Quella plateale riguardava la maggioranza della stampa e dell’opinione pubblica nazional-popolare italiana: è ora di finirla con questi evasori fiscali che intestano gli yacht all’estero e fanno quello che vogliono sul territorio nazionale. In galera!
A corollario c’era pure stata la pubblicazione delle foto degli interni dello yacht “Force Blue” (curiosamente le stesse iniziali di “Flavio Briatore”) da parte delle guardie, la cui chicca, a detta di Briatore intervistato a Matrix, è stata la visita dello yacht da parte della moglie e dei figli di una delle guardie. Per quanto antipatico possa essere Briatore, è pur sempre un cittadino portatore di diritti; ma al popolo non importa e giù le filippiche.
Tuttavia questa non è la polemica in questione. La polemica scoppiata subito in certi circoli è stata sul discorso Italia come meta d’attracco. In ambienti dove gira la moneta, si è ben consci che quest’anno in Italia verranno costruiti 200 yacht di extra lusso e nessuno di questi verrá varato con bandiera Italiana. Perchè? Perchè la legge italiana permette a chiunque di intestare gli yacht di lusso a societá con sede (ovviamente di facciata) alle Cayman e poi affittarli... anche ai soci italiani delle societá medesime. Se poi il socio deteniene il controllo assoluto della societa cambia niente: è legale prenderla in affitto e se è registrata alle Cayman dove si pagano praticamente zero tasse sui natanti. È legale. Punto.
E qui entriamo nella zona della reazione sommessa. Sempre nei circoli internazionali è comunissimo avere yacht fabbricati in italia, visto che abbiamo tra i migliori costruttori di barche di lusso al mondo, immatricolarli alle Cayman o alle Isole Vergini e poi venire in ferie sulle coste italiane. A Portofino, per citare una localitá tra tante (vedi foto), ci sono sempre dei mega yacht di lusso al largo, mentre i “passeggeri-proprietari-affittuari” sono a spendere soldi nell’entroterra. Qui il punto: sono a spendere soldi.
L’industria del turismo di super-lusso è una tessera importante per l’economia dell-ospitalità italiana: dal pieno di carburante, ai fiori per addobbare la barchetta, ai servizi a bordo, ai servizi a terra che impiegano personale locale e fanno girare una certa economia. Ne sa qualcosa anche un attuale sottosegretario del governo (...) che ha partecipazioni importanti in una societá che ai super-ricchi offre servizi turistici modello concierge, ovvero, autista con Bentley che viene a prenderti alla banchina, ti porta nel ristorante con posto esclusivo giá prenotato vicino al commendator Tizio e all'industriale Caio, ti porta in prima fila a vedere l’Opera o il concerto di Sting, quando proprio non chiama Sting ad un concerto privato nella villa dietro il promontorio, ti fa fare il giro turistico con apertura dei musei personalizzata, ti fa vedere opere d’arte chiuse ai comuni mortali, ti porta nell’hotel giusto, ti garantisce una scorta privata, ti fa arrivare da Parigi il tuo parrucchiere di fiducia e via dicendo. Quanta gente vive di questo giro? Avonde.
L’interrogazione parlamentare del deputato Pietro Laffranco (Un deputato chiede che il Parlamento si occupi del sequestro dello yacht di Flavio Briatore) non è del tutto degna di essere sbeffeggiata come è successo, perchè a ruota, arriva la polemica in tono sommesso dei circoli bene internazionali: l’Italia luogo a rischio attracco per i mega yacht. La polemica è stata ripresa dal Financial Times (Super-yacht owners warned to give Italy a wide berth in face of tax clampdown) in un piccolo articoletto in prima pagina l’altra settimana. Il Corriere della Sera ed altri giornali l’hanno ripresa solo oggi, dopo una settimana (Mega-yacht in fuga dall’Italia. Gli agenti marittimi: in Grecia e Croazia dopo la vicenda Briatore).
Le regole ci sono e noi siamo pronti a scommettere che Briatore se la caverá con nulla perchè altro non ha fatto che seguire le prassi comuni in materia internazionale di immatricolazioni nautiche. Ad ogni modo, o si fa una guerra seria alle Cayman (con un'invasione anfibia da parte dei nostri Lagunari) o si evita di fare comparsate populiste e dannose per l'economia (visto che l’opzione “fate ma in silenzio” di 'sti tempi sembra non essere presa in considerazione).
Lo spagnolo, Josep Ejarque, ex Direttore Generale Agenzia Regionale Turismo Friuli Venezia Giulia, disse una volta che la nostra regione soffre di mancanza di senso della realtá perchè si vuole preservare il FVG come meta di turismo d’elite ma poi non si vogliono fare campi da golf (vedi vari comitati a difesa del mais), non si vuole offrire un certo tipo di servizi, si è restii a dare permessi per creare strutture ed offerte di super qualitá o in generale per facilitare l’indirizzo di questo tipo di turismo.
L’Italia vuole i soldi dei ricconi ma punta i piedi su “patente e libretto”.
Insomma, che diammine vuole questa nazione per il suo turismo? Friulanizzarsi!?!
3 commenti:
No ai capît nuie. Masse alusions e sot intês che se il scritôr al cognós il letôr al fâs fadie a ricognossi.
i costi del sequestro chi li paga? Il contribuente...
eh... purtroppo quando chi scrive eà stanco succedono due cose: il post e' lungo perche' la capacita' di sintesi se ne va a farsi friggere e i pensieri si sfilacciano. Abbiamo bisogno di ferie!
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