venerdì 18 febbraio 2011

Riemerge a Morsano la storia dell'incidente aereo del 1935 al Cairo e l'esploratore Raimondo Franchetti.


Discussione interessante ieri sera in bar. Un ingegnere di una importante multinazionale regionale, a sua volta cliente di un'azienda morsanese, ha spedito dall'Egitto la foto di una stele dedicata ad alcuni Italiani caduti lì, vicino al Cairo. La foto è stata scattata dopo che l'ingegnere aveva notato la stele, mentre transitava nei pressi della base aerea di Almaza.

Dalla foto è nata la discussione su quale sia la storia dietro questa stele a nord del Cairo con la scritta "Morti per l'Italia - 1935". Che ci facevano degli italiani al Cairo nel 1935, cioè in territorio di dominio Britannico in piena era fascista?

Così ne è nata una ricerca su un episodio dimenticato dai libri di storia ma che all'epoca fece molto scalpore. Si tratta infatti di un monumento che riguarda il luogo di morte del ministro ai lavori pubblici Luigi Razza, vittima di un incidente aereo sulla rotta verso l'Eritrea. Così ne diede la notizia il quotidiano Il Mattino, 9 agosto 1935 (il fatto accaddè il 7 agosto):

"Un trimotore italiano in volo verso l’Asmara, recante a bordo il Ministro italiano dei LL.PP. On. Luigi Razza, il suo segretario particolare dottor Minasi, l’africanista Franchetti, due piloti (un maggiore e un sottotenente) e un meccanico, per ragioni ancora ignote è precipitato in fiamme a circa un chilometro e mezzo dal Cairo. L’apparecchio, partito in condizioni normali, con tempo sereno aveva sostato, proveniente da Roma, per qualche tempo in Egitto"


Oltre al ministro, a bordo si trovava un notissimo esploratore, il barone Raimondo Franchetti. 
Accampamento di Raimondo Franchetti nella valle di Egreri (Eritrea).

Franchetti era un personaggio che incarnava lo spirito dell'epoca. Appena diciottenne si imbarcò per gli Stati Uniti dove percorse le Montagne Rocciose e successivamente, dopo il servizio militare, si recò alla volta dell'Indocina. Nel 1911 documentò la rivoluzione in Cina e l'anno seguente visitò il Sudan. Nel 1915 combattè nel corpo delle automitragliatrici blindate. Nel primo dopoguerra incrementò la sua passione per l'Africa e dagli anni Venti si recò diverse volte nel continente nero da cui portò numerosi reperti di interesse naturalistico ed etnografico. Tra il 1928 e il 1929 esplorò la Dancalia da Est a Ovest, dalle coste dell'Eritrea fino all'acrocoro etiopico, da Assab a Mai Ceu, per poi ridiscendere nel deserto dancalo e ripercorrerlo, più a Sud dell'itinerario precedente, tornando poi alla costa. Questa fu la sua impresa più grandiosa per la quale fu ampiamente celebrato da regime fascista. Un resoconto del viaggio è Nella Dancalia Etiopica, pubblicato nel 1930. Franchetti era animato da alto senso di italianità ed offrì senza contropartita le sue attività allo stato italiano, pur non essendosi mai tesserato per il partito fascista. Da ricordare che Franchetti era ebreo. 

Sebbene l'incidente fece molta eco, probabilmente per ragioni di opportunità politica la commissione d'inchiesta istituita dal governo italiano dichiarò che non era possibile stabilire le cause dell'incidente. Tuttavia il sospetto che fosse opera di sabotatori inglesi rimase alto. In quel periodo Franchetti stava attivamente preparando le attività d'intelligence tra le tribù dell'Eritrea in previsione dell'invasione dell'Etiopia.

Questa la storia dietro la stele che ancora oggi si può osservare alle porte del Cairo.

Morsale della favola: se sei un cliente di aziende morsanesi e trovi qualcosa d'interessante in giro per il globo, sai a chi mandare le foto. 

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1 commento:

Anonimo ha detto...

pff

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