mercoledì 7 settembre 2011

Spritz Lecture: What if... cosa sarebbe successo se la Grecia non fosse entrata nell'Euro?

Ieri, durante una sessione di Spritz fuori porta, (piazza Giulio Cesare, già piazza San Canciano in quel della ridente Gonars) sono sorte tre domande. La prima: Spritz bianco, rosso o Spritz Aperol? La seconda: cosa sarebbe successo alla Grecia se non fosse entrata nell'Euro. La terza: come sta andando l'economia in questo momento.

Tutte e tre queste importanti domande sono state risposte senza dibattito, per questo, riportiamo quella che è stata la lectio magistralis (intestinalis putrens) in quel del Bar al Cacciatore.

Prima domanda: Spritz bianco, rosso o Spritz Aperol? Spritz Aperol con poco ghiaccio e forte sull'Aperol.

Seconda domanda: cosa sarebbe successo alla Grecia se non fosse entrata nell'Euro?

Dunque, la Grecia entrò nell'Euro nel 2001 seguendo le 12 nazioni che già avevano aderito all'Euro e avevano raggiunto i criteri per entrarci nel 1999 (la moneta contante iniziò poi a circolare nel 2002). Alcune delle osservazioni che si possono fare per la Grecia si applicano anche al Portogallo e con qualche aggiustamento alla Spagna e Italia. Per prima cosa va detto che nè il governo greco nè le imprese greche nè i consumatori greci avrebbero potuto prendere a prestito somme di denaro con gli stessi tassi applicati sotto l'Euro. Tassi molto bassi, o se vogliamo, bassi a livello tedesco.

Sotto la Dragma i tassi di sconto (l'interesse ufficiale) avevano livelli oscillanti tra il 15% e il 21% durante tutti gli anni Novanta, poi felicemente sostituiti da un 3.25% così come dettato dalla Banca Centrale Europea sotto l'Euro. Fu indubbiamente una festa in duomo per tutti in Grecia: prendevi soldi a prestito a tassi così bassi che non si erano mai visti! Indubbiamente, al di fuori dall'Euro, sotto il peso della poca crescita economica e della bassa competitività internazionale, la Dragma sarebbe scivolata giù come una slitta sullo Zoncolan innevato. Sarebbe scivolata o in maniera repentina o piano piano.
La cosa bellissima è che se la Grecia avesse avuto la Dragma, il governo avrebbe sicuramente preso meno soldi a prestito dai mercati internazionali (visti i costi del ripagare debiti a tassi molto alti) e comunque i greci, imprese e cittadini comuni, avrebbero preso meno soldi a prestito dalle banche e si sarebbero contenuti di più sulle spese. Insomma, con interessi più alti, il sistema greco avrebbe investito in modo più ponderato.

Fin qui è facile. Poi iniziano i punti di vista. Secondo quanto discusso in p.zza Cesare, spinta da una situazione economica debole, la Grecia avrebbe lasciato svalutare la propria moneta in maniera graduale, senza scossoni repentini ed avrebbe accettato tassi di interesse più alti che, sarebbero stati più realistici ed avrebbero aiutato a controllare meglio il deficit di bilancio (visto che giocoforza il governo avrebbe chiesto meno prestiti). Volendo proprio proprio essere pessimisti, si può ipotizzare che la Dragma sarebbe scivolata a scossoni creano crisi su crisi. Magari la Grecia sarebbe dovuta andare a chiedere soldi all'FMI ma con solo il 3% del PIL Europeo e il 2% della popolazione europea, difficilmente avrebbe creato scossoni all'area Euro. Ora invece, essendo dentro l'area Euro i problemi di una reazione a "domino" li crea e non potendo neppure svalutare la sua moneta, una via d'uscita dalla crisi potrebbe anche essere impossibile.

La terza: come sta andando l'economia Europea in questo momento?
Ci sono molti indicatori post mortem che si possono usare in economia. Un esempio è il tasso di crescita del PIL su base trimestrale. Solo che, come detto, essendo un indice postumo, si sa che si è in recessione solo quando si è già nel mezzo della recessione. Tra i pochi indici "istantanei" che si hanno a disposizione, esistono i sondaggi sul sentimento dei consumatori , dei manager e delle imprese. In pratica, chiedendo a un vasto numero di apparteneneti ad una delle categorie prima menzionate come stiano andando le cose e cosa pensano succederà nel prossimo futuro, si capisce un po' dove tira l'aria.

Notasi il 2011...oooooops, tutti giù di nuovo!

Abbiamo scelto per voi questo indice: "Economic Sentiment Indicator (ESI)", ovvero il polso sull'andamento tendenziale dell'economia da parte della Commissione Europea.

Ebbene, se osservate il grafico, il sentire comune tra gli europei è che l'economia stia tornando ad andare a schifio anticipando quello che le misure economiche postume, in primis la crescita del PIL, potrebbero confermare essere una temibilissima recessione a W. La terribile "double dip" ovvero, recessione, crescita e poi di nuovo recessione (per capirne di più sulle lettere dell'amore vedi Spritz Economics: ma questa recessione che "forma" ha?).

