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Lo si legge ogni giorno sulla stampa nazionale e regionale non ci sono fondi, le amministrazioni di ogni ordine e grado stanno tagliando i finanziamenti, si stringe la cinghia, si raschia il fondo del barile. Tradotto nella pratica significa che mentre le opere pubbliche primarie sono garantite (fogne, acqua e allacciamenti vari), le opere pubbliche accessorie, dalle strutture sportive ai teatri, sono lasciate alla benevolenza del volontariato.
Seconda magagna. Ne ha dato notizia il Messaggero Veneto ieri: un’azienda storica friulana ha cessato i finanziamenti alle iniziative sportive e associative cui fino ad oggi devolveva qualche centinaio di migliaio di euro. Questo solo un esempio significativo del fatto che anche le aziende piu’ o meno private, valutano con molta parsimonia le attivitá collaterali al loro business.
Anche le aziende che vendono servizi ai cittadini sono sempre piu’ occulate nei loro investimenti e si rivolgono sempre piu’ ai centri maggiori dove c’è un maggior numero di gente, o piu’ clienti, se si vuole essere piu’ precisi. Un esempio è la dichiarazione del presidente di Trenitalia che ha recentemente detto “Le città medio-piccole non riescono a creare mercato perchè non riescono ad attrarre sufficienti passeggeri” (Trenitalia, l’ad Moretti: “In Fvg c'è poco mercato e non investiamo”) che poi il giornalista riassume dicendo che, in parole povere, “solo” un milione e duecentomila abitanti del FVG non giustifica investimenti per migliorare i collegamenti con l'area della pianura Padana e del resto d’Italia e quindi, i passeggeri friulani e giuliani dovranno arrivare a Mestre con i treni piu’ lenti e poi da li, prendere i vari treni veloci/ssimi verso le destinazioni importanti. Stessa storia per la connessione a Internet con banda larga dove nessuna delle maggiori aziende nazionali ha interesse a coprire le esigenze dei piccoli centri ai margini degli aglomerati urbani piu’ importanti.
Non serve aggiungere che gia’ dal 2010 nel Mondo piu’ gente vive nelle citta’ che non nei piccoli centri urbani.
Quali conseguenze per Morsano di Strada, aggregato urbano di abitanti mille?
Elementi di negativita’ rispetto al futuro fioriscono ovunque. Sul discorso “mancanza di fondi” pubblici e privati, l’impatto è assolutamente diretto sulle attivitá associative legate spesso alla mancanza di strutture. Ad esempio, a Morsano non c’è una singola attivitá sportiva organizzata per i bambini. L’idea è sempre quella di prendere la macchina (che significa tempo, denaro e inquinamento) e andare da qualche altra parte. Soldi per mantenere le strutture non ce ne sono e, visti i chiari di luna legati al finanziamento dell’esorbitante debito pubblico con tassi d’interesse della BCE in crescita, non ce ne saranno neppure in futuro. Figurarsi poi trovare i soldi per creare nuove strutture! Quindi un piccolo paese resterá sempre senza strutture o quelle esistenti sono destinate ad una inesorabile decadenza e abbandono. Non è un mistero che anche qui ci siano diversi edifici e strutture pubbliche chiuse ed in agonia da anni.
Sul discorso connessione a Internet a costi modici, non ci siamo e difficilmente si riuscirá mai a competere con le offerte, a paritá di costo, disponili nei maggiori centri urbani anche regionali.
Pochi abitanti significano anche limitato giro d’affari a livello locale e lo spostamento del centro di spesa verso realtá commerciali grandi (il FVG ha rapporto numero di Centri Commerciali per abitante tra i piu’ lati in Italia) di certo non favorisce la nascita o la crescita esponenziale di realtá locali.
Pochi abitanti significano anche maggiore litigiositá e rivalse personali perchè inevitabilmente la vita associativa è fatta da nuclei limitati di persone e basta poco per ritrovare sempre le stesse facce ovunque. Il che va bene quando si va d’accordo ma è disastroso quando non ci si puó vedere. E starsi sulle palle nei piccoli centri dove ci si incrocia ogni giorno, è piu’ facile che nelle grandi realtá urbane.
Poi c’è la tipologia di abitanti che vanno a vivere nei piccoli centri. Puó tranquillamente trattarsi di persone che cerchino una sistemazione che costa meno dei centri grossi per cui la vita sociale ha un aspetto del tutto secondario rispetto alla questione costi. L’inserimento nella vita del paese per questi nuovi abitanti non diventa quindi un elemento essenziale e cosi’ anche il necessario ricambio di persone, idee ed iniziative sociali non avviene. Quindi chi c’è litiga e porta avanti le sue fazioni e chi arriva, semplicemente si astiene. Chi c’è e fa, sa che oltre centri livelli non potrá andare perchè mancano strutturalmente rinforzi e si deve operare con risorse scarse (sia finanziarie che umane).
Ai margini, non connessi, senza fondi, senza ricambio... butti tutto nel frullatore e ne esce un mix negativo di decadenza lenta, lenta, lenta ma inesorabile.
Nel dibattito peró ci sono degli aspetti positivi: comunque la vita di paese è tranquilla e per un anziano è il miglior posto dove passare gli ultimi anni di vita. C’è poca delinquenza e l’aria è ancora respirabile che ne fanno un buon posto per crescere i bambini. La gente è tranquilla e l’amministrazione civile ragionevolmente efficiente.
...e il dibattito continua
2 commenti:
decadenza totale! nessuno si impegna per le beghe di paese che esistono e chi c'è piazza familiari e amici per compiacere il dolce far nulla
in questo post non mi pare che il bilancio tra positivi e negativi rispecchi quello che fate di solito cioè metterli allo stesso livello. Sembra che gli aspetti negativi sovrastino di gran lunga quelli positivi.
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