giovedì 27 ottobre 2011

Soliz Sotans: Friulani bistrattati nella storia

Mio nonno, tuo nonno, suo nonno...
eravamo tutti furlani
Di questi giorni la polemica su alcune frasi scritte da Paolo Villaggio nel suo libro e lette da molti come un insulto ai friulani (Paolo Villaggio: friulani alcolizzati). Il Friuli VG ha 1.2 milioni di abitanti mentre il Friuli storico grossomodo ne conta poco meno di 1 milione. Un milione su 60 milioni di italiani: essenzialmente siamo più rari dei panda. Non c'è quindi da sorprenderci più di tanto se gli altri 59 milioni ci conoscono poco o forse ci conoscono male.


Si parte da Dante che nel "De vulgari eloquentia" scrive «Forum Iulii vero et Ystria non nisi leve Ytalie esse possunt. […] Post hos Aquilegenses et Ystrianos cribremus, qui Ces Fastu? crudeliter accentuando eructant. Cumque hiis montaninas omnes et rusticanas loquelas eicimus, que semper mediastinis civibus accentus enormitate dissonare videntur». Interessante l'uso del verbo "eructar" riferito alla lingua parlata in Friuli a inizio 1300. 


A seguire, nel 1395, Coluccio Salutati scrisse dei friulani «feroces et poene barbaros homines ad tranquillitatem de contentionis turbine revocare potuisti» ...litigiosi e violenti come barbari, di linguaggio rustico


Ma il meglio dello spregio arrivò dai Veneziani della Serenessima. Nell'epoca dei dogi, dall'annessione del Patriarcato del Friuli fino alla caduta della Repubblica, "furlan" fu un termine usato come autentico insulto


Pensa l'ironia della storia: vicino alla villa Manin
oggi producono il vino
"friulano" del doge...
Per i venesiani, essere "furlan" significava sporcizia, ciarpame, schifezza, plebe. Ad esempio il commediografo Andrea Calmo, in alcuni suoi scritti di metà '500 parla di "zibetto furlano" e di "salsa furlana" quando si riferisce a certe cibarie nauseabonde. 


C'erano pure delle prese in giro di origine istriana che recitavano così: "Furlan, magna merda e lassa il pan" o "Furlan, culo in fosso" (che fa il verso a "Venezian, culo in acqua" sempre di origine istriana)

Se a Livorno proferivano "Meglio un morto 'n casa che 'n pisano all'uscio.", a Venesia xe diseva "Dime ludro, dime can, ma no me dir furlan" oppure "né fasioi né furlani no xe grazia di Dio" e per finire "dal furlan, né bon vento, né bon cristian".

Non poteva mancare il buon vecchio Carlo Goldoni che nella commedia "Le Massere" fa dire ad un personaggio in scena: «Perché ne toca a nuialtri veneziani, veder el megio e il bon in man a sti furlani...».

Per ironia della sorte però, la Venezia che tanto dileggiava i "furlani", nel 1789, vide l'elezione a doge di Ludovico Manin che proveniva da una ricca famiglia friulana la cui nomina fu così commentata da un altro aspirante al corno dogale: «I ga fato dose un furlan. La Republica xe morta!». Condita con la filastrocca dei popolani veneziani «Lodovico Manin, cuor picinin, streto de man, vero furlan» a sottolineare la tirchieria vera o presunta del "dose furlan". Pochi anni dopo, nel 1797, Napoleone arriva e fa chiudere baracca e burattini ai venesiani. 

Ma il dileggio dei "furlani" non finì. A tal proposito si può ricordare un dialogo scritto dal Malmani in un libro del 1892, "Il Settecento a Venezia". Qui scrive del battibecco tra una "recamadora" e una "conzateste": «Che ti, pezo di furlana, ti se qua per sfacendar» al che la risposta: «Mi furlana? Dì, carogna, ti sarà ti una vilana». Furlana uguale villana dunque. 

Una cosa tipica del popolo friulano è che mancano testimonianze sul rapporto inverso, ovvero, di prese in giro dei veneziani da parte friulana. Un po' come oggi con i vari Ucio e Stelvio che passano le giornate a dileggiare i "Lan-Fur" mentre noi i triestini non li pensiamo proprio. 


Che dire: i soliz sotans!

==============

Nessun commento:

Post più popolari di sempre

Post Più Popolari negli Ultimi 30 giorni

Post più popolari questa settimana

Prezzo dell'Oro

Statistiche del Comune