martedì 12 luglio 2011

Riflessioni Estive: Stiamo andando verso una Societá Empatica?

Fa caldo e le menti lavorano lentamente per cui i post devono essere leggeri. Tuttavia, visto che tutti sono in ferie e le letture si sono ridotte (considerando che i dati ci dicono che la gente legge il blog principalmente dall'ufficio) oggi andiamo giù pesante.

Stiamo andando verso una nuova era e verso una civiltà migliore?

Secondo Jeremy Rifkin ("Towards the empathic civilisation"), le energie fossili sono su una lenta ma inesorabile curva di declino e l'inquinamento ed i rifiuti sono un problema globale non nazionale. Dall'altro lato la scienza medica sta facendo passi da gigande nell'allungare e migliorare la vita e le comunicazioni sono diventate più facili grazie alla tecnologia.

Le nuove generazioni guardano al concetto di "felicità" come espressione di "qualità di vita" e in questo concetto vedono l'idea di "condivisione" come un punto fondamentale. La condivisione la si vede nei profili Facebook che hanno sempre maggiori dettagli di vita personale, nei blogs, in wikipedia e in ogni aggeggio elettronico che invita a connettersi con i "peers" piuttosto che giocare o lavorare da soli.

La condivisione ha una lunghezza d'onda importante per il concetto di "proprietà" come inteso tradizionalmente ossia come quel diritto che esclude altri da qualcosa. La proprietà significa anche diritto di accesso a beni e servizi gestiti in comune come il diritto di navigare acque pubbliche, i parchi pubblici, le spiagge e via dicendo. Nel futuro però, la "qualità di vita" dipenderà sempre più da quello che può essere realizzato collettivamente, come ad esempio vivere in un ambiente eco-sostenibile con un inquinamento limitato o vivere in comunità sicure. La globalizzazione, oltre ad aver cambiato le dinamiche dei mercati e degli scambi, ha significato anche lo spostamento da auto-interesse (mercati nazionali) a interesse generale (un mondo meno inquinato e più sostenibile) e quindi da un concetto di proprietà come diritto di escludere gli altri ad un diritto di essere incluso in network globali. Il cambiamento facilita quindi la nascita di una coscienza "empatica" generale.

Mentre nella storia le rivoluzioni industriali erano caratterizzate da una coscienza ideologica e da una visione nazionalistica (gli Americani simpatizzavano con gli Americani, Gli inglesi con gli Inglesi, Cinesi con i Cinesi etc.) quello che ora è richiesto è una visione empatica che vada oltre gli interessi nazionali e veda all'ambiente e la sostenibilità dello sviluppo come elemento comune da tutelare.

In questa visione, si sta effettivamente andando verso una società empatica.

Questo, però, implicherebbe che ci fosse una base logica nel comportamento degli agenti economici quali ognuno di noi è (la pagnotta un modo per guadagnarla dobbiamo trovarlo). Se tutti realizzassero che inquinare o cercare un profitto immediato è un male nel lungo periodo, allora si potrebbe dire che tutti sono effettivamente razionali.

Tuttavia, ci sono studi che dimostrano che gli agenti economici NON sempre sono razionali, in particolare quando devono prendere decisioni che hanno effetti sugli altri.

Lo sostiene Lorenzo Bini Smaghi in "We need explicit rules for bail-outs" in cui illustra che, se da un lato gli individui siano pronti a rinuciare al proprio interesse se poi vedono che da questa rinuncia ottengono un maggiore beneficio collettivo, non si comportano così razionalmente quando le decizioni vanno prese entro tempi brevi e necessitano sangue freddo.

Da un lato, diversi studi delle università di Oxford e Warwick hanno dimostrato che se si chiede ad un gruppo di persone di bruciare del denaro appartenente ad altri membri del gruppo, inevitabilmente, la maggior parte delle persone brucietà quello che appartiene ai membri più ricchi che meglio possono assorbire la perdita.

Dall'altro lato, tuttavia, questo principio non funziona per decisioni che devono essere prese velocemente. Un esempio sono le opinioni pubbliche di Germania, Finlandia e di altri paesi chiamati a contribuire per salvare le finanze pubbliche di Grecia, Portogallo etc. Sebbene un fallimento di sistema potrebbe investire anche la Finlandia o la Germania, in modo più pesante del costo del salvataggio della Grecia, c'è ritrosia ad aiutare. La cosa mette in crisi i governi che devono decidere sulle emergenze con scadenze ben precise: vince la pancia dei cittadini ritrosi alle soluzioni di lungo termine o vince la visione empatica con riflessi sul lungo termine?
 
La domanda rimane: le società sono sempre più empatiche con orientamento di lungo periodo oppure siamo sempre gli stessi orientati al breve termine e chiusi negli interessi di quartierino?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Se la Cina oggi cresce e inquina, prima o poi quell'inquinamento ci costerà più dei risparmi fatti facendo costruire in Cina le nostre manifatture.

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