domenica 19 maggio 2013

Lettera di un Lettore: La contesa sulla strada Palmanova Manzano

Palmanova, lì 15.04.2013

Con cortese richiesta di pubblicazione se ritenuto di interesse generale.

La contesa sulla strada Palmanova Manzano rappresenta in modo esemplare la crescente difficoltà di rapporti tra cittadini e rappresentanti eletti; crisi peraltro testimoniata in modo incontrovertibile dal crollo dell'affluenza al voto. La nostra classe politica non appare in grado di cogliere e governare questo malessere, quasi avesse smarrito gli strumenti per interpretare la realtà, arroccandosi in comportamenti che sembrano spesso incomprensibili e irrazionali.

Questa infrastruttura viaria era stata pensata in altri tempi, quando forse avrebbe potuto avere una qualche giustificazione; dopo venticinque anni, corre il rischio di risultare anacronistica, certamente costosa. Eppure i politici di quasi tutti gli schieramenti recitano, assieme e come un mantra, che si tratta di una realizzazione importante, necessaria, indispensabile. Quasi che ripetendo mille volte lo stesso concetto, questo possa diventare più vero e più credibile. Da dove derivi questa granitica

certezza è un mistero. Tanto più, se si osserva che ogni amministratore pubblico coglie sfumature diverse e contrastanti: alcuni ritengono questa strada importante per il distretto della sedia, altri per il vino e l'agricoltura, altri per riscattare il cividalese da una secolare emarginazione, altri ancora per rilanciare il turismo. Alcuni dicono che è utile oggi, altri invece affermano che sarà utile in futuro. Il cittadino ascolta queste dichiarazioni estemporanee e ne trae la spiacevole convinzione di avere una classe politica autoreferenziale, incapace di rispondere razionalmente alle osservazioni e alle critiche che vengono dal territorio. Un mondo a parte, dove ci si elogia e ci si sostiene a vicenda, facendo ostinato quadrato contro chi non condivide il pensiero dominante.

Come può “tecnicamente” qualche chilometro di strada rilanciare l'economia del Manzanese, se il mercato è oramai globale, e i nostri prodotti dovrebbero essere venduti ovunque, su piazze che distano migliaia di chilometri dal Friuli? E' possibile, invece, fare qualche ragionamento serio su quali prodotti offrire al mercato mondiale, sulla loro reale competitività, sulla capacità di intercettare la domanda proponendo articoli innovativi e di qualità? Credo nessuno possa infatti pensare di colmare il deficit di proposta commerciale semplicemente arrivando al casello autostradale qualche minuto prima. Le strade su cui si muovono i prodotti, e si incrocia domanda e offerta, al giorno d'oggi, sono le strade virtuali di internet, che possono raggiungere in pochi secondi ogni angolo del mondo. In assenza di pianificazione e strategia, la nuova strada potrebbe paradossalmente diventare utile al trasloco delle ultime aziende verso lidi più profittevoli, verso Stati meno vessatori nei confronti della libera impresa.

Infine, un considerazione. Molti politici sostengono che il denaro pubblico stanziato và comunque speso, altrimenti si corre il rischio che venga indirizzato ad altre esigenze. La tesi sarebbe condivisibile se questo denaro fosse a nostra disposizione per grazia ricevuta, magari caduto da un pero, e non fosse invece prelevato dalle tasche dei cittadini. Gli stessi cittadini che, ingrati, non colgono la straordinaria occasione di spenderlo, e, pretendono invece una seria analisi costi/benefici. In tempi di pesantissima leva fiscale, spendere del denaro solo perchè disponibile risulta incomprensibile a chi faticosamente paga le tasse. Tanto per chiarire, si tratta di una spesa di 1,5 euro per ciascun cittadino italiano, contando tutti gli abitanti d'Italia, dalle Alpi a Pantelleria; oppure, per limitarci a un contesto più domestico, di 72,0 euro per ciascun abitante della nostra Regione. Risparmiare può significare ridurre il carico fiscale; l'idea, di per sé, non appare così disdicevole. Se denaro pubblico và impiegato, questo va indirizzato a migliorare il nostro sistema produttivo, a renderlo competitivo nel mondo, alla formazione di una cultura industriale solida e non estemporanea, alla definizione di prodotti nuovi e d'avanguardia, ad alto valore aggiunto. Solo con questa logica, forse, potremmo salvarci da un declino industriale che sembra inarrestabile.

RoDiMa

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sposo perfettamente la tesi espressa da chi ha scritto l'articolo. Quei soldi potrebbero andare ad altre destinazioni, se rimaniamo nell ambito strada a sistemare e mettere in sicurezza quelle esistenti. È assurdo continuar a far nuove strade e non curare la manutenzione di quelle esistenti.

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