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A Morsano è un vicolo cieco |
La felicità è come l'utilità marginale degli individui: impossibile da misurare. C'è chi è malinconico di natura ed è felice quando è pensieroso e assorto nei suoi Schopenhauer e Kant, mentre altri sono sempre sorridenti e sono felici quando distesi al mare allietati da una vita leggera.
Il morsanico, per sua natua non è mai gaio e spensierato, un po' perchè è friulano, un po' perchè è nato in un buco circondato da blave, se ti vede qualcuno che sorride pensa subito "cazzo ridi?"
I vari libri sulla felicità rintronano il morsanico con nozioni di yoga, "investimenti nelle relazioni", connessioni con i momenti spensierati della gioventù e via dicendo. Il Morsanico medio invece sa che deve correre sempre: bilanciare la vita familiare con bimbi strillanti col pannolino che quando crescono sono sostituiti dai nonni raglianti col pannolone, una vita associativa dove le associazioni sportive si sdoppiano perchè a tutti danno fastidio tutti, un carattere dei locali mediamente pessimo e una permalosità imperante allo stato endemico.
Sul percorso umano morsanico verso la Felicità, cosa resta dunque?
Risposta: il lavoro!
Il lavoro è competizione: vinco io o il mio concorrente, sia questa la competizione tra due professionisti o due imprese che devono vincere l'appalto o sia questo l'aspirante manager che ambisce ad una posizione migliore o uno statale che ambisce a vincere il concorso interno. Ebbene si, se non ci fosse competizione non solo avremmo infelicità dilangante ma ci sarebbe pure la morte celebrale.
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Infelice a chi? |
La competizione non ci fa egoisti, ci fa cooperare: il pensionamento è negativo perchè rincoglionisce le persone che si ritrovano a non dover competere con nessuno ergo a non dover cooperare con nessuno per raggiungere uno scopo comune. Per contro lavorare nei fine settimana è positivo perchè ti dà un senso di utilità per quello che fai e ti fa sentire necessario che in fondo è quello che tutti vogliono.
C'è pure una spiegazione scientifica a questa felicità (
Path to happiness runs through the office): la
corteccia frontale si esalta quando il cervello si concentra su progetti futuri, cresce la
dopamina e pure la
serotonina, che assieme all'
oxitocina, si sviluppa quando si vincono le discussioni con i colleghi, arriva quindi una bordata di
beta-endorfina che ha effetti positivissimi sull'umore e sul corpo. Si prova quando si fa un gran lavoro e si vedono i risultati di questo lavoro: la sensazione di soddisfazione e quindi felicità, ha una spiegazione scientifica.
Stare seduti attorno ad un fuoco e cantare tutti assieme
kumbaya non pare sviluppare neppure metà dell'endorfina che si sviluppa con 13 ore al giorno facendo un lavoro i cui risultati sono tangibili, non necessariamente dal punto di vista economico, ma dal lato della realizzazione personale ed in ultima analisi della felicità personale (es. un pompiere che salva una vita, un ricercatore che scopre un vaccino).
Poi, il bello della felicità è che non c'è competitzione tra i diversi modi di essere felici, si può stare tutto il giorno a fare yoga e meditare, rallentare i ritmi oppure fare soldi, esercitare controllo e competere. Tuttavia, si può essere felici fintanto che qualcuno non viene a dirti cosa tu dovresti fare per essere felice ("
Don't rock my boat!" "Non mi scuotere la barca!").
Se per qualcuno perdersi nel proprio lavoro è meglio che cercare di ritrovare se stessi...
so be it! (
così sia)
Così, la prossima volta che
un morsanese vi dirà che lavora 13 ore al giorno e la frase gli uscirà come fosse una sofferenza, beh, sappiate che in maniera sottile
vi sta sbattendo in faccia la sua felicità e che fondamentalmente vi ritiene delle merde infelici...