domenica 9 gennaio 2011

Spritz International Politics: Come mai nei paesi arabi non c’è democrazia?

Le nazioni della "Lega Araba"
Dopo l’abbuffata di zampone e cotechino, è periodo di dieta e per aiutarsi nello sforzo mentale gli avventori dell’osteria si sono messi a discutere quanto meglio sarebbe stato se le feste le avessimo tutti passate nei paesi arabi, dove in cucina non ci sono le leccornie suine.
Al che qualcuno ha subito sottolineato che se da un lato mantieni meglio la linea, dall’altro non puoi liberamente dire la tua perché nei paesi arabi non c’è democrazia. E giù a discutere a partire dagli aneddoti di chi in quei paesi c’ha lavorato (di solito per rifinire palazzi di sceicchi o opere pubbliche pagate con il petrolio) stimolati anche dai recenti episodi di sommosse nelle strade in Tunisia per protestare contro il caro vita.

In effetti in quei paesi non esiste democrazia siano essi delle monarchie o delle repubbliche, per una ragione o per l’altra votare liberamente è una chimera. Dei 22 paesi della Lega Araba, solo 3 sono delle democrazie nel senso occidentale del termine: l’Iraq, il Libano e l’Autonomia Palestinese. Ognuno tragga le sue conclusioni.

Si va poi all’Arabia Saudita dove è il re a nominare i membri del parlamento, al Marocco dove la rappresentatività dei parlamentari è limitata dal potere del re, il Kuwait dove sebbene ci siano elezioni libere è la famiglia reale ad avere l’ultima parola, stessa cosa nei piccoli stati del Golfo dominati dal governo autocratico dei vari sceicchi e delle loro famiglie. Ci sono quindi i governi autocratici di barriera all’estremismo islamico: l’Egitto dove Mubarak fronteggia il partito della “Fratellanza Mussulmana” ottenendo alle ultime elezioni nel 2010 il 95% dei voti (!!!) e l’Algeria dove l’esercito controlla … la “democrazia” azzerando con la forza i successi elettorali dei partiti espressione dell’islamismo militante.

Gli arabi, nei sondaggi internazionali dichiarano sempre di essere favorevoli alla democrazia ma il punto è che spesso il “loro” concetto di democrazia è diverso da quello che esiste da noi (vedi The Economist: “Arab Democracy: A commodity in short supply”).

L’osteria s’è quindi mobilitata nel cercare di capire perché i paesi arabi non godono di un sistema politico pienamente democratico. Qui le teorie espresse tra uno spritz ed un succo di frutta (per rispetto a chi non beve):

  1. E’ colpa della storia di queste nazioni. Praticamente tutte queste nazioni sono state create sulla carta e quindi dominate da potenze coloniali europee. Lo sforzo maggiore che i governanti di adesso devono servire è quello di creare lo Stato piuttosto che dare priorità alla partecipazione dei cittadini.
  2. L’Islam che con la dottrina del Salafismo rifiuta il “governo dell’uomo” in favore del “governo di Dio”. Ma ci sono paesi mussulmani (sebbene non arabi) come la Turchia, la Malesya e l’Indonesia che sono abbastanza democratici. 
  3. La natura geopolitica della zona dove, a causa dell’esistenza dello stato di Israele, le classi dominanti giustificano la loro stretta mano sulle redini del potere come modo per essere più efficaci nel frenare l’influenza politica sulla zona dello stato ebraico. 
  4. La natura paternalistica della società araba che fa si che i cittadini-sudditi non sentano necessariamente come un'oppressione dell'elite al governo.
  5. Il petrolio (1) perché ha dato la scusa agli Stati Uniti di sostenere dittature che garantissero loro una sicura fornitura di oro nero
  6. Il petrolio (2) perché genera ricchezza alle classi dominanti e non necessita che per governare ci sia un rapporto di mutua utilità tra chi chiede fondi per lo Stato, la classe politica, e il cittadino, che dà i fondi allo Stato sottoforma di tasse. Avendo già i fondi non c’è bisogno di negoziare i favori (elettorali) con il popolo. 
  7. Il petrolio (3) significa che perdere il potere significa perdere il controllo sui pozzi petroliferi e i fatturati delle vendite. Perdere le elezioni significherebbe andare dal gestire miliardi a gestire niente. Un prezzo troppo alto per le elitè al potere.
  8. La paura dell’ignoto. Si sa chi governa ma cambiare porta rischi (estremismo islamico?) e i rischi non piacciono alle elites professionali ed intellettuali di questi paesi. 
  9. Abitudine. Quando nasci in un regime autoritario, dopo un po’ rischi di abituarti e prendi il regime come un fatto della vita che è sempre stato così e così sarà sempre.
…e il dibattito continua

4 commenti:

Anonimo ha detto...

L'Economist (Arab Democracy: A commodity in short supply) si è dimenticato di ricordare che l'Europa ha avuta la medesima evoluzione. Solo dopo la rivoluzione francese, o meglio dopo la rivoluzione industriale si sono poste le basi per la costituzione democratica degli Stati, dei diritti e dei (alcuni) principi di equaglianza; in Italia, perlatro, le donne hanno iniziato a votare solo da qualche anno. Mauri.

I.R.I ISTITUTO PER LA RICOSTRUZIONE ITALIANA ha detto...

Credo che i principi di uguaglianza professati dal cristianesimo nella vecchia Europa abbiano inciso sulla cultura popolare, rendendola più propensa a modelli amministrativi e sociali di tipo democratico!Spesso le masse inneggiavano nelle loro rivolte all' uguaglianza tra le persone e contro le varie oligarchie rette da nobili e clero!

Anonimo ha detto...

Beh, c'e' poi stata la Tunisia e L'Egitto in rivolta. Il vostro post era azzeccato!

Anonimo ha detto...

pure la Libia e lo Yemen!

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