martedì 7 giugno 2011

I referendum del 12 giugno


 
Il 12 giugno si vota per i referendum, le schede sono quattro, la giornata di voto costa 300 milioni e i cittadini possono decidere di andare a votare o starsene a casa in quanto l'astensione conta per i referendum e serve a non far raggiungere il quorum.

A Morsano si discute se serva andare a votare visto che poi ti ritrovi il ministero delle politiche agricole e quello del turismo (aboliti da referendum) e il finanziamento pubblico ai partiti ( abolito da referendum) si chiama "rimborso elettorale" e viene elargito per la legislatura precendete (per capirci lo percepiscono anche i partiti rimasti fuori dal parlamento nella legislatura corrente).  

A molti dunque sorge il dubbio che ci sia il trucco del "vota al referendum tanto poi faccio quello che voglio". Il che ha stufato. Tuttavia, se al voto si dà una valenza politica, scatta l'entusiasmo (di parte). Questa volta alcuni partiti hanno posto un valore politico al "SI" su tutti i 4 quesiti. Curiosamente, anche i partiti che in precedenza avevano dei dubbi in particolare su uno dei quesiti riguardanti l'acqua, ora sono per il SI all'unisono.

A Dibattito Morsanese interessa cosa diranno i Morsanesi alle urne e come questo voto si differenzierà dal trend nazionale. Vedremo.

12 commenti:

frank spada ha detto...

"Rumours", gentile V.S. Vantelli, soltanto per tenersi le poltrone ruotando i trucchi delle pale in volo (v. post precedente) - e noi, friulani o forestieri in uno stivale, le palle piene, assorditi!
Cordiali saluti.

Anonimo ha detto...

ricordiamo che Bersani nel 2008 era favorevole alla remuneratività delle attività legate alla gestione dell'acqua. Lo stabiliva una legge di Di Pietro d'altronde! Io sono d'accordo e a quel quesito voterò NO! Come fa una municipalizzata o un privato ad investire in infrastrutture se non può fare utili? Cos'è, un'opera di carità?

Anonimo ha detto...

...l'utile è un di più per l'azienda tolti i costi tra cui vengono posti gli investimenti frutto di programmazione ed ammortamento.

Anonimo ha detto...

La Lega è sempre stata contraria alla privatizione dell'acqua e adesso Bossi si astiene. Vai a capire!

Anonimo ha detto...

Zaia ha annunciato che andrà a votare però...

Giani ha detto...

lo dice il post che hanno trasformato il voto referendario in voto politico. Se vince il SI il PD, Grillo e IDV esulteranno perchè è un voto contro Berlusconi (anche se le norme sulla remuneratività dei servizi idrici la sancì Di Pietro quando era ministro con l'avvallo di Bersani). Se vince l'astensione (o i NO), è una vittoria di Berlusconi. Se vincono i SI, Berlusconi NON PERDE perchè dirà che ha lasciato libertà di coscienza ai suoi elettori. Dunque il vero risultato sarebbe un'astensione di massa perchè se vincono i SI, nessuno, in fondo, avrà perso.

Anonimo ha detto...

ci avremo persono noi con i costi del referendum. 300 milioni e passa....

Utile non dilettevole ha detto...

All'anonimo del Anonimo ha "l'utile è un di più per l'azienda tolti i costi tra cui vengono posti gli investimenti frutto di programmazione ed ammortamento": allora com'è che Bersani era d'accordo con la norma? com'è che Renzi s'è detto titubante perchè deve amministrare Firenze e per fare dei lavori sulla rete fognaria non sa come giustificare legalmente un intervento senza che sia previsto un utile? E per gli imprevisti e come si fa a non pensare di fare cassa? Anche se l'utile non fosse distribuito, il tanto caro "tesoretto" che piace agli amministratori di sinistra, servirà a fare investimenti futuri no? Senza utile quale impresa farà mai affari con le utilities italiane? La domanda sull'acqua è fuorviante e demagociga. Ad ogni buon conto, non serve neppure aprire il discorso se si è contrari al concetto di "utile" a prescindere.

Anonimo ha detto...

utilities senza utili..... l'ironia della vita!

4 SI per voltare pagina ha detto...

da Travaglio

Scheda Gialla: Vota NO al quesito n.2 ha detto...

Il secondo quesito propone di abrogare il comma 1 dell’art. 154 del Decreto Legislativo n. 152/2006, norma che consente al gestore di ottenere profitti sulla tariffa che è pari al 7 per cento del capitale investito. Per i sostenitori del sì, l’acqua è un bene comune che va gestito dal pubblico e sul quale non si può guadagnare caricando sulle bollette dei cittadini una remunerazione (quel 7%) che non verrà reinvestita per migliorare la qualità del servizio. Per i sostenitori del no invece, la rete idrica nazionale ha bisogno di investimenti ingenti (circa 60 miliardi di euro), fuori dalle possibilità dello Stato, ed il guadagno (sempre il 7%) è legittimo a fronte di un capitale investito.

Per il quesito numero 2 (scheda gialla), si deve votare “sì” se si è contro la normativa che consente di guadagnare sull’erogazione dell’acqua, mentre bisogna barrare il “no” per mantenere la legge attuale.

Anonimo ha detto...

i 300 mln sono causati da chi non ha voluto sovrapporre le elezioni amministrative con il referendum; è importante comunque andare a votare; sull'acqua: 1. non si può obbligare una società a privatizzare il 40% (e perchè non tutto o il 20%?); 2. la remuneratività del capitale investito è determinata dall'efficienza di gestione e dall'entità e qualità degli invesimenti: quanti controlli al giorno?, quante manutenzioni sulla rete, programmate e non programmate? perchè gli utili ottenuti dalle tariffe non possono essere re-investiti per potenziare o ampliare i servizi? e perchè devo decidere che è il 7% il valore degli utili e non il 4% o il 40%? 3. le società solo pubbliche, in giro per l'Italia, hanno prodotto fallimenti al pari delle società di gestione private (vedi indagine Corriere della Sera, Sole 24 ore, ecc.), allora perchè non sono i cittadini (i Comuni) a decidere il soggetto gestore del bene pubblico? Votare SI è almeno una speranza di riforma del sistema. Mauri.

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