sabato 17 dicembre 2011

Numeri Utili: le proprietá della Chiesa in Italia (1DC - 2011 DC)


La Chiesa Cattolica é il primo proprietario di immobili al mondo con circa 100.000 edifici pari a 1 miliardo di metri quadri per un valore stimato di 1.200 miliardi di Euro (dati forniti da Radio 24 nella puntata di "Focus Economia" del 30 Novembre 2011).

Tecnicamente non c'e' mai stato un censimento degli immobili del Vaticano (che fanno capo all'APSA -Amministrazione Patrimonio della Sede Apostolica che é un po' la ragioneria del Vaticano) ma alcune fonti sostengono che la Chiesa possiede il 20% del patrimonio immobiliare italiano.

Di questi giorni la polemica sul pagamento dell'ICI da parte della Chiesa (Bagnasco: «La Chiesa paga l'Ici, pronti a chiarire sulle esenzioni») che di solito si fonda sul dibattito tra finti sordi nei quali i simpatizzanti del Vaticano ti raccontano che senza la Chiesa lo Stato Italiano sarebbe in ginocchio perché non potrebbe far fronte ai costi degli interventi sociali cui sopperiscono gli enti eclesiastici ed il volontariato che a questi fanno capo. Dall'altro chi si focalizza sulle attivitá degli organi collegati alla Chiesa che generano reddito, come gli ex conventi trasformati in veri e propri alberghi che, sebbene siano in concorrenza con strutture alberghiere private, non pagano l'ICI.

Da un lato gli amici del Vaticano rinfacciano ai sindacati e "case del popolo" di godere delle stesse esenzioni date a tutte le attivitá non-profit mentre dall'altro si ribadisce che il non-profit non va tassato ma il profit (cioé le attivitá di albergo e ristorazione) si. Cosí, gli amici del Vaticano non prendono una posizione chiara sull'ICI non pagata dalle attivitá puramente commerciali come, appunto, l'ospitalitá a pagamento quando non sia per pellegrini poveri mentre dall'altra, i Tea Party radical chic se la prendono con la Chiesa senza quantificare in termini monetari l'apporto alla societá delle attivitá benefiche della medesima. Il che non ci fa capire se il mancato introito dell'ICI é comunque compensato dalle ore spese a titolo gratuito da migliaia di volontari amici del Vaticano, nelle varie opere non commerciali ma assistenziali che si svolgono negli edifici di proprietá delle curie.

Insomma, dialogo tra sordi che fingono di non intendersi.

Da un punto di vista tecnico, e' in corso una procedura di infrazione contro l'Italia da parte della Commissione Europea (Esenzione Ici chiesa cattolica: L'Europa procede contro l'Italia) per gli effetti della legge dell'allora governo Prodi sull'esenzione ICI per gli edifici eclesiastici che non svolgano "esclusivamente" attivitá commerciale. Quell'esclusivamente, dicono i maligni, sia la molla per le aree di elusione che aiutano chi in effetti fa attivitá commerciale. Per capirci, se un ex convento ora é un ostello in centro a Roma e se ha una cappella al suo interno, teoricamente puó essere ancora categorizzato come non esclusivamente un ostello ma un luogo di culto con anche un ostello. E le conseguenze fiscali le lasciamo immaginare al lettore.

L'ANCI dice che a seguito di questa legge, 400 milioni di Euro sono il mancato introito dall'ICI e che solo il 10% degli immobili della chiesa pagano l'ICI. A Roma, ad esempio, dove 1 immobile su 5 é riconducibile alla Chiesa, (nella capitale ci sono circa 200 case per l'ospitalitá) dopo che é entrata in vigore la legge l'ICI in meno é risultata pari a 25 milioni di euro.

La polemica sulle case di Propaganda Fide (che a Roma si stima abbiano un valore pari a 9 miliardi di euro) oltre alla questione ICI riguarda il discorso IRES. L'IRES si paga anche sui redditi da fabbricati cioé i redditi che si generano con l'uso dei propri immobili. Ma se non esiste un censimento degli edifici eclesiastici, non si puó capire quanto sarebbe dovuto all'Erario. Secondo stime pare che la riduzione del 50% dell'IRES, di cui godono gli immobili in questione, risulta in un risparmio di 400-500 milioni l'anno per le casse vaticane.

A coronare questi risparmi, il fatto che se nel 1990 l'8per mille raccoglieva l'equivalente di €200 milioni, nel 2010 ha raccolto oltre €1 miliardo.

E gli enti locali fanno a gara a chi sostiene la causa con, ad esempio, la Regione Lombardia che recentemente ha finanziato con 100.000 euro il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione (100.000€ curiosamente corrisposti anche dalla regione Friuli Venezia Giulia) e il consiglio comunale di Roma, con sostegno bipartisan, da sempre accetta lo status delle proprietá dell'APSA che a Roma risulta proprietaria di beni per pochi milioni, perché iscritti a bilancio al costo storico, e accatastati sempre come popolari o ultrapopolari, pur situandosi in pieno centro. Senza contare che sempre nella capitale, ci sono ogni anno circa 8.000 lasciti testamentari a favore della Chiesa.

A proposito, non c'e' mai stato un papa che si sia chiamato Francesco.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

il parlamento due giorni fa ha bocciato l'ICI alla chiesa con mozione bipartisan. La cosa peggiore non e' la bocciatura ma l'assenza di dibattito. Va bene a tutti di mantenere in maniera acritica l'appoggio della potentissiam Chiesa Cattolica in Italia. E allora avanti cosi' con case in centro a Roma date in affitto a prezzi modici agli amici della Chiesa, case classificate come popolari anche in pieno centro, ICI degli alloggi non dovuta, IRES scontata e pace e bene. Il tutto senza neppure dibattere nel merito. Bravi politici, bravi bravi bravi.

Soliti Sconti al Vaticano ha detto...

Chi invece non avrà niente da dire sulla manovra è certamente la Chiesa. Fra le pieghe dei mille decreti si cela infatti una norma che invece di aumentare la pressione fiscale sugli enormi possedimenti del Vaticano – come richiesto da più parti - la diminuisce ulteriormente. Esiste ad oggi circa un dieci per cento di immobili su cui la Chiesa è costretta a pagare l’Ici, in quanto al suo interno non si svolge alcun tipo di attività neppure lontanamente legata al culto o alla catechesi.

Questa già minima percentuale sarà ancora ridotta, visto che la manovra esclude dalla rivalutazione gli immobili di categoria B (case di cura ed ospedali senza fini di lucro, cappelle non destinate all’esercizio pubblico del culto, biblioteche, pinacoteche, musei, gallerie, circoli ricreativi senza fini di lucro) di cui fa parte una buona fetta di quel dieci per cento.

Insomma fra le resistenze della casta e i favori al vaticano, sembra proprio che a subire il colpo più duro saranno i cittadini, i lavoratori.

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