martedì 3 giugno 2014

Numeri Utili: la (vera) disoccupazione giovanile in Italia (2014)

Si continua a sbandierare ai quattro venti che il tasso di disoccupazione. nella fascia d'età 15-24 anni sia arrivato al 40% (40,5% ad aprile 2013 oppure 41,9% per il I trimestre 2013), si vedano, ad esempio, le dichiarazioni di Grillo, Berlusconi, Speranza, Letta, Puppato e Casini).

Ebbene, al fine di non fuorviare la gente al bar il C.A.F.O.N. offre in pasto ai lettori la dichiarazione dell'ex presidente dell'ISTAT ed attuale ministro del Lavoro, Enrico Giovannini 

Non è vero che il 40% dei giovani italiani è senza lavoro, perché è l'11% dei giovani italiani che è senza lavoro".

I dettagli sono spiegati nell'articolo "Dichiarazione analizzata" su Pagella Politica, ma in soldoni: i ragazzi dai 15 ai 24 anni sono 1.650.000, dunque il 40% definito dalla vulgata come "disoccupati" sarebbe pari a 660.000 individui. Tuttavia, è lecito aspettarsi che una (gran) parte di questi giovani sia a scuola o all'università per cui che senso ha definire come "disoccupato" uno studente universitario? Difatti, un giovane studente che non cerca attivamente un lavoro non è considerato tra le forze di lavoro, ma tra gli "inattivi" e quindi escluso dalla definizione "tecnica" dei disoccupati (vedi comunicato Istat, di inizio 2013). Dunque i "giovani attivi" sono i giovani occupati sommati, attenzione, ai giovani attivamente in cerca di lavoro. Togli qui, cuci là, il tasso rivisto di disoccupazione giovanile ad aprile 2013 era pari al 10,9% mentre i dati grezzi per il I trimestre indicano un tasso dell'11,5% (ovvero 190mila giovani). 

Quindi si deve calcolare la percentuale di disoccupazione tra i "giovani attivi" escludendo i giovani che stanno studiando e quelli alla ricerca di un lavoro. Di fatto, vengono esclusi dalla conta strettamente statistrica sia gli "scoraggiati" che "chi non vuole lavorare". Per me e per te che usiamo il linguaggio comune sono di fatto dei disoccupati però per la statistica son semplicemnte degli "inattivi" che tecnicamente non rientrano nella conta del tasso di disoccupazione.  

Quindi, va notato che dalla conta dei "giovani attivi" da un punto di vista squisitamente statistico sono esclusi i giovani scoraggiati che non lo cercano più il lavoro e quelli che non ha voglia di cercar lavoro e bighellonano. Queste categorie, più la categoria dei "giovani che stanno cercando lavoro" (che questi si fan parte dei "giovani attivi"), creano un gruppo definito NEET (Not in Employment, Education or Training) che nel 2011 rappresentava il 19,8% del totale dei 15-24enni italiani, così suddivisi: 7,1% disoccupati; 7,8% vorrebbero lavorare ma non cercano attivamente (almeno secondo la definizione Ilo/Istat) e 4,9% non vogliono lavorare. Se vogliamo essere pratici, questo è il "vero" tasso di disoccupazione che, con un quasi 20% di NEET porta il numero di ragazzi dai 15-24 anni in questa situazione pari a 330mila individui. 

In conclusione è sbagliato parlare di "quattro giovani su dieci disoccupati" (ovvero il famoso 40%) in quanto formalmente è "appena" l'11% dei 15-24enni italiani attivi ad essere "statisticamente" disoccupato. Tuttavia il problema sono i Neet che sono di fatto l'indicatore più problematico e che si collocano attorno al 20% della popolazione giovanile totale.

Neet nel sud e sulle fasce

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