Si puó girare attorno alla questione del lavoro quanto si vuole ma gratta, gratta, il fatto é che il lavoro manca. Non c'é abbastanza da fare per tutti. Cosí interviene la burocrazia che da' lavoro ad un numero di burocrati superiore a quanto servirebbe, non si accorpano le amministrazioni pubbliche (motorizzazione civile e PRA a che servono separate?), non si automatizza cosí l'IT (computer e software) non trova diffusione e si usa piú forza lavoro non qualificata con relativa perdita di competitivitá, non ci si apre alla concorrenza vera cosí le corporazioni la fanno da padrone (dagli ordini professionali che chiedono la tariffa minima, agli atti che devono passare per forza dall'inviso professionista di turno, alle aspirine che a Sauris non le trovi, alle casette di legno da giardino che richiedono un costoso e paradossale progetto antisismico, ecc.).
In tutto questo creare lavoro fittizio per tutti, o meglio, per tutti quelli che un impiego gia' ce l'hanno, le fasce piú deboli della societá s'attaccano al fatidico.
Uno dei casi di "attaccamento" é quanto espresso domenica scorsa al Mercatone (Conforama-emmezeta moda) di Palmanova dove diverse decine di dipendenti hanno scioperato. La ragione principale dello sciopero é il previsto licenziamento di 50 dipendenti, ovvero un terzo della forza lavoro attuale. Nel comunicato distribuito dai lavoratori in sciopero fuori dal centro commerciale, si evince come l'azienda abbia in previsione di aprire un punto vendita nella zona di Mestre mentre sta ridimensionando quello di Palmanova.
Il che si allinea con quanto giá da tempo si sospetta e che cioé il Friuli non sia grande abbastanza (nel senso di redditizio abbastanza) da giustificare investimenti strutturali di varia natura, dalle ferrovie, agli scali aerei, ai porti, ai punti vendita al dettaglio e via dicendo (vedi Spritz Debate: il Futuro dei Piccoli Centri Urbani é quello dell'inesorabile Decadenza?).
Da un lato c'é chi critica le politiche di liberalizzazione del commercio che hanno portato la regione a livelli di penetrazione della grande distribuzione piú alti della media nazionale (vedi Spritz Retail: i Centri Commerciali in Friuli. Pochi, Giusti o Troppi?) ed appena la crisi economica ha contratto i consumi, le consueguenze le hanno pagate diversi punti vendita. Dall'altro lato c'é chi sostiene che le liberalizzazioni, se fatte bene, danno la possibilitá di sopravvivere ai privati che si dimostrano piú competitivi (su parametri come qualitá del prodotto e del servizio) e quindi migliorare l'esperienza all'utente finale.
Il brutto é che mentre questi punti di vista si scontrano, chi ci rimette sono le persone che si ritrovano in mezzo e che spesso sono fasce deboli ovvero, giovani al primo impiego ma peggio ancora, donne di mezza etá con figli e quindi assolutamente escluse dalla possibilitá di movimento verso zone lontane dalla propria residenza per poter re-impiegarsi.
Se un'entita' economica non soddisfa le esigenze di redditivitá, ha perfettamente senso cambiare i criteri di gestione, inclusi i licenziamenti per quanto dolorosi possano essere. Ma in un mondo dove gli equilibri esistono, la possibilitá di trovare lavoro sarebbe semplice anche dopo un licenziamento. Se non lo é allora ci sono degli equilibri che sono saltati o non sono mai stati stabiliti.
Forse, a monte, sono le politiche di pianificazione dello sviluppo del territorio che rivestono importanza assoluta e molti si stanno domandando esattamente a cosa si sta puntando per lo sviluppo futuro del Friuli VG: Manifatture tradizionali? Manifatture innovative? Servizi? Turismo? Commercio? Banche? Paradisi fiscali? Casinó? O tiriamo a campare e doman sará quel che sará?
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10 commenti:
in tutta italia ci sono centri commerciali che aprono e chiudono. Unieruo ha chiuso diversi punti vendita. per quanto bravi siano a fare previsioni di crescita si vede che un po' tutti prendono degli abbagli. Sis pera solo che le imprese non aprano punti vendita per ricevere sovvenzioni di qualche genere per poi chiudere alla prima difficolta'.
Alle recenti amministrative ci sono stati ben 20.000 candidati!!! A Castions invece di consolidare le liste con nomi decenti, ognuno s'e' fatto la sua bella lista con una buona meta' di candidati che diu nus uardi. Vi siete dimenticati di dire che la voglia di fancazzismo parassitario si riversa anche negli impieghi direttamente dipendenti dalla politica. A meno che non ci sia un'esplosione di passione civile tra gli italiani del quale sarebbe da rallegrarsi.....
fare politica significa che poi si va nel consiglio di amministrazione delle municipalizzate anche se si viene trombati, basta servire il partito o il personaggio forte con diligenza e continuita'. Si viene ripagati. C'e' poi la possibilita' di far assumere i propri figli e parenti nelle municipalizzate. Senza contare gli arricchimenti con accordi di comodo con aziende appaltatrici. Piu' casino c'e' e piu' conviene fare politica. Questo in molte parti d'Italia e' un lavoro come fare il forestale in Calabria...
Visto che in "Se avessi un milione di euro..." non cè una casellina per le varie, mi affretto a tagliar corto: caricatori tondi e Thompson fiammeggianti, dopodiché [...] mi autocensuro.
Frank Spada + M&M
mah! i giovani piu' in gamba se ne vanno da qua. Quelli che hanno meno voglia di fare si trovano un posticino nell'azienda del papa' o dagli amici del papa'. Chi fa politica si ritaglia un posto statale e poi va i piazza a perorare la causa della meritocrazia. I pensionati d'oro continuano a prendere pensioni d'oro e a non morire mai.
gli italiani sono tutti dei socialisti impenitenti. Libera impresa é fumo negli occhi. Meglio la difesa corporativa degli interessi acquisiti.
i temi sollevati dal post sono troppo lontani dal modo di pensare della gente di provincia. Intendo il debito cresce e le tasse non si possono tagliare perche' le banche internazionali e gli investitori internazionali dettano legge su come e quando tornargli i fondi investiti nel nostro debito. Secondo me ci sara' una bella botta alle finanze pubbliche italiane da qui a 10 anni. Chi puo' investa fuoi dall'Italia!
socialisti impenitenti, sto ancora ridendo
ci sono troppi centri commerciali e si sono mangiati il business tra di loro! Non e' colpa di chi ha permesso che si aprissero i centri commerciali, se vanno male é un problema di pianificazione da parte di chi li ha aperti. Dice bene il post che se le cose vanno male chi paga le conseguenze sono i dipendenti. Un lavoro perso pero' non corrisponde ad un altro lavoro trovato. E' vero, non c'e' lavoro.
Si, pero' seguendo la stessa metrica, se un centro commerciale non apre le commesse se ne stanno a casa disoccupate. Se apre hanno il lavoro e se poi vengono licenziate ritornano a fare le disoccupate. Non é un grosso cambiamento in fondo. Il lavoro fisso e sicuro non esiste piu'. La rabbia viene per chi ha privilegi e posti fissi.
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