Con lo Spritz andato di traverso, la Grecia fusa e il pericolo di doppia recessione, finisce la lezione.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ero con te ieri allo spritz-aperol in piazza a Gonars..., abbiamo fatto quelle quattro chiacchiere e quattro giri di bevute e ho pagato sempre io...!!! Sei in recessione anche tu? (He he he...)

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

Uno dei padri dell'economia, Adam Smith, parlava di "mano invisibile". Se non proprio invisibile, spesso è molto corta ahahah

Anonimo ha detto...

Grazie Vitellozzo della fine risposta. Sappiano comunque chi segue questo blog che abbiamo pagato un giro a testa.
Ma ti scrivo per un approfondimento della discussione di ieri. Cioè: ci siamo ritrovati ad "adottare" l'euro volenti o nolenti (ci è stato imposto senza una votazione popolare, e prima ancora ci è stata imposta una eurotassa (di 80.000 lire se ben ricordo). In altri stati c'è stato un consulto popolare sul fatto di adottare l'euro (o soprattutto se voler far parte della Comunità Europea.) Anche stavolta abbiamo subito la volontà dei nostri bravi politici? Cosa pensi a proposito?

Vitellozzo Silverdeschi Vantelli della Calastorta ha detto...

Ottima domanda! Una delle critiche più aspre che gli anti-europeisti muovono alle istituzioni europee (in particolare alla Commissione Europea ma anche dei vari consigli "tematici" come il consiglio dei ministri delle finanze o degli interni o dei primi ministri) è quella di prendere decisioni senza essere organi espressione diretta della volontà democratica dei cittadini europei. In essenza, nessuno li ha eletti per prendere quelle decisioni vincolanti (che si esprimono con norme - tecnicamente dette "fonti normative esterne" - che entrano subito in vigore come i "regolamenti europei" o con le "direttive europee" che devono essere recepite dai singoli parlamenti nazionali). Considerando che il Parlamento Europeo fino al trattato di Lisbona (che comunque ha i suoi limiti) aveva solo compiti di controllo ma non legislativi in senso stretto, la disconessione con il cittadino elettore e le decisioni prese "dall'Europa" è evidente. Si tratta di un vuoto di democrazia. Secondo l'Economist e anche secondo quanto dichiarato recentemente dall'ex parl. Europeo Collino, circa l'80% delle norme nazionali dei paesi UE sono influenzate direttamente o indirettamente da decisioni degli organi centrali dell'UE. Metti questo in relazione al "vuoto di democrazia" che ho spiegato qui sopra e vedi subito che strutturalmente c'è qualcosa che non va. Detto questo, è vero che alcuni paesi accettano in maniera acritica tutto quello che arriva dall'Europa. L'Italia è uno di questi, la Gran Bretagna è diametralmente all'opposto. Non solo la questione dell'Euro ma anche la questione dell'allargamento all'Est non è stata definita da consultazioni nazionali. Cosa diversa è stata la costituzione europea dove diversi paesi l'hanno bocciata di fatto mettendo il veto alla sua implementazione. Tornando alla tua domanda, potevamo decidere sull'Euro? Personalmente credo di no. Se avessimo fatto un referendum nel 1998 gli Italiani avrebbero detto "SI" a piene mani. Lo avrebbero fatto perchè "se lo dice l'Europa allora è sicuramente buono". Punto. Ad ogni modo, perfino oggi ci sono accademici che dibattono su chi abbia ricevuto vantaggi dall'Euro. C'è chi dice che solo la Germania ne ha beneficiato perchè di fatto ha stroncato un concorrente sulle manifatture, l'Italia, usa a svalutare la lira e spiazzare così il "mittelstand" - le PMI tedesche. C'è invece chi dice che senza l'Euro i tassi d'interesse sul nostro debito sarebbero andati alle stelle e l'inflazione sarebbe sempre stata galoppante (inflazione che è la bestia nera dei tedeschi, per questo l'unico mandato che hanno impresso alla BCE è il controllo - maniacale - sull'inflazione). Insomma, il discorso si farebbe lungo con moltissime sfumature e comuqnue è un dibattito ancora aperto anche a livelli più alti del nostro bar. Personalmente, per quel che vale, credo che da un punto di vista formale avrebbe avuto senso chiedere agli italiani un parere sull'ingresso nell'Euro ma da un punto di vista sostanziale, abbiamo risparmiato soldi di referendum perchè tanto non ci sarebbe stato dibattito, avrebbero vinto i "Si vogliamo l'Euro" salvo poi piangere perchè il cambio con lira-Euro era troppo alto. Ma che si doveva fare? Chiedere a me, a te e a siore Catine che cambio mettere? :-))) Come sempre, cagai per cagai bisogna sempre sperare che non ci portino in un campo di ortiche.

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