nonostante questi dati, ancora un gran numero di italiane sceglie la famiglia, e questa scelta viene fatta in modo più consapevole.
Quelle donne invece proiettate nel futuro, hanno idee precise sul ruolo che dovrebbero occupare. Sono infatti pronte a sostenere le loro convinzioni e le loro scelte a qualunque costo.
Ciò nonostante, l’uguaglianza tra i sessi nel mondo del lavoro resta ancora una illusione, anche ai livelli più alti. Come scrive David Leonhardt sul New York Times: "in teoria, tutti hanno le stesse possibilità di fare carriera, ma, in pratica, le donne che scelgono di avere dei figli rischiano di giocarsi questa possibilità".
A questo punto è chiaro che restano in corsa le zitelle inacidite e le frustrate senza figli, il che spesso spiega le piccole crudeltà e le vessazioni inutili cui le donne di potere sottopongono i loro dipendenti.
Per avere una vaga idea di quella che è la realtà americana, diamo uno sguardo alla Corte Suprema degli Usa: gli ultimi tre uomini nominati hanno avuto almeno un matrimonio alle spalle e sono diventati padri. Le ultime tre donne invece, Elena Kagan, Sonia Sotomayor e Harriet Miers, risultano da sempre single e senza figli.
Poche sono le donne, sia negli Stati Uniti che in Italia, che ricoprono ruoli dirigenziali di primo piano. E la vera ragione è che il business world non fa sconti per ogni assenza al lavoro, ogni rinuncia allo straordinario, ogni periodo part-time chiesto dalle neo-mamme, il tutto per poter conciliare lavoro e famiglia... bastano poche settimane di permesso per mettere a repentaglio, definitivamente, la propria carriera. Infatti "Interi percorsi professionali sono loro preclusi e le ripercussioni sulla busta paga sono permanenti" scrive il giornalista. Solo raramente questo non accade. Ed è questo il motivo per cui, in media, una donna che lavora a tempo pieno guadagna circa il 23% in meno di un uomo nella stessa posizione.
continua...

Michele ha detto...

Secondo post

Secondo uno studio della University of Chicago, questo divario tra i sessi si genera nel tempo. Infatti, ragazzi e ragazze appena laureati, si ritrovano alla pari sia per quanto riguarda le ore lavorative che la retribuzione. Ma, dopo circa 10-15 anni dall'inizio della carriera lavorativa, gli uomini guadagnano fino al 75% in più delle donne che, nel frattempo, si sono sposate e hanno avuto dei figli. Non a caso, in una ricerca condotta da Marianne Bertrand, Claudia Goldin e Lawrence Katz, un solo tipo di donne riesce a percorrere una strada simile, se non identica, ai colleghi maschi: ovviamente le single senza figli che mai hanno chiesto un permesso al lavoro.
Essere genitrici conduce inevitabilmente a delle irreversibili conseguenze professionali che, alla lunga, portato ad un numero sempre più alto di donne ad abbandonare o cambiare lavoro. L’aumento è comune a tutte le fasce sociali e risulta indipendente dal tipo di istruzione ricevuta e dall'istruzione e/o quoziente intellettivo del compagno.
Leonhardt sostiene che per modificare una tale situazione sarebbe necessario, un cambiamento sia nelle politiche sociali che nella mentalità, e non dunque nella vita di coppia.
C'è da dire infine che le donne in carriera spesso non ritengono più il proprio compagno di vita alla loro altezza o, per quelle single, non riescono a trovare l’uomo giusto. Per questo motivo la maggior parte di loro si ritrova senza compagno e senza figli.
Come sostiene lo psicoanalista tedesco Stefan Woinoff, che si occupa anche di picosomatica e terapia della coppia, per una donna raggiungere uno status sociale ed economico elevato conduce inevitabilmente a cadere nell’istinto del bottino.
Secondo la sua teoria, il motivo per cui il 40% delle donne manager tedesche non ha figli non è da ricondurre allo stremante impegno a cui il lavoro le porta e che le priverebbe della possibilità di impegnarsi parimenti nella vita di coppia, quanto all'estenuante, affannosa e inadeguata ricerca di un uomo che sia loro “superiore” sia dal punto di vista economico che sociale, e che abbia, contestualmente quelle caratteristiche di personalità che lo renderebbero un uomo (l'uomo alpha che è stato citato e che piace alle donne alpha).
Pertanto, le donne in carriera pur desiderando una famiglia e di avere figli, non riescono a trovare il compagno giusto per farlo, mostrandosi addirittura disinteressate agli uomini che ne appoggiano le ambizioni e si mostrano sensibili verso le loro esigenze di donne lavoratrici.
Il punto di vista del Dr. Woinoff viene illustrato in un libro intitolato “Come ingannare l’istinto di bottino”.
Pertanto, volendo terminare il mio intervento, concludo sostenendo i seguenti punti:

1: la donna in carriera trova ostacoli sociali e istituzionali ancora molto forti;
2: che non PUO' far convivere carriera e famiglia senza dover inevitabilmente sacrificare una delle due variabili;
3: che, per l'istinto del borsellino, non considera più adeguato il compagno con cui divideva la vita prima di iniziare la propria carriera o fatica nel trovare dopo l'uomo adeguato per le sue esigenze.

La riflessione è dunque d'obbligo... colpa dei mariti???

Michele ha detto...

Secondo post:

Secondo uno studio della University of Chicago, questo divario tra i sessi si genera nel tempo. Infatti, ragazzi e ragazze appena laureati, si ritrovano alla pari sia per quanto riguarda le ore lavorative che la retribuzione. Ma, dopo circa 10-15 anni dall'inizio della carriera lavorativa, gli uomini guadagnano fino al 75% in più delle donne che, nel frattempo, si sono sposate e hanno avuto dei figli. Non a caso, in una ricerca condotta da Marianne Bertrand, Claudia Goldin e Lawrence Katz, un solo tipo di donne riesce a percorrere una strada simile, se non identica, ai colleghi maschi: ovviamente le single senza figli che mai hanno chiesto un permesso al lavoro.
Essere genitrici conduce inevitabilmente a delle irreversibili conseguenze professionali che, alla lunga, portato ad un numero sempre più alto di donne ad abbandonare o cambiare lavoro. L’aumento è comune a tutte le fasce sociali e risulta indipendente dal tipo di istruzione ricevuta e dall'istruzione e/o quoziente intellettivo del compagno.
Leonhardt sostiene che per modificare una tale situazione sarebbe necessario, un cambiamento sia nelle politiche sociali che nella mentalità, e non dunque nella vita di coppia.
C'è da dire infine che le donne in carriera spesso non ritengono più il proprio compagno di vita alla loro altezza o, per quelle single, non riescono a trovare l’uomo giusto. Per questo motivo la maggior parte di loro si ritrova senza compagno e senza figli.
Come sostiene lo psicoanalista tedesco Stefan Woinoff, che si occupa anche di picosomatica e terapia della coppia, per una donna raggiungere uno status sociale ed economico elevato conduce inevitabilmente a cadere nell’istinto del bottino.
Secondo la sua teoria, il motivo per cui il 40% delle donne manager tedesche non ha figli non è da ricondurre allo stremante impegno a cui il lavoro le porta e che le priverebbe della possibilità di impegnarsi parimenti nella vita di coppia, quanto all'estenuante, affannosa e inadeguata ricerca di un uomo che sia loro “superiore” sia dal punto di vista economico che sociale, e che abbia, contestualmente quelle caratteristiche di personalità che lo renderebbero un uomo (l'uomo alpha che è stato citato e che piace alle donne alpha).
Pertanto, le donne in carriera pur desiderando una famiglia e di avere figli, non riescono a trovare il compagno giusto per farlo, mostrandosi addirittura disinteressate agli uomini che ne appoggiano le ambizioni e si mostrano sensibili verso le loro esigenze di donne lavoratrici.
Il punto di vista del Dr. Woinoff viene illustrato in un libro intitolato “Come ingannare l’istinto di bottino”.
Pertanto, volendo terminare il mio intervento, concludo sostenendo i seguenti punti:

1: la donna in carriera trova ostacoli sociali e istituzionali ancora molto forti;
2: che non PUO' far convivere carriera e famiglia senza dover inevitabilmente sacrificare una delle due variabili;
3: che, per l'istinto del borsellino, non considera più adeguato il compagno con cui divideva la vita prima di iniziare la propria carriera o fatica nel trovare dopo l'uomo adeguato per le sue esigenze.

La riflessione è dunque d'obbligo... colpa dei mariti???

una donna su due ha detto...

In Italia, una donna su due
non ha lavoro e non lo cerca.... vedi l'articolo del Corriere

